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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/04/2014 - Anno: 20 - Numero: 1 - Pagina: 27 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

DAL MARE DELLA LIGURIA AL MARE DELLA CALABRIA IONICA

Letture: 1342               AUTORE: Lello e Clara (Altri articoli dell'autore)        

Quell’anno dovevamo decidere se passare le solite due settimane di settembre in Sardegna,
come facevamo da diversi anni con i nostri amici, o scendere da Franco che insistentemente
ci invitava a venire a conoscere il paese di cui si era innamorato e dove aveva deciso di acquistare
una casa.
Decidiamo per la Calabria, anche spinti dalla curiosità per i racconti di Franco e i molti
servizi che sia stampa che televisione, in quel periodo, facevano su Badolato per via dell’accoglienza
ai Curdi.
Così a settembre del 2000 ci mettiamo in viaggio e attraversando tutta l’Italia giungiamo
a Badolato Marina; iniziamo a salire verso il Borgo e dopo la fatidica curva che apre
agli occhi del viaggiatore la vista del paese, smettiamo di parlare e in una sorta di religioso
silenzio continuiamo a salire guardando a volte il paese e a volte, volgendo lo sguardo sulla
sinistra, veniamo catturati dalla vista di quelle incredibili colline argillose che si susseguono
in tutta la loro bellezza.
Conosciamo molto presto i nuovi amici di Franco (Daniela, Fernando, Mimmo, Albino,
Giuseppe, Domenico) che allora facevano parte dell’Associazione Pro-Badolato
(Associazione nata per sostenere l’accoglienza ai rifugiati) e che si davano un gran da fare a
convincere chiunque passasse per Badolato ad acquistare una casa pensando che questo potesse
portare a ripopolare e risanare il Borgo.
Ci fu presto una serata passata insieme allegramente mangiando, bevendo e naturalmente
cantando, conclusasi con la classica SERENATA ad una anzi a due giovani ragazze del paese
che, per le modalità con cui si svolse, ci lasciò davvero interdetti (mi riferisco al fatto che
dopo aver svegliato le persone che vivevano in quella casa e non solo, i destinatari della serenata
praticamente dopo essersi rivestiti, allestiscono un piccolo rinfresco con ciò che hanno in
casa e accolgono gli amici che sono venuti a fare la serenata nella loro casa).
Durante la serata i ragazzi ci strapparono un appuntamento per il giorno dopo per vedere
alcune case nel borgo, benché avessimo premesso che non avevamo alcuna intenzione di
acquistare casa. Ahimè però, galeotta fu una terrazza, dove una volta arrivati dobbiamo aver
pensato che di quella vista non avremmo voluto più fare a meno. Era quella la terrazza della
casa o meglio delle case che pochi giorni dopo con una stretta di mano con il suocero del proprietario
di una e con un incontro fantastico con il proprietario dell’altra (un meraviglioso
prete in pensione, Don Andrea) abbiamo acquistato.
Naturalmente il rientro a Genova e la comunicazione a tutti i familiari (figlia, sorelle e
genitori compresi) non fu del tutto indolore, le recriminazioni furono molte, comprese
quelle di tipo campanilistico, in particolare da parte del babbo che non poteva accettare
come noi Pugliesi, potessimo preferire la Calabria alla Puglia per acquistare una seconda
casa. Ma questa scelta dopo un po’ fu accettata grazie anche agli infiniti racconti sulla bellezza
del paese, delle spiagge e della pace che in questo posto si poteva godere. Fu a tal
punto accettata che esattamente un anno dopo, incuriosita da tutti i nostri racconti, mia
sorella venne a fare qui una vacanza con un’amica e in quell’occasione decise di acquistare
anche lei una casa che nel giro di pochissimo tempo rese vivibile e si trasferì portando
con sé i nostri genitori, che ora riposano vicini nel cimitero che sovrasta il paese e guarda
le colline e il mare.
La ristrutturazione della casa è stata lunga e difficile, ma nel frattempo la frequentazione
del paese era sempre più assidua, in particolare da parte di Lello che, essendo già in pensione,
poteva seguire i lavori che con periodi di maggiore speditezza e altri di forte rallentamento
terminarono nel 2010.
In tutto questo tempo pian piano comincia a maturare in noi la decisione che questa sarebbe
diventata la nostra residenza, qui avevamo trovato la giusta dimensione, una vita serena di
condivisione con le poche persone rimaste a vivere nel Borgo e con quelle che nel Borgo sono
venute a stare, alcune in maniera definitiva come noi e altri, tra cui molti stranieri, acquistando
una casa non soltanto per quelle due settimane estive per andare al mare, ma cercando di
venire appena possono, d’estate come in autunno o a primavera, e anche d’inverno. Tutte persone
innamorate del paese, che stringono fra loro un’amicizia non da frequentazione occasionale
ma da condivisione di esigenze e di stile di vita.
Rimane un grande handicap: la lontananza da Genova, quindi dagli affetti, dalla nostra
unica figlia e dal suo compagno, dalle altre sorelle, dagli amici di ieri, che sono tanti e che riusciamo
a vedere molto poco anche se li portiamo sempre nel cuore.
In vista delle prossime manifestazioni per il ventennale della rivista “La Radice”, una delle
prime voci che abbiamo incontrato subito dopo il nostro arrivo in Badolato, è nata la voglia
di fare una riflessione su questa nostra decisione, una di quelle che decisamente cambiano la
vita, e a noi l’hanno decisamente cambiata.
Ora mentre sto terminando di scrivere, sono seduta davanti ad una delle finestre che affacciano
sulle colline e sul mare, che in questo momento è increspato e un grande arcobaleno si
offre ai miei occhi, la luce e i colori sono splendidi… Anche questo è Badolato.


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