Data: 31/03/2005 - Anno: 11 - Numero: 1 - Pagina: 31 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Letture: 1510
AUTORE: Giovanna Durante (Altri articoli dell'autore)
La mietitura era una delle pi belle e suggestive attivit agresti che coinvolgeva un po tutti: uomini e donne, bambini giovani ed anziani. Era una grande festa nel rigoglio dei campi, tra le bionde messi ma anche un duro lavoro dallalba al tramonto. I mietitori lavoravano affiancati nel campo di grano: falciavano lestamente poche spighe per volta che legavano con uno stelo formando un mannello detto mbrzama che veniva deposto a terra. Le donne che seguivano a breve distanza i mietitori si adopravano a legare tre mbrzami per volta formando a jrmata (un manipolo) e successivamente le gregne, ossia dei piccoli covoni che venivano lasciati qua e l nel campo. Erano sempre le donne a comporre i vari cavagghjni che, in un secondo tempo, formavano lalta bica detta timgna. Nel corso della giornata lavorativa si intonavano spesso suggestivi canti a pi voci, tipici della mietitura, mentre le donne passavano di tanto in tanto con la mbmbala per offrire ai mietitori un ristoratore bicchiere di vino. Fra tanto fervore di lavoro vi era anche la pausa per la colazione di mezzogiorno quando, steso un telo bianco allombra di un frondoso albero, si consumava una lauta colazione rustica e soprattutto si beveva tanto vino. Unaltra interruzione era dovuta alla presenza e quindi al festeggiamento della zzita, ossia della giovane fidanzata e promessa sposa entro lanno. In un clima di allegria e di commozione generale, il futuro sposo o i suoi genitori offrivano alla ragazza u jermitni e cio un grosso fascio di spighe abbellito da fiori di campo, simbolo di abbondanza e di felice vita futura. Tutti i mietitori erano muniti di un cappellaccio che li riparava dal sole e tutti proteggevano la mano sinistra da ogni probabile insidia infilando in ogni dito unapposito cannello detto cannhr!a, che peraltro favoriva lo scorrimento del lavoro. Durante la mietitura, a parte le soste canoniche per i canti, le occasioni in cui i contadini interrompevano la loro attivit erano poche e rapide: per sistemare il cappello o i cannelli, per asciugare il sudore, per dissetarsi o per qualsiasi altro bisogno; lessenziale era essere veloci e non perdere tempo. E siccome il lavoro avveniva in contemporanea, chi rimaneva indietro rispetto agli altri mietitori veniva subito notato e segnato a dito come un cattivo lavoratore. Recita un antico proverbio: Ahr!u malu metitri nci mpccianu i cannhr!i, ossia Al cattivo mietitore danno fastidio persino le canne protettive. In effetti anche oggi cos: chi lavora malvolentieri trova ogni pretesto per perdere tempo e persino gli arnesi che dovrebbero facilitargli loneroso compito sembra vogliano ostacolarlo. Insomma ogni occasione buona per interrompere il lavoro se si ha poca voglia di lavorare. |