Data: 30/04/2008 - Anno: 14 - Numero: 1 - Pagina: 21 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Piero Calamandrei (Altri articoli dell'autore)
Ricorrendo il 60° anniversario dell’entrata in vigore della nostra Costituzione, riteniamo doveroso dare il nostro contributo alla ineludibile riflessione sui problemi connessi alla nostra libertà e alla nostra democrazia ancora molto incompleta. Anche in previsione della manifestazione che si sta organizzando per il 2 giugno, festa della Repubblica, in Badolato. Niente di meglio allo scopo, secondo noi, che offrire all’attenzione dei lettori la seguente bella pagina di Piero Calamandrei.
DISCORSO AGLI STUDENTI MILANESI (1955)
La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sè. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perchè si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. `E9 un po’ una malattia dei giovani l’idifferentismo. “La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?”. Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e s’accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”. E questo dice: “Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda.”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda.”. Quello dice: “Che me ne importa? Unn’è mica mio!”. Questo è l’indifferentismo alla politica. `E9 così bello, è così comodo! `E9 vero? La libertà c’è, si vive in regime di libertà....... Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia....... ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica....... Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane... E quando io leggo nell’art. 2: “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale”; o quando leggo nell’art. 11: “L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle altre patrie... ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini! O quando io leggo nell’art. 8: “Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour! O quando io leggo nell’art. 5: “La Repubblica è una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo! O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: “l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, esercito di popoli, ma questo è Garibaldi! E quando leggo nell’art. 27: “Non è ammessa la pena di morte”, ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani... Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perchè libertà e giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perchè lì è nata la nostra Costituzione. Piero Calamandrei (1889-1956) |