Data: 30/09/2007 - Anno: 13 - Numero: 3 - Pagina: 6 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
GORI CELIA, PAROLE ED ALTRO DEL DIALETTO DI GASPERINA |
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AUTORE: Antonio Barbuto (Altri articoli dell'autore)
GORI CELIA, PAROLE ED ALTRO DEL DIALETTO DI GASPERINA (Qualecultura Jaka Book, 2001) MARIO CASABURI, PER UNA STORIA DELLA CALABRIA CONTEMPORANEA DA MELISSA A LOCRI (Rubbettino, 2006) Sono felice di interrompere le attenzioni riservate, nella mia rubrichetta, ai nostri (calabresi) autori del passato per rivolgerle questa volta a due autori viventi che si distinguono dal bailamme delle chiacchiere occorrenti a tempi nostri (di scrittori, poeti, filosofi, storici, archeologi, tuttologi etc.) per rigore scientifico e assoluta mancanza di autoreferenzialit e autoesaltazione (chi legge le gazzette municipali si sazia di cotanto vizio). Ed un puro caso che i due autori siano miei amici. Il primo, Gori Celia, mio compagno di banco in terza liceo, non appartiene alla uccelliera dei letterati; il secondo, Mario Casaburi, professore di liceo, conosciuto agli inizi degli anni Settanta in occasione dei corsi abilitanti a Catanzaro, dove settimanalmente facevo lezione di Letteratura italiana e lui emergeva, tra gli abilitandi, per preparazione e seriet. Da allora non ci siamo persi di vista grazie alle cose che andato pubblicando sul versante storico (di qualche anno fa il volume sul Cardinale Ruffo, importante per la novit dellinterpretazione). Ma rispettiamo la cronologia. Gori Celia, ai tempi, oltre che compagno di banco era un ottimo portiere che contro di me, centravanti, nelle partitelle nel cortile dei Salesiani, simpegnava particolarmente a non farmi segnare e, ancora, era fratello di Enzo, studente di Lettere brillantissimo e poi insegnante morto giovanissimo, di cui Gori riporta quattro versi in exergo -nel volume di cui si discorrer- (Un giorno/se mai approder a qualche riva/io avr la nostalgia di quel paese/come se lavessi ormai perduto). Il libro si intitola Parole ed altro del dialetto di Gasperina, Qualecultura Jaka Book, 2001. Devo dire subito che il libro me lo diede, brevi manu, qualche anno dopo a Badolato, in occasione dun incontro su Gerard Rohlfs organizzato da La Radice, con un biglietto daccompagnamento conservato gelosamente col libro. Quel giudizio di natura letteraria sulla scrittura in genere ed in particolare delle frequenti evocazioni suscitate dalle parole che ci teneva ad avere anche se solo in privato non oso emetterlo oggi, vista la mia incompetenza specifica. Ma dopo tanto tempo mi induco a scriverne brevemente e pubblicamente perch, pur avendolo consultato tante volte nel corso degli anni, solo ora lho letto riga per riga, parola per parola spinto dalla lettura del bellissimo libro di G. L. Beccaria, Tra le pieghe delle parole, Einaudi, 2007, dove il volume di Gori citato per ben quattro volte. Loccasione, per cos dire libresca, valsa per rimettermi in contatto almeno telefonico e ora sciolgo il voto, con immenso piacere, anche se non con adeguata dottrina. Quello che mi ha favorevolmente impressionato nel libro di Gori il fatto che Parole, pur concepito come vocabolario -infatti strutturato come un dizionario- oltre a dare il significato italiano delle parole e quindi assolvere alla sua funzione specifica vocabolaristica, rievoca storicamente e semanticamente le evocazioni suscitate dalle parole, cio Gori rintraccia la storia minima dun paese attraverso il ricordo-racconto delle sue tradizioni religiose, storiche, urbanistiche, politiche, sociali. Quelle tradizioni rappresentate dallaltro, da quellinsieme di eventi, di fatti che caratterizzano e esprimono soprattutto le classi subalterne nella loro storia quotidiana e non illustre, di quelle figure memorabili ricordate dalla memoria collettiva e assunte talvolta a livelli di mito. Di questo una prova il fatto che Gori ha arricchito il suo vocabolario con due appendici in cui raccoglie poesie canzoni nenie varie e proverbiche sono, come ognuno sa, il sostrato lin- guistico e storico immobile e documentale duna civilt contadina, di artigiani collimmancabile signore con casa padronale. Sono moltissime le voci che rimandano agli usi e costumi della vita pratica e quotidiana di Gasperina nelle sue varie specificit di arti e mestieri, dei luoghi canonici di raccolta collettiva (la piazza, la chiesa, il mercato), delle abitudini pervicaci, dei personaggi tipici e perci leggendari. Dalle annotazioni accurate e partecipi di Gori viene fuori una trama di varia ricchezza e perspicuit antropologica e la vita del paese si disegna naturalmente in un quadro che sembra essersi fatto da s, grazie al racconto memoriale e storico insieme sapientemente redatto con leggerezza di stile. un libro nato per caso mi scriveva nel biglietto citato, ma in verit stato costruito, dopo una sedimentazione ed accumulazione di alcuni decenni su schede, appunti, annotazioni scritte inchiavate nella memoria vigile e appassionata. Un libro che un vocabolario dialettale, ma al tempo stesso una ricerca antropologica sul campo che restituisce alla luce dellintelligenza e del cuore episodi, vicende e figure storicamente determinate per il tramite della scrittura. Se il libro di Gori dopotutto un intervento sul corpo vivo della storia dun borgo sotto la specie della lingua (nella fattispecie: dialetto), il volume di Mario Casaburi lo sulla storia tout court della Calabria contemporanea. Allinizio della breve introduzione, Mario con una citazione rende omaggio al suo riconosciuto maestro Augusto Placanica per specificare subito il senso e il significato proprio di una ricerca di tal genere e perci ci sembra doveroso riportarla, a beneficio soprattutto di quei lettori che non hanno letto n il volume di Placanica, Storia della Calabria dallantichit ai giorni nostri (1993), n quello di Mario Casaburi, Per una storia della Calabria contemporanea da Melissa a Locri (2006). Scriveva Placanica: Dare conto della Calabria di questi anni, di questi giorni nostri, espone a pericoli -di approssimazione, di deformazione, di ingiustificata generalizzazione, magari anche di incomprensione- che bisogna affrontare, senza con ci essere sicuri di poterli superare, e tanto meno di averli superati. il rischio dellipercontemporaneit in storiografia. Avvertimento metodologico che Mario Casaburi tiene presente lungo tutto il suo racconto lucido e coerente attraverso la riproposizione e interpretazione dun corpus di materiali documentali e dei vari e importanti contributi critici di storici, politici e persino delle cronache giornalistiche coeve. Scegliendo come terminus a quo i fatti di Melissa (del 30 ottobre 1949), Casaburi immediatamente li indica, senza perifrasi, come fondato e convincente spartiacque tra una Calabria misera, arretrata e storicamente immobile ed una, quella di oggi, economicamente e socialmente pi evoluta e pi progredita ma con numerosi e gravi problemi. Allo studioso le lotte per loccupazione delle terre e i drammatici fatti di Melissa appaiono la causa e inizio nella regione di notevoli e profondi mutamenti economici, sociali e politici e segnano linizio di una rapida trasformazione, soprattutto sociale e, in misura minore, economica di una terra per secoli immobile e ferma nelle sue strutture e nelle sue caratteristiche. Lo storico sceglie come terminus ad quem la coraggiosa lettera di scuse, pubblicata sul Corriere della Sera del 31 agosto 2005, dellattuale presidente della Giunta regionale di Calabria, Agazio Loiero, ai turisti e ai calabresi per linquinamento del mare e per il pessimo stato delle vie di comunicazione. Tra questi due limiti temporali, nella scansione di 6 capitoli di immediata e indovinata evidenza, Casaburi svolge il suo racconto attento e equilibrato, non senza talvolta indizi di nobile passione civile, appoggiandosi -com doveroso e indispensabile- a una ricchissima messe di documenti: rapporti di Commissioni parlamentari dinchiesta sulleconomia delle province calabresi, studi specifici e settoriali di ambienti, relazioni di Procuratori Generali, rapporti Svimez, studi storici dalto livello e spessore scientifico, atti di Convegni delle Camere di Commercio della Calabria etc. Questi accenni dimostrano limpegno profuso dallo studioso a condurre una ricerca che non ha nessun vizio retorico, naturale in noi calabresi, e che, invece, riesce a essere un manuale di grande utilit storica e civile da far studiare nelle nostre scuole, a beneficio soprattutto di tanti giovani che ignorano totalmente la storia della loro regione . Ma ahim non solo per loro. Io, per parte mia, ringrazio i due carissimi amici e mi congratulo con loro per la lezione di rigore e di scientificit che ci hanno dato. |