Data: 30/06/2006 - Anno: 12 - Numero: 2 - Pagina: 23 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti, Mario R. Gallelli (Altri articoli dell'autore)
Non sono pochi gli slarghi che s’incontrano percorrendo le strade più lunghe di Badolato medievale, come via Dante Alighieri, via Adamo, via Vittorio Emanuele III ed anche il corso Umberto I°. Detti talvolta pomposamente “piazze”, rispondono tutti, a esigenze, ormai non più attuali, di aggregazione e soprattutto di particolari attività agricole che venivano spesso realizzate in paese, all’aperto. Uno di questi slarghi, certamente tra i più ampi nel vecchio borgo, è “u chjanu de Brei”, a metà circa di via Adamo (Adamo Toraldo), che inizia da via Galleli e termina a un altro slargo, “u chjanu de carra”, in via Vittorio Emanuele III. Altra volta, in un numero de “La Radice” di alcuni anni fa, abbiamo avuto modo di accennare al perchè “do chjanu de Brei”. Ne scriviamo ancora una volta oggi per dire che, secondo un’ipotesi qualche volta timidamente avanzata nel passato, potrebbe di fatto trattarsi di uno dei tanti quartieri abitati da Ebrei, altrove detti più classicamente judeche, di cui è disseminata un po’ tutta la Calabria, l’Italia, l’Europa, in seguito alla diaspora e a continue successive emigrazioni. Ne tratta egregiamente un saggio di Vincenzo Villella, un professore di Nicastro, che si sofferma a trattare della lavorazione della manna e della seta, attività alle quali si dedicavano particolarmente gli Ebrei che arrivavano alle nostre contrade. Così a Bivongi, a Isca, a Catanzaro, a Nicastro. E la seta era veramente di casa a Badolato. E anche la manna, pare, a giudicare dai non pochi indizi che abbiamo. Solo ipotesi, ovviamente. In attesa di sperabili documenti. |