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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
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Data: 31/12/2009 - Anno: 15 - Numero: 3 - Pagina: 22 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

ROVISTANDO TRA GLI ARCHIVI

Letture: 1235               AUTORE: Giulio De Loiro (Altri articoli dell'autore)        

(Pubblichiamo, dell’amico satrianese prof. Giulio De Loiro, del quale abbiamo finito di leggere
la pregevole sua opera GENTE NOSTRA, un prezioso contributo che coniuga egregiamente la
bontà del metodo del ricercatore e l’importanza del dato storico, che non è soltanto di Satriano,
ma anche di Badolato e di infinite altre realtà.)
ROVISTANDO TRA GLI ARCHIVI
Un antico decreto emanato dalla Curia Vescovile di Squillace imponeva al Clero dei casali di
Davoli, San Sostene e Cardinale di partecipare il giorno di Pentecoste alla processione che si
svolgeva a Satriano, durante la quale erano esposte per la venerazione le reliquie di San Teodoro.
Il decreto del Vescovo di fatto riaffermava la sottomissione delle Chiese dei casali limitrofi alla
Chiesa di Satriano, e ciò in sintonia con il maggiore prestigio che ha sempre goduto il Clero di
Satriano, centro storicamente e politicamente più importante rispetto ai tre casali, che erano dei
domini territoriali del Principato di Satriano.
I tre documenti dell’Archivio Parrocchiale, che sono stati esaminati e nei quali si trovano riferimenti
a tale decreto, non indicano, però, una data precisa della sua emanazione. Solo in uno di
questi, dove trova spazio un ulteriore ricorso delle Chiese dei casali di Davoli, San Sostene e
Cardinale contro la Chiesa di Satriano, compare un’indicazione temporale un po’ vaga, anche se
significativa, allorché si precisa che l’obbligo di partecipazione alla processione di Pentecoste
imposto dal decreto vescovile ha una datazione antica (“semper a tempore immemorabili”).
Se si parte da questa indicazione, dopo aver peraltro accertato che in questo primo documento,
datato 1697, ci sono due riferimenti cronologici: il primo relativo all’anno 1694, anno in cui
viene presentato il ricorso in oggetto e il secondo riferito all’anno 1667, periodo in cui viene
respinto un precedente ricorso, si può verisimilmente pensare che il decreto del Vescovo, con cui
si rimarcava la sottomissione delle Chiese dei casali di Davoli, San Sostene e Cardinale rispetto
alla Chiesa di Satriano, sia collocabile almeno agli inizi del 1600, o addirittura negli ultimi anni
del 1500, quando appunto la Chiesa Cattolica, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), venne
anche impegnata a definire una più rigida e puntuale organizzazione territoriale.
Se è vero questo dato storico, che cioè agli inizi del 1600 la nostra Chiesa Matrice godeva di
tanto prestigio, è legittimo dedurre che essa avesse una storia più antica, una storia che, visti gli
scarsi documenti a disposizione non è facile ricostruire.
Pur tuttavia un percorso di ricerca storica si può tentare tenendo presenti alcuni dati, il cui
riscontro storico, chiaro ed incontrovertibile, rappresenta un valido supporto a questo tentativo.
Il primo dato è rappresentato dai piperni intagliati che possiamo ancora oggi ammirare
nell’antico frontespizio della vecchia porta di Scesa duomo. Essi, unitamente al posizionamento
della stessa, che è rivolta ad occidente, dimostrano che la prima Chiesa è stata costruita a Satriano
sullo stesso ripiano panoramico su cui sorge oggi la nostra Chiesa, e che essa è di epoca
bizantina, e, come tutte le chiese sorte in tale periodo in Calabria, era di rito greco.
Una volta che al dominio bizantino in Italia Meridionale subentrò quello normanno e Ruggero di
Altavilla riorganizzò le varie diocesi calabresi, sostituendo il rito greco con quello latino, la Chiesa
Matrice di Satriano compare nell’Atto con cui Ruggero sostituisce l’ultimo Vescovo greco della
Diocesi di Squillace, Teodoro Massimario, con Giovanni Nicefaro, il primo Vescovo di rito latino.
Nell’atto di nomina, datato 1098, fra i paesi assegnati alla Diocesi in tutto il comprensorio
viene menzionato solo Satriano.
E a riprova dell’importanza del nostro paese e dell’attenzione riservata verso la popolazione del
nostro borgo, che era stato uno dei centri collinari che aveva saputo resistere alle incursioni dei
Saraceni, alla cerimonia di riconsacrazione della nostra Chiesa Matrice dal rito greco al rito latino, il
conte Ruggero di Altavilla ha voluto presenziare personalmente, assieme ai dignitari di corte.
A testimonianza dell’augusta presenza del Conte in quella circostanza la Chiesa Matrice di
Satriano assunse il titolo di “S. Maria di Altavilla”, titolo che ha conservato nel tempo e di cui si
fregia ancora oggi.
