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Data: 30/06/2006 - Anno: 12 - Numero: 2 - Pagina: 5 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA TORRE CAVALLARA DI MONTE MANNO

Letture: 1346               AUTORE: Marziale Mirarchi (Altri articoli dell'autore)        

Fin dai primi anni del secolo XVI, i turchi ripresero ad insidiare le coste del Regno di Napoli seminando il terrore tra le popolazioni col sistematico saccheggio dei centri abitati rivieraschi. Per contrastare gli sbarchi corsari, l’imperatore Carlo V fece progettare, nel 1532, un sistema di fortificazione costiero la cui esecuzione fu affidata al vicerè di Napoli, don Pedro di Toledo. Furono costruite - poste ad una distanza tale da consentire lo scambio tra di loro di informazioni attraverso segnalazioni convenzionali - torri di difesa, custodite da soldati armati, e di avvistamento, presidiate da uomini a cavallo e, appunto per questo, dette anche “torri cavallare”.
Nell’ambito di quel progetto, una torre di avvistamento fu costruita sulla collinetta di Monte Manno ma non si conosce l’anno della sua edificazione. è certo, invece, che essa entrò in attività verso la fine del cinquecento. è stata infatti segnalata come “T. di Manna” nella carta geografica delle province napoletane, disegnata nel 1602 da Giovan Antonio Magini e pubblicata da suo figlio Fabio nel 1620. E “T. di Badulato” è stata definita nella carta del Cartaro, datata 1613, custodita presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Dopo il disastroso terremoto del 1638, il vicario generale in Calabria Ultra, Giovan Tomaso Blanch, conte dell’Oliveto, ha trasmesso - in data 21 giugno 1638 - al vicerè, conte di Monterey, una dettagliata relazione dei danni subiti, per effetto del sisma, dalle torri disseminate nella Provincia e la stima del danaro occorrente per effettuare le necessarie riparazioni. Così il Blanch ha riferito sulla fortificazione di Badolato: “La Torre de Monte Manno en el territorio de Badulato esta cayda poco meno que del medio asiba por del territorio del gasto que se hazesta seria de ducados 200”.
Nell’anno 1707, la vigilanza era garantita da due cavallari che venivano retribuiti dalla regia tesoreria di Monteleone (odierna Vibo Valentia) dopo l’attestazione, da parte dei locali amministratori, del servizio da loro prestato che doveva pure ottenere il visto del sopracavallaro della “paranza” di Squillace. La documentazione (cinque attestazioni del servizio svolto e cinque quietanze di pagamento) rintracciata presso l’Archivio di Stato di Napoli evidenzia che non sempre i pagamenti delle mercedi ebbero periodicità mensile: alcune volte essi riguardarono tre e quattro mensilità. E, per dare la dimostrazione delle tante interessanti notizie desumibili, trascriviamo integralmente, di seguito, una delle attestazioni attraverso le quali i cavallari riscuotevano lo stipendio.
Si fa piena ed indubitata fede con giuramento da noi sottoscritti sindici della Terra di Badolato qualmente Giuseppe Cossari, caporale della Torre de Monte di Manno, e Francesco Sicolo, suo compagno ordinario, ha assistito a guardia e custodia di essa Torre per lo spazio di un mese che fu dal primo Gennaro 1707 sin ad hoggi due febraro con fare i soliti segni di giorno fumo e di notte fuoco e, scoprendo vascelli di nimici, sparando il Tiro, facendo la salve, che per grazia di Dio e vigilanza di essi in detto tempo non ha successo danno veruno alli vassalli di S. M. che Dio guardi. E per esser la verità, come a noi costa, habbiamo fatto la presente di mano aliena firmata e croce signata da nostre proprie mani e corroborata col nostro universal sugello. Badolato li 2 febraro 1707
Dr. Patrizio Loyero, Sind.o dei Nobili / segno di + di Andrea Scavone, Sindico del grado
Paolo Attafii, sopra cavallaro di Squillace”
Nella fede del 7 settembre 1707, Andrea Scavone -che in precedenza aveva apposto il segno di croce- ha firmato (o qualcuno lo ha fatto per lui) con la qualifica di “sindico popolare”; in quella del 3 ottobre 1707 lo stesso Scavone (è una nostra supposizione) si è dichiarato -con decisa scorrevole grafia- “Io Andrea Schiavone, sindico popolare”. Sconvolge, e non poco, la disinvoltura con cui viene, in maniera casuale, dalle autorità denominata la località Monte Manno o Monte Manna.
Giuseppe Cossari percepiva per le sue prestazioni uno stipendio mensile di quattro ducati, Francesco Sicolo carlini 25 (ducati 2 ) al mese.


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