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Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/04/2015 - Anno: 21 - Numero: 1 - Pagina: 13 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

METTERCI ALLA PROVA… Il racconto di un’ entusiasmante esperienza

Letture: 648               AUTORE: Giusi Schiavone (Altri articoli dell'autore)        

Cari lettori de La Radice son passati ormai quattro mesi da quando ho lasciato l’Asia. È con molta nostalgia che vorrei raccontarvi questa mia esperienza vissuta per quattro anni (dal 2011 al 2014) ad Hong Kong un paese ben diverso dal nostro. Mi son trasferita con il mio compagno in un continente che non conoscevo portando con me tanta paura e mille preoccupazioni, ma nel giro di questi anni questa grandiosa esperienza mi ha dato molta soddisfazione e felicità.
Voi vi chiederete: E perché Hong Kong? Innanzitutto é stata una scelta professionale del mio compagno al quale è stato offerto un posto di lavoro per una durata di almeno tre anni. Ma è stata anche una scelta personale per entrambi. Metterci alla prova con una cultura ben diversa dalla nostra è sicuramente una valida risposta al vostro “perché”.
Innanzitutto la parola Hong Kong in Cantonese significa “Porto Profumato”. La città diventò tra il 1839-1842 una colonia britannica dopo la Guerra dell’Oppio. Dopo una breve occupazione da parte del Giappone, il paese ritornò sotto il potere britannico fino al 1997. Da quell’anno in poi il paese riprese la sovranità dalla Cina. Hong Kong é una regione amministrativa speciale della Cina, ma é allo stesso tempo un paese autonomo con un sistema giuridico britannico. Ben 7 milioni di persone vivono in questo “piccolo” paese. L’ex colonia britannica è difatti la città più densamente popolata al mondo, sopratutto la famosa zona di Mongkok. Il 95% della popolazione è di etnia cinese. Essendo una ex colonia britannica ci sono ancora migliaia di inglesi che vivono qui. Moltissimi americani, australiani, francesi, spagnoli, coreani, giapponesi e certo... anche italiani (più o meno 3 mila) hanno deciso di vivere in questa metropoli così speciale. Insomma tutti vivono in “verticale” cioè sui grattacieli. A volte fai fatica a vedere il cielo, perché hai intorno a te palazzi immensi e di diversa forma. Difatti la città è famosa per il suo preminente skyline ovvero panorama paesaggistico. Ogni sera per ben 15 minuti si possono vedere delle spettacolari luci laser che escono dalla cima dei tanti grattacieli della città ed a Natale su di essi c’è una variata decorazione di luci. Le due lingue ufficiali sono il Cantonese (dialetto cinese) e l’Inglese. Le tabelle stradali, le etichette sui cibi, le descrizioni si possono leggere in inglese altrimenti si farebbe fatica a muoversi in giro. La città é molto nota per la sua economia fiorente e le sue banche a livello internazionale. Ma anche il suo porto, secondo più grande al mondo, è di grandissima importanza, anche perché di fabbriche ce ne sono pochissime, sono tutte in Cina.
Hong Kong non è fatta solo di grattacieli. Esiste anche del verde. Il 40% della città è costituito da bellissimi parchi. Luoghi dove poter staccare la spina dalla freneticità di questa città, chiudere gli occhi, sentire il canto degli uccelli e inabissarsi nel profumo delle coloratissime orchidee. Un’oasi verde dove molte persone locali praticano il tai chi, lo yoga cinese, caratterizzato da movimenti lenti e coordinati che tendono a migliorare la mente e il corpo.
Una delle tante cose che mi manca di Hong Kong é sicuramente la praticità dei vari trasporti pubblici che la città offre e che la maggior parte della popolazione usa quotidianamente. Comprando una tessera, non solo é possibile pagare la spesa nei diversi supermercati e chioschi, ma ci si può muovere facilmente in metropolitana, con i bus a due piani e “mini-bus”, e con i taxi che costano veramente poco rispetto ad altre grandi città. L’uso dei vecchi tram a due piani è ancora oggi, dopo più di 100 anni nella storia di questa metropoli, molto gradito dalla gente locale ma anche da moltissimi turisti. Di grande attrazione è l’uso dei traghetti che offrono una spettacolare vista di questa così affascinante città. Mi manca sicuramente il clima. Per quasi 10 mesi all’anno si sta in pantaloncini e maglietta. Ci sono circa 35 gradi di caldo ma l’alto livello di umidità costringe la gente a restare nei grandi e lussuosi centri commerciali che sono forniti di aria condizionata
(e fin troppa!). Nei mesi di luglio ed agosto capita che arrivi un tifone, ma la città così precoce e ben organizzata invita gli abitanti a starsene chiusi dentro gli edifici. Con un inverno secco, cielo azzurro e temperature di 25 gradi è sicuramente il periodo migliore per visitare la città.
