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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/03/2006 - Anno: 12 - Numero: 1 - Pagina: 11 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

IL TERREMOTO DEL 1783 A BADOLATO

Letture: 1261               AUTORE: Marziale Mirarchi (Altri articoli dell'autore)        

L’8 marzo 1783 il sindaco dei nobili di Badolato, dott. Giovanni Maria Caporeale, ha comunicato al tenente colonnello Giovan Battista Manuele Arriola (incaricato dal vicario del Re in Calabria, maresciallo Francesco Pignatelli, di raccogliere notizie sui danni prodotti dal terremoto del 5 febbraio e “dagli altri che proseguirono e tuttavia prosieguono giorno per giorno”) che nessun cittadino era morto sotto le macerie provocate dal sisma e che la popolazione aveva, però, abbandonato il paese e si era rifugiata nelle campagne in “baracche e pagliaja malconcie e di scarsissimo commodo e, correndo tempi assai freddi piovosi e ventosi, sieno ben molte persone perite con mal di punta (?), il quale molte tuttavia ne assalisce alla giornata”. Nella parte finale della lettera il sindaco ha fatto la disamina dei danni: “riguardo poi agli edifici, andarono in rovina molte case, chiese e palazzi, li tetti e le coperture per la maggior parte sono cadute a terra, ed il rimanente delle muraglie (di) chiese, case e palazzi che si mantennero sinadesso in piedi sono tutti ripieni di fissure ed aperture e minacciano prossima ed evidente rovina, essendo tutti rotti e fracassati di sorte tale che la Terra predetta è divenuta affatto inabitabile, nè vi si può dimorare senza evidente pericolo della vita, dovendosi le fabriche, non ancora cadute, diroccare per edificarsi di nuovo, il che dalla maggior parte dei cittadini non si può mettere in esecuzione à caggione della loro impotenza e povertà. E per ragione altresì delle menzionate rovine e pericoli, si dovette anche estrarre dalle chiese di questa Terra il Santissimo Sagramento e situarsi in campagna dove si sono eretti degli Altari per celebrarsi le messe”.
Alla prima predetta comunicazione del sindaco, ha fatto seguito, il 19 marzo, la sua più particolareggiata relazione che porta anche la firma del “primo eletto (assessore) de’ nobili”, Livio Paparo. I due amministratori hanno riferito che in Badolato ogni anno “ritraggonsi à conto equitativo e prudenziale”: 1600 tomoli (1 tomolo = litri 56 = kg 50 circa) di grano, 600 di orzo, 500 di fave, 400 di granone, 100 di “cicerchia”, 100 di fagioli, 300 salme (1 salma = hl 1,586) di mosto, 500 botti (1 botte = 12 barili = hl 5,233) di olio e 4000 libbre (1 libbra = 12 once = gr. 320) di seta. è stato ribadito che, non essendoci stata vittima alcuna, il territorio “è in istato di poter esser coltivato nella stessa guisa di prima, sempre che la gente non se ne anderà raminga per la miseria”. Nella relazione è stato scritto: “sono andate in rovina a caggion tremuoto settantadue case circa, vi sono cadute le coperture e i tetti di altre case circa ottanta; il resto è notabilmente patito per le fissure ed ha bisogno di rifazzione ben molta, non potendovisi altrimenti abitare; e non vi sono se non poche case le quali non sono stati esenti da positivo danno”.
Circa i bisogni più urgenti della popolazione, i due amministratori hanno evidenziato che “vi sarebbe preciso bisogno di tavole e legname così per formare delle baracche come per rifare le case, cessato che sarà il Flaggello del Tremuoto. E perché una delle principali entrade di questa Padria è la seta, vi bisognerebbe altresì un pronto riparo per non tralasciarsi in quest’anno corrente si fatta industria, maggiormente perché la nascita dei bachi è imminente, ne si possono nudrire nelle campagne dove la gente al presente si trova sotto le baracche le quali appena bastano a consentir la vita, ne nelle case parte diroccate e parte cadenti”.
Le notizie riguardanti chiese, conventi e luoghi pii sono state da noi stralciate ed inserite nel prospetto riepilogativo compilato a corredo di questa nota.
L’arciprete don Francesco Caporale ha certificato che nell’anno 1783 abitavano Badolato 3.590 anime così ripartite:
- maschi, secolari ed ecclesiastici 1.400
- donne vergini e maritate 1.360
- fanciulli con meno di anni 14 400
- fanciulle con meno di anni 12 430
per un totale di 3.590
In data 2 aprile 1783 il sindaco ha informato il ten. col. Arriola sui catastrofici effetti della scossa di terremoto registrata la sera del 28 marzo (quella che ha prodotto le maggiori distruzioni nel versante ionico delle Serre): “in questa nostra Terra di Badolato mandò in rovina molte case: e siccome il Paese era divenuto per le antecedenti scosse inabitabile per le rovine specialmente che minacciava la maggior parte degli edifici; così al presente è ridotto in istato di non potersi affatto abbitare senza manifesto pericolo della vita. I molini nondimeno non ebbero danno veruno: ne, per grazia di Dio e dei nostri Protettori S. Andrea Avellino e S. Francesco di Paola, perì alcuna persona, fuor che un vecchio romito per nome Carmine Pultrone il quale, essendo stato estratto ancor vivo da sotto le fabriche, vi morì poco dopo”.
Marziale Mirarchi

Chiese parrocchiali rendita in ducati argenti libre.once (*)
1. Arcipretale Matrice SS.mo Salvatore 705 29.9
2. S. Maria in Crignetto 175 0.4
3. S. Nicola di Bari 235 3.0

Chiese filiali
1. S. Leonardo 8 0.6
2. S. Michele 9 0.6
3. Maria SS. della Provvidenza 4 0.0
4. S. Biagio 4 0.0
5. S. Rocco 1 0.0
6. S. Maria della Misericordia/S. Lorenzo 6 0.6
7. S. Maria della Sanità 13 0.6
8. Immacolata + congregazione 30 8.3
9. S. Caterina + congregazione 30 10.9
10. Chiesa del Convento dei Domenicani
11. Chiesa del Convento dei riformati di S. Francesco

Cappelle
1. SS. Sacramento 75 0.0
2. S. Andrea Avellino 20 1.2
3. S. Francesco di Paola 5 0.0
4. Purgatorio 30 0.0
5. Pio Monte 18 1.3

Conventi
1. S. Maria del Soccorso dei Padri Domenicani 1.500 21.4
con 18 monaci
2. Madonna degli Angeli dei Riformati di S. Francesco 0 6.1

Congregazione del SS. Rosario nella chiesa dei Padri 40 5.1
Domenicani

(*) 1 libbra = 12 once = gr. 320; 1 oncia = gr. 26.


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