Data: 31/12/2005 - Anno: 11 - Numero: 4 - Pagina: 26 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Ero ancora bambino quando il popolo italiano, uscito salvo ma un po’ schiavo e con tutte le ossa rotte dal conflitto mondiale 1939-45, si preparava a decidere se per il proprio futuro sarebbe stato meglio avere ancora in Italia la Monarchia -quella Sabauda, ovviamente- o la Repubblica. Si è quindi votato, come ognun sa, il 2 giugno del 1946, e ha vinto la Repubblica. Dio sa con quanti (im)brogli! Così si dice. Noi ne sappiamo qualcosa, per storia tramandataci oralmente, per quel che riguarda Badolato, e non solo. Nel periodo immediatamente precedente la data della votazione ho avuto modo di sentire parlare numerose volte “do rre e da reprùbbaca”. E più volte ho sentito dire: “Si bbena a reprùbbaca simu rovinàti! Ognùnu pota fara chihr!u chi bbola, e nda vidìmu d’ogni culùri.” In sostanza, parte del popolo, fors’anche un po’ catechizzata, associava il concetto di res publica a quello di anarchia. Oggi, a distanza di sessant’anni, non saprei dire se quella gente avesse torto o ragione. Un fatto, però, è certo: pur senza concedere alcuno spazio alla possibilità o convenienza che l’Italia potesse, o possa essere governata da un inutile monarca, io mi sento di affermare che la “reprùbbaca” è arrivata. Lento pede, a tappe, ma è arrivata, ed è oggi più che mai una realtà macroscopica. E ci sovrasta, ci coinvolge, ci stritola, tutti noi che non abitiamo neppure uno stanzino del potere. E siamo la maggioranza. Ci avviamo ad essere, quelli schiacciati o da schiacciare, quell’80% di cui scriveva anni fa con lucidità e rabbia quel satanasso di Giorgio Bocca. Ma di cui oggi scrive su “Famiglia Cristiana” -si badi: un periodico non proprio comunista!- Beppe del Colle: “… si assiste alla costante crescita del numero dei poveri, saliti a 7 milioni e mezzo (negli ultimi anni 600.000 famiglie del ceto medio hanno visto diminuire il loro livello di reddito fino ad avvicinarsi alla soglia di povertà) e, contemporaneamente, all’incremento dei ricchi, mentre i patrimoni si concentrano sempre più nelle mani di pochi (il 10 per cento delle famiglie agiate gode del 45 per cento della ricchezza complessiva.” (famiglia cristiana - n° 51/2005 - pag. 27). Per rispetto ai lettori, ancor più che per legittima paura di probabili lecite od illecite conseguenze, lascio nella bozza il lungo elenco delle realtà e dei dati che proverebbero senza alcun dubbio che l’Italia è oggi una “reprùbbaca”, dai più alti colli sino alla profonda Erice e alla più nordica vetta d’Italia. Pertanto, assonniamoci pure all’ascolto di retoriche e stucchevoli esternazioni sull’esistenza di una grande Patria Italia che -si aggiunge- è la fotocopia del paradiso terrestre. Anzi di più: degli Stati Uniti d’America! |