Con un ottimo sistema sanitario e la medicina avanzata, l’aspettativa di vita della popolazione è tra le più alte nel mondo. Per una città così popolata l’igiene nei luoghi pubblici, centri commerciali, uffici, scale mobili, ascensori, tappeti è di massima importanza sopratutto dal 2003 dopo lo scoppio della Sindrome respiratoria acuta grave (Sars).
Sono molte le attrazioni che la città offre: il Big Budda (il secondo più grande al mondo), Disneyland, Ocean Park, templi e altri luoghi di culto, i diversi mercatini aperti tutti i giorni, il Victoria Peak e tanta altre cose.
Ma passiamo alla gastronomia. Salendo le più lunghe scale mobili coperte nella zona più occidentale di Hong Kong, c’é una vasta scelta di bar, pub e ristoranti di livello internazionale. La cucina italiana, la migliore al mondo, non manca di sicuro. Non ho mai immaginato che in questa città esistesse il più “alto” ristorante italiano al mondo. Si chiama il “Tosca” e si trova al 112esimo piano della torre ICC. L’incontro con Roberto (campione europeo di sommelier per ben tre anni consecutivi) e il grandissimo chef Vittorio (2 stelle M.) è stato speciale. La presentazione, la qualità della sua buonissima e autentica cucina con una vista impeccabile della città è un’esperienza davvero unica! Un altro ricordo così buffo è quello di aver visto mio padre mangiare per la prima volta nei suoi 50 anni con i cosìddetti “chop sticks”, ovvero bastoncini cinesi al posto di una (per noi) semplice forchetta. Quella volta mangiammo la specialità tipica di Hong Kong, il “dim sum”, diverse pietanze cucinate nei cestini di bambù e servite con il famoso tè cinese. Ma quelle volte che sentivo nostalgia della mia terra, passavo dall`alimentari “Il Bel paese” a comprare un panino con la mortadella.
Durante la mia permanenza ad Hong Kong ho visitato alcune città sparse in Asia tra le quali Pechino, Seoul, Phuket, Bali, Singapore e Taiwan. Non potrei dimenticare le visite in traghetto (circa 45 minuti di viaggio) della città dei casinò Macao (molto simile a Las Vegas ed anch’essa regione amministrativa speciale della Cina ed ex colonia portoghese).
Un’esperienza davvero unica di Hong Kong che porterò nel cuore é la nascita di mio figlio che ha ormai due anni. Son felice per lui che già da così presto ha avuto l’esperienza di vivere qui.
Ho passato molto del mio tempo libero (ovviamente prima di diventare mamma a tempo pieno) con altre connazionali conosciute tramite l’Associazione Donne Italiane. Cene, serate, mercatini, feste insieme a loro pensando di essere così vicina all’Italia pur vivendo così lontano. Ma sono stata anche socia dell’Associazione Donne Americane con ben mille donne di 30 paesi diversi. Un’associazione straordinaria con eventi giornalieri organizzati a scopo benefico. In questa metropoli ci sono moltissimi ricchi, ogni giorno c’è gente che gira con una Ferrari, una Lamborghini o addirittura con una Rolls Royce. Ma allo stesso tempo s’incontra molta gente povera che chiede l’elemosina in giro e fa la vita da barbone in questa città così lussuosa. Questa esperienza in Asia mi ha dato molto in questi ultimi quattro anni. Mi ha maturata, son cresciuta, mi ha aperto di più la mente e il modo di vedere alcune cose nella vita. Mi ha dato la forza di andare avanti anche nei momenti difficili. Non smetterò mai di ringraziare il mio compagno perché senza il suo lavoro e sostegno, non avrei mai avuto la possibilità e la forza di condividere questa esperienza in un paese diverso e lontano dalla mia famiglia e dalla mia cultura. Nella vita bisogna essere coraggiosi nell’affrontare le proprie scelte e gli ostacoli che si incontrano. Ed è con questo mio racconto che vorrei rivolgermi sopratutto ai giovani, dicendo loro di esplorare nuovi orizzonti nella vita. Se si ha la possibilità di viaggiare è un vero peccato non scoprirla. La vita sembra lunga ma in realtà è corta e ricca di nuove mete. Anche un corso di lingua straniera all’estero (10 anni fa per me é stato in Australia) ti dà alla fine delle grandi soddisfazioni e ti regala una carta in più nel settore lavorativo. Vorrei concludere così questo mio racconto citando una frase dell’umorista Mark Twai: “Tra 20 anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.”.
Giusi Schiavone
(Giusi Schiavone è una Badolatese che vive in Svizzera: noi la ringraziamo per questo entusiasmante racconto che ha voluto offrire ai nostri lettori. Ndd)


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