Questi sono dati storicamente provati, attraverso cui passa la storia della nostra Chiesa Matrice
attraverso tutto il Medioevo, fino agli albori rinascimentali.
È indubbio che durante questo lungo periodo l’importanza della Chiesa Matrice “S. Maria di
Altavilla” crebbe in tutto il circondario, come riflesso anche del prestigio politico ed economico che
godeva Satriano, il cui territorio si estendeva dal mare fino ai boschi delle Serre. Certamente nella struttura
della Chiesa ci saranno stati nel tempo interventi resi necessari a livello di sicurezza, con qualche
arricchimento di natura artistica, voluto dalle diverse ricche e nobili famiglie che risiedevano a Satriano.
Quello che è storicamente sicuro è che dal XII al XV secolo la Chiesa Matrice di Satriano
rappresenta per tutti i fedeli del comprensorio un preciso riferimento di venerazione, al punto da
accorrere numerosi a tutte le solennità che vi si celebravano.
I tre documenti, dove trovano corpo i tre ricorsi inoltrati dai Sacerdoti di Davoli, San Sostene
e Cardinale a vari tribunali ecclesiastici, nel tentativo di eliminare l’obbligo imposto dal decreto
del Vescovo di Squillace a favore della Parrocchia di S. Maria di Altavilla di Satriano, non sono
di facile lettura, in quanto i testi in parte sono abrasi, in parte sono coperti da macchie, per cui sono
veramente pochi i passi che ci consentono di recuperare fin nei dettagli l’intero contenuto. È
questa la ragione per la quale rispetto a questi tre documenti ci siamo orientati a seguire una via
diversa rispetto a come abbiamo operato con gli altri documenti dell’Archivio Parrocchiale, che
abbiamo letto, tradotto e presentato senza tralasciare una parola del testo originario.
Sostanzialmente, dopo una lettura attenta ed un esame particolareggiato dei testi in ogni loro
parte, abbiamo cercato di individuare i dati essenziali del contenuto di ciascun documento, che,
trattando tutti la stessa materia di natura giuridica, erano le persone impegnate nella vertenza,
gli argomenti a sostegno dei ricorrenti e le motivazioni sul piano del diritto con cui le diverse
autorità religiose rigettavano i ricorsi medesimi.
Ed ecco, in sintesi, i tre documenti in ordine cronologico.
PRIMO - È riferito alla causa che si è tenuta davanti al tribunale ecclesiastico, presieduto da Mons.
“Carolus De Marinis, Protus Aulicus” e porta la data dell’anno 1696. Parte in causa sono l’Arciprete
di Satriano, don Antonio Ranieri, contro gli Arcipreti dei casali di Davoli, San Sostene e Cardinale,
rispettivamente don Francesco Vadalgano, don Martino Citellio e don Antonio de Giorgio.
Oggetto del contendere è l’esecutività del Decreto del Vescovo di Squillace, che obbliga gli
Arcipreti dei casali vicini a partecipare alla processione di Pentecoste che si svolge a Satriano.
Monsignor Carlo De Marini intima ai tre Arcipreti l’esecutività del Decreto.
SECONDO - Destinatario del ricorso dei tre Arcipreti è il Cardinale Amodeo.
I ricorrenti lamentano che la partecipazione alla processione di Pentecoste ogni anno a Satriano
è particolarmente gravosa, in quanto sono costretti ad arrivare alla Chiesa Matrice di Satriano
molto presto per assicurare la loro presenza per le confessioni, la concelebrazione e la processione.
Subito “post prandium”, pranzo a cui devono provvedere a loro spese; sono pure tenuti “ad
adsistere cantationi Vesperum” e fino a tarda sera alla “adorationi reliquaram Sancti Theodori”.
Il Cardinale Amodeo, una volta lette le ragioni del ricorso, sente il bisogno di ascoltare “in
voce” i ricorrenti e, ovviamente, l’Arciprete di Satriano.
Il rigetto del ricorso avviene il 27 aprile del 1697 e la motivazione è davvero lapidaria: “Nihil
de nova audentia respondendum censuit”. Non è emersa dalla nuova udienza nessuna novità, per
cui l’obbligo di partecipazione alla processione di Pentecoste continua ad essere valido.
TERZO - Il documento presenta la sentenza definitiva e, quindi, senza possibilità di ulteriore
ricorso riguardo la “vexata quaestio” della processione di Pentecoste. È dell’anno 1764.
Parte in causa sono l’Arciprete di Satriano, don Bartolomeo Ranieri, don Domenico Antonio
Badolisanie, in rappresentanza del casale di Davoli e don Francesco Antonio Paparo, che
rappresentava i casali di San Sostene e Cardinale.
Presiede il tribunale Monsignor Nicola Serrao, Arciprete di Mitilene giudice presso il Tribunale
Ecclesiastico Speciale presso il Papa.
La sentenza di detto Tribunale riafferma in modo categorico e definitivo la validità del Decreto
del Vescovo di Squillace, che impone al Clero dei tre casali di partecipare ogni anno alla
processione di Pentecoste in Satriano, assicurando il proprio servizio ai fedeli e ai pellegrini per
tutta la giornata, senza far gravare alcuna spesa sull’Arciprete di Satriano.



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