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Data: 30/04/2008 - Anno: 14 - Numero: 1 - Pagina: 9 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA NUMERAZIONE DEI FUOCHI DI BADOLATO DELL’ANNO 1665

Letture: 1335               AUTORE: Marziale Mirarchi (Altri articoli dell'autore)        

Il 24 febbraio 1665 in Badolato -per ordine del dott. Fulvio Longo, capo della Regia Udienza (Tribunale) nonchè regio numeratore della provincia di Calabria Ultra (Catanzaro), e con l’attiva partecipazione e assistenza del razionale Leonardo Castaldo- si è proceduto ad una nuova numerazione dei “focolari” (1) per individuare i capi famiglia tenuti al pagamento del “focatico”, imposta d’importo fisso dovuta da ogni fuoco (focolare/nucleo familiare) la cui misura non era influenzata nè dagli effettivi redditi conseguiti nè da eventuali cospicui patrimoni posseduti dal contribuente ma veniva invece determinata in relazione alle “esigenze di cassa” di ogni singola Università (Comune). Sono stati redatti due elenchi dei fuochi di Badolato: il primo con la testimonianza-convalida del notaio Geronimo Loyero fu Francesco, l’altro con l’asseverazione del benestante Angelo Piroscia fu Guido. Le due numerazioni rappresentano quasi l’una l’esatta copia dell’altra: stesso ordine cronologico, stesso numero complessivo di fuochi censiti, stesse omissioni (e sono centinaia: prendendo in considerazione le sole prime due pagine, manca la descrizione dei fuochi 8, 12, 14, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 25, 28, 29, 30, 33 e 34. Le omissioni riguardano -a nostro avviso- soggetti esclusi dal pagamento dell’imposta e, a questo proposito, ricordiamo che dal pagamento del tributo erano esentati, tra gli altri, i nobili e gli appartenenti al clero (più precisi saremmo stati, se ci fosse pervenuto, con la numerazione, anche lo “spoglio” dal quale avremmo potuto ricavare il numero esatto dei contribuenti e dei “non tassati” con l’indicazione del titolo che dava loro il diritto all’esenzione). In entrambi gli elenchi non figurano i componenti del nucleo famigliare, non viene mai segnalata l’età del capo famiglia e, senza alcuna regolarità, viene alcune volte indicata e altre volte omessa l’attività esercitata dallo stesso. Sono quindi scarse le notizie sulle famiglie di Badolato contenute nella numerazione del 1665 ma esse sono ugualmente sufficienti per ricavare interessanti informazioni di carattere demografico-antropologico riguardanti il Paese.
Sono stati numerati 614 fuochi che -fissando a 5,14 la composizione media di ciascun nucleo familiare- fanno presumibilmente ascendere la popolazione a circa 3.156 abitanti. Nel Catasto Onciario di Badolato formato nel 1741, settantasei anni dopo, abbiamo contato 588 famiglie residenti e numero 3.017 abitanti effettivi, dati questi che fanno registrare una contrazione della popolazione oggi spiegabile con la tendenza ad emigrare verso regioni che offrono maggiori occasioni di lavoro; ma per il decremento demografico del settecento, l’individuazione della causa va ricercata altrove: magari nelle frequenti pestilenze generate da scarse condizioni igieniche e dalla insufficiente e povera alimentazione. Un’accurata ricerca nei registri parrocchiali consentirebbe di fare chiarezza, con una buona dose di attendibilità, sui motivi che hanno determinato il calo della popolazione.
Le numerose annotazioni del tipo “vive poveramente” o “vive miseramente” e i trenta cittadini (diventeranno soltanto sette nel Catasto del 1741) censiti come “mendicanti” o viventi “d’elemosina” danno l’esatta dimensione di quanto diffusa fra i badolatesi fosse, all’epoca, la condizione di povertà.
Abbiamo trovato “numerati”(2):
due diaconi: don Andrea Dominijanni (62) e Andrea Tropiano (158);
due suddiaconi: Gio.Lonardo Faudale (13) e Stefano Tascione (115);
un monaco professo PP. Riformati: Silvestro Bressi (413);
tre eremiti: Domenico Buscianne (432), Prospero Campagna (446) e Diego Gallello (449);
28 sacerdoti: don Andrea Pugliese (24), don David Papaleo (26), don Domenico Ussia (32), don Tiberio Gallello (45), don Francesco Piroscia (63), don Francesco Coscia (66), don Gerolamo Tropea (78), don Gio.Battista Lojero (81), don Domenico Giglio (83), don Pietro Tascione (88), don Francesco Minniti (90), don Giuseppe Lojero (97), don Giuseppe Sinopoli (106), don Paulo Naimo (123), don Gio.Battista Brescia (128), don Francesco Gallello (129), don Ferrante Morano (141), don Prospero Cunsolo “in Roma da un anno” (174), don Antonio Faldale (246), don Gerolamo Fiorenza (262), don Geronimo Coscia (276), don Paulo Gallello (321), don Gio.Battista Piroso (339), don Geronimo Flandes (343), don Giulio Coscia (346), don Crispino Naimo (350), don Domenico Naimo (356) e don Francesco Cosenza (393);
quattro lavandaie: Domenica Codispoti e sua sorella Dianora (21), Aurelia Grisafi (152) e Alfonsina Tropia (178);
quattro tessitrici: Beatrice Tropiano (65), Lucrezia Cunsulo e sua figlia (160) e Dianora Troiano (230);
otto filatrici: Isabella Troiana (11), Camilla Scicchitano (15), Dianora Papaleo (54), Isabella Carnuccio (145), Isabella Cosenza (257), sorelle Beatrice e Fiorenza Paparo (348), Lucrezia Caccianemici (390);
un sarto: Lorenzo Fiorenza (263);
un barbiere: Vincenzo Gullà (270);
due serve: Domenica Carnuccio (349) e Caterina Sigillò (384);
tre donne libere: Angela Sacco (39), Ursula Porco (224) e Gioanna Minniti (293).
Laura Bressi (176) “vive col cuscire e abita in casa palaziata”, ma Francesco Cosenza (414) viene censito come “stroppiato”.
Ribadiamo che gli elenchi sopra riportati non sono completi per via delle mancate segnalazioni e dei numerosi “buchi” esistenti nei manoscritti; la conferma della possibile incompletezza ci viene dalla registrazione al n. 155 del notaio Gerolimo Gallello con l’annotazione “vive col figlio sacerdote Antonio”: ebbene, tra gli ecclesiastici numerati, non abbiamo ritrovato don Antonio Gallello.
Il sac. don Paolo Naimo (124) possiede una casa e “si ne serve per ospizio di Padri Cappuccini”: questa notizia consente di ipotizzare la presenza in Paese di una quarta comunità monastica che si sarebbe aggiunta ai Domenicani, ai Francescani Riformati e ai Francescani Conventuali.
Don Geronimo Flandes (154) è proprietario di una casa destinata a “ospizio di passeggeri” ed anche il suo confratello, don Gerolamo Tropea (79), utilizza la casa di cui è proprietario “per uso di scola et ospizio di passeggeri”; il sac. don Domenico Giglio (77) si serve della sua casa “per uso di scola” e una casa di proprietà della chiesa di S. Caterina (271) “la tiene in affitto don Geronimo Coscia per farci la scola”. Quanto dianzi riportato, ci permette di affermare che nel 1665 in Badolato esistevano due alberghi e tre aule scolastiche le quali ultime erano frequentate non solo da paesani ma anche da studenti provenienti da Isca e da San Sostene. La “numerazione” ci dà infatti notizia di Pietro Domenico Jedari (183) “della terra d’Ischia, a Badolato per imparar grammatica” e ci conferma che Stefano Calabretta di Giovanni e Domenico Calabretta di Salvatore, entrambi di San Sostene, studiavano “humanità nella scola del rev.do don Domenico Giglio”.
Dalla dichiarazione resa l’8 febbraio 1665 dall’ arciprete della chiesa matrice SS.mo Salvatore, sir Francesco Peroscia la cui firma è stata autenticata dal notaio Felice Gallello, apprendiamo che i cadaveri di 159 cittadini deceduti tra il 1659 ed il 1665 (e per questo motivo non più “numerabili” nel nuovo censimento) sono stati seppelliti:

n. 77 nella chiesa Matrice,
n. 11 nella chiesa di S. Nicola,
n. 3 nella chiesa di S. Maria degli Angeli,
n. 33 nella chiesa di S. Caterina,
n. 3 nella venerabile cappella della SS.ma Concezione,
n. 8 nella cappella del SS.mo Rosario,
n. 12 nella chiesa della SS.ma Concezione,
n. 8 nella chiesa di S. Maria in Crignetto,
n. 3 nella chiesa del SS.mo Rosario,
n. 1 nel convento di San Domenico.

Altri documenti dell’incartamento esaminato, consentono l’individuazione degli amministratori in carica nel 1665 nei seguenti Comuni:

Monasterace - sindaco Francesco Crea, eletti: Nicola Papaleo e Minico Francione;
S. Caterina - sindaco Gio.Battista Mazza, eletti: Domenico Berlingeri e Carlo Favilla;
S. Andrea - sindaco Filippo Stillo, eletti: Franco Lamanna e Vito Lijoi;
S. Sostene - sindaco Domenico Precopi, eletti: Gian Francesco Lermogida e Gio.Battista Calabretta;
Satriano - sindaco Diegho Sgrò, eletto Dominico Pittello.

E, infine, da una dichiarazione (resa il 18 marzo 1665, nel convento dei Riformati di San Francesco di Nicastro, dai padri fra Michele di Monteleone, fra Antonio da Squillace e fra Francesco da Badolato) apprendiamo che “Silvestro Brescia ha preso l’abbito della Religione l’anno 1659 alli 4 novembre ad hore 23 di detto anno 1659 e nell’anno 1660 a 22 dicembre ad hore 20 fece la professione in questo convento et hogge sta di fameglia in Tropea allo studio et il detto si domanda Reverendo Padre fra Silvestro di Badolato”.




(1) Archivio di Stato di Napoli - Conti delle Università, busta 189.
(2) Il numero in parentesi tonde, dopo ogni nome, indica il “cronologico” assegnato nel manoscritto al potenziale contribuente.


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