Data: 31/08/2021 - Anno: 27 - Numero: 2 - Pagina: 39 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
LA FIAMMA OLIMPICA A BADOLATO MARINA NEL 1960 |
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AUTORE: Luisa Caporale (Altri articoli dell'autore)
Giornata storica quella del 19 agosto 1960, per Badolato giornata mai vissuta prima e sicuramente unica. La Fiamma, accesa dall’attrice greca Aleka Katseli nello specchio parabolico concavo che concentra i raggi del sole nel tempio di Zeus, è partita da Olimpia il 12 agosto del 1960 ed è sbarcata a Siracusa alle ore 20.30 del 18 agosto 1960 dall’Amerigo Vespucci dopo 5 giorni di navigazione a vele spiegate. Consegnata solennemente a Concetto Lo Bello, arbitro di calcio, che inizia il percorso siciliano con una staffetta di tedofori lungo la costa della Magna Grecia, giunge nella nostra Marina attorno alle ore 19.00 del 19 agosto 1960. Che giornata gloriosa, storica, festosa per la nostra neonata Marina! La Fiamma della XVII Olimpiade, con meta ROMA, si ferma nel nostro paese, scelto come “Frazione”1 dal Comitato Provinciale del CONI in collegamento con la Sezione Fiamma Olimpica del C.I.O. (Comitato Internazionale Olimpico). