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Data: 30/06/2004 - Anno: 10 - Numero: 2 - Pagina: 4 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA CIVILTà DEL GUADO

Letture: 1308               AUTORE: Franco Mosino (Altri articoli dell'autore)        

Angelo d’Acri, Missionario Cappuccino della Provincia Cappuccina di Cosenza, come narra la sua agiografia, incontrò il diavolo (1825) nella funzione ingannatrice del passatore, cioè di chi s’incaricava di trasportare, a pagamento, le persone da una riva all’altra di un fiume. (1) Il fatto avvenne così:
è bene accennarsi, che il demonio tentatore, a suo dispetto, fu obbligato a porgere ajuto al nostro beato in un suo bisogno. Prima di portarsi per la terza volta al noviziato, si trovò nella circostanza di dover passare il nominato fiume Crati, che non potevasi guadare. Si raccomandò al Signore, ed ecco un uomo di gigantesca statura, orrido di aspetto che il prese sulle spalle, ed in un batter d’occhio il tragittò all’altra sponda, lasciandolo pieno di spavento. Col tempo gli rivelò il Signore, ch’era stato quel diavolo stesso, che gli aveva fatto abbandonare il noviziato. Nella terza volta restò vinto, e superato con suo scorno il demonio tentatore, ed il nostro Beato vittorioso.
A metà dell’Ottocento (1864) Vincenzo Padula così descriveva il mestiere del passatore, nel Cosentino (2):
Si ricorre in questi casi (cioè per il guado) a bufali e buoi, che si aggiogano ad un carro; ma il non trovarsi sempre a mano e per tutto cosiffatti espedienti ha fatto sì che si formasse appo noi una classe di uomini, a cui diciamo Passatori. è poco numerosa, molto misera ed accoglie le persone oziose, le quali o avverse o inette ai lavori dei campi si piacciono a vivere con la pipa in bocca, inerti e meditabondi sulle rive dell’acque, e facendosi pagliai presso il vado, o nei boccelli, o isolette che, quando i fiumi si diramano, restano chiuse tra le loro corna. I passaggieri ed i vetturali che sul cammino che intendono tenere sanno di non trovare il vado, sono costretti a tornare via, con molta perdita di ore, e muovere sponda sponda finché li trovino. Si dà un fischio, e dalla bassa postella dei pagliai escono ignudi nati e curvando il capo i nostri selvaggi passatori. Quella cinica nudità è spesso schifosa, scandalosa sempre.
Non c’è poi tanta differenza tra il diavolo dell’agiografo (uomo di gigantesca statura, orrido di aspetto) ed i passatori del Padula (cinica nudità (...) spesso schifosa, scandalosa sempre).
Il più famoso passatore d’Italia fu certamente Stefano Pelloni (Bagnacavallo 1824 - Russi 1851), che fu pure cantato in una nota poesia di Giovanni Pascoli. Cadde sotto le fucilate della polizia, quando ormai faceva il brigante. Era nato a Bagnacavallo, che è toponimo connesso con il guado, in provincia di Ravenna. La linguista Carla Marcato lo spiega così (3): “Il toponimo è stato interpretato in vari modi. L’ipotesi che appare più plausibile è quella che vede nel nome un composto imperativale relativo ad un guado da valicare a cavallo”. Era destino che Pelloni facesse il passatore…
A Reggio una stradina poco nota porta al fiume Colapinace con il suo nome significativo Al guado.
Diffuso in Italia è il cognome Passalacqua con riferimento al mestiere del Pelloni…
In Calabria il Rohlfs (4) registra il toponimo Guadaru, che ritroviamo pure in Sicilia, dove ricorrono inoltre le voci onomastiche (cognomi e toponimi) Passante, Passatore, Passalacqua, Passafiume segnalate da Girolamo Caracausi (5). Il lemma Passante ha l’accezione di Passatore.
Prima del ponte ci fu il guado, che aveva la medesima funzione del successivo ponte… Una funzione nobile e utile, che permetteva i rapporti e gli scambi tra regioni e luoghi diversi. Il guado e il ponte furono siti obbligati, che sfidarono i secoli e forse i millenni. Di ciò la calabrese cittadina di Badolato è ben consapevole e orgogliosa… Che duri ancora a lungo!

NOTE
(1) F. MOSINO, La storiografia dell’antico regime in Calabria, Reggio Calabria, 1997, pg. 117 ss.
(2) F. MOSINO, La storiografia, cit. p. 118.
(3) AA. VV., Dizionario dei nomi geografici italiani, Milano 1992, p. 34.
(4) G ROHLFS; Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria, Ravenna 1974, p. 134.
(5) G. CARACAUSI, Dizionario onomastico della Sicilia, 2 volumi, Palermo 1993, ad voces.


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