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Data: 31/12/2003 - Anno: 9 - Numero: 4 - Pagina: 28 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA piccola chiesa e la baronessa

Letture: 1330               AUTORE: Nicolina Carnuccio (Altri articoli dell'autore)        

C’era una piccola chiesa a pochi metri dal mare. La sua porta era sempre serrata. Si apriva quando ogni tanto il barone veniva a villeggiare in marina. La chiesa era sua. Era al di fuori del muro di cinta della sua grande villa con parco. L’entrata al parco era preclusa agli estranei. Il parco era per noi un luogo di grande mistero. Vedevamo al di sopra del muro svettare le palme e alberi a noi sconosciuti. Si raccontava di un albero dalla grande e lucida chioma con fiori bianchi che diventavano neri solo a toccarli. Il barone viveva in città. Quando veniva con la famiglia in marina, la domenica nella chiesetta assisteva alla messa. La diceva un monaco del convento degli Angeli, la serviva mio padre che aveva imparato da piccolo frequentando il convento. All’ “ite missa est” noi bambini uscivamo e restavamo in attesa davanti alla porta: la baronessina, una ragazza di forse vent’anni, c’invitava ogni volta alla villa. La seguivamo in silenzio: c’intimidiva la sua eleganza e il portamento. Camminava appoggiandosi. Non ricordo se per vezzo o perché ne avesse bisogno, a un sottile bastone di canna bambù. Alla villa aspettavamo all’entrata. La baronessina saliva un largo scalone di pietra e poco dopo tornava portando un vassoio di chicche. Noi le tendevamo candidi fazzolettini di pezza (mia madre ce li metteva apposta la domenica in tasca). Lei li riempiva.
Tornavamo a casa correndo.


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