Data: 30/06/2006 - Anno: 12 - Numero: 2 - Pagina: 19 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
BADOLATO CANDIDATO AL PREMIO WORLD HABITAT AWARDS |
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AUTORE: Daniela Trapasso (Altri articoli dell'autore)
Mi verrebbe da iniziare questa piccola memoria con il classico “c’era una volta”. Ed in effetti l’intento è proprio quello di consegnare alla storia, passatemi il termine, un pezzettino di vissuto badolatese, nel bene e nel male. Da tempo ormai si sente parlare di un premio a Badolato ma spesso le informazioni sono errate o incomplete. Oggi vogliamo dare, finalmente, le notizie corrette ed informare i cittadini badolatesi e non di cosa si tratti. Intanto cominciamo spiegando cosa è e da dove nasce questo ambito riconoscimento. Il premio è organizzato dall’associazione inglese Building and Social Housing Foundation (BSHF), una organizzazione indipendente che promuove lo sviluppo sostenibile nell’edilizia. Esso nasce nel 1985 come contributo della BSHF all’anno internazione del rifugio per i senza dimora promosso dalle Nazioni Unite. Ogni anno due premi vengono assegnati ai due progetti del nord e del sud del mondo che si contraddistinguono nel proporre soluzioni pratiche ed innovative ai problemi ed ai bisogni di chi è senza dimora. Il premio viene consegnato ogni anno in occasione della celebrazione del Word Habitat Day promosso dalle Nazioni Unite. Quest’anno la data è fissata per il 2 ottobre. Detto ciò vediamo come Badolato è arrivato ad essere uno dei 4 finalisti al concorso 2005 (sì, perchè ad ottobre si premia per l’anno 2005). Tutto cominciò, come ormai molti sanno, con gli sbarchi di profughi lungo le nostre coste. In particolare lo sbarco dell’Ararat del 26 dicembre 1997 era destinato a influire notevolmente sulla storia del nostro splendido Borgo. A seguito di quello sbarco, infatti, l’Amministrazione Comunale di allora, guidata da Gerardo Mannello, si lanciò in una impresa senza dubbio innovativa: con un finanziamento statale di un miliardo e mezzo di vecchie lire programmò l’acquisto e la ristrutturazione di 20 unità abitative da destinare agli immigrati: il famoso “progetto pilota”. Perchè tutto ciò suscitò un grande scalpore? Semplicemente perchè il progetto nasceva in una Italia dove non erano mai state sperimentate politiche di accoglienza, dove non esistevano (e, sottolineo, non esistono ancora) normative organiche sul diritto d’asilo, pur essendo esso sancito nella nostra Costituzione all’art. 3. Certamente l’intento non era solo quello di dare ospitalità a chi scappava da guerre e persecuzioni ma anche di ridare nuove prospettive ad un paese che si stava lentamente spegnendo. Il CIR ha affiancato e sostenuto sin da subito l’esperimento. Tuttavia le lungaggini burocratiche nell’erogazione dei fondi, nella preparazione della documentazione necessaria, i problemi riscontrati nella fase di ristrutturazione hanno portato ad una dilatazione dei tempi previsti per la concretizzazione del progetto, tanto che molti hanno più olte parlato di “esperienza fallita”. Non è questa la sede per rispondere a quanti pensavano che con un solo colpo di bacchetta magica si potessero repentinamente cambiare le sorti del nostro bellissimo Borgo. Non è stato facile lavorare in tutti questi anni, scontrarsi con i problemi quotidiani, con la burocrazia, con la mancanza di leggi ad hoc, con il dolore di chi arrivava e chiedeva aiuto, di chi cercava un posto da cui ripartire cercando di dimenticare tutto il male vissuto. Sono state necessarie forza, determinazione e tanta volontà. La nuova Amministrazione Comunale, guidata da Andrea Menniti, ha ritenuto ancora valido il progetto ed ha fortemente sostenuto tutte le azioni volte al suo proseguimento. La ristrutturazione delle case è andata avanti e le prime unità abitative sono state consegnate nel dicembre del 2004. Altre sono pronte dal luglio 2005. Una parte di queste case, per l’esattezza 5, costituiscono il cofinanziamento ad un altro progetto in corso a Badolato dal 2001: il progetto finanziato con i fondi FER (Fondo Europeo Rifugiati) che porta il nome di “C’era una volta a Badolato”. In questo progetto oggi sono ospitati 15 beneficiari di diverse nazionalità: eritrei, congolesi, kurdi, colombiani. Le rimanenti case, alcune delle quali ancora in via di ultimazione, sono proprio quelle del progetto pilota. La differenza tra i due progetti consiste nel fatto che mentre nel primo gli ospiti sono mandati direttamente da una lista di attesa gestita da Roma e sono sotto accoglienza completa, nel secondo possono essere ospitati, semplificando, coloro che hanno trovato un modo per integrarsi a Badolato, sono economicamente più o meno autonomi e decidono di fare di questo Borgo la loro seconda patria. Le prime due abitazioni sono state consegnate a profughi etiopi che vivono a Badolato da quasi due anni e i cui bambini frequentano le nostre scuole. Lo scorso anno il CIR ha pensato di proporre tale progetto alla candidatura del premio World Habitat Awards. Abbiamo strutturato tutte le informazioni e l’esperienza raccolta in questi anni, abbiamo scattato foto ed abbiamo mandato il tutto in Inghilterra, sede della BSHF. Al progetto, stavolta, ci è piaciuto dare un nome badolatese, che ricordasse il calore della casa e lo abbiamo chiamato “U focularu”, sorridendo all’idea di come lo avrebbero pronunciato i funzionari inglesi dell’associazione! Nel gennaio di quest’anno siamo stati contattati dal BSHF con la notizia che “U focularu” si era piazzato tra i primi 11 posti (in particolare tra i primi 5 progetti del nord). A fine febbraio due funzionari del BSHF, la direttrice Diane Diacon e la collaboratrice Pat Elderflield sono venute a Badolato per il sopralluogo di rito accompagnate dal direttore del CIR dr. Christopher Hein. In questa occasione ci è stato detto che i candidati si erano ridotti a 4 e che Badolato era tra questi. Le signore Diane e Pat hanno incontrato il sindaco Menniti ed i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, che hanno organizzato per l’occasione una calorosa accoglienza, ma non solo. Hanno voluto sapere tutto del nostro Borgo, la storia, le tradizioni, i problemi, la cultura, e, ovviamente le problematiche dei rifugiati. Un validissimo ed indispensabile sostegno in quei giorni ci è stato dato dal prof. Vincenzo Squillacioti che ha accompagnato le signore rispondendo a tutte le loro curiosità. I due funzionari hanno voluto incontrare anche il direttore dei lavori di ristrutturazione, ing. P. Schiavone, il responsabile della ditta che ha eseguito i lavori, A. Piroso, il capo dell’ufficio tecnico comunale geometra P. Larocca e l’ex sindaco Gerardo Mannello. Pat e Diane hanno voluto visitare il Convento degli Angeli, la comunità di Mondo X, le chiese, le case ristrutturate e non hanno disdegnato una visita ai “catoi” di Badolato (è cultura pure questa!!!). Al termine del loro soggiorno si sono dette contente ed entusiaste di Badolato, dei badolatesi e del lavoro svolto nonostante le difficolt`88 e nonostante ci sia ancora moltissimo da fare. Personalmente ho detto loro che se dovessimo vincere il premio non considereremo tutto questo un punto di arrivo ma, al contrario, un nuovo punto di partenza, una spinta ed un incoraggiamento ad andare avanti nonostante tutto e tutti. Hanno detto di essersi sentite come a casa durante i giorni della loro permanenza e che, probabilmente, questa è la reale forza del progetto: il grande senso dell’accoglienza che ci contraddistingue. Da quando sono partite ci siamo più volte sentite via email e non perdono mai l’occasione di salutare tutti quelli che hanno incontrato e per ringraziare ancora dell’accoglienza che è stata loro riservata. Nel mese di maggio hanno concluso i loro viaggi di verifica negli altri 3 Paesi concorrenti. Entro agosto dovrebbero essere resi noti i nomi dei due progetti vincitori che poi saranno premiati ufficialmente il due ottobre. Per quanto mi riguarda è già comunque una vittoria essere arrivati a questo punto. Di questo voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile tale situazione concretamente e anche coloro che ci hanno sempre manifestato la loro vicinanza. Sappiamo benissimo che una eventuale vittoria non risolve i problemi atavici di Badolato ma ci piace pensare che nel nostro piccolo abbiamo contribuito a portare il nome di Badolato fuori dai confini italiani e che ciò non sia avvenuto per i soliti fatti di cronaca nera (come spesso accade in Calabria). E non ce ne vogliate se di tutto ciò siamo, forse ingenuamente, orgogliosi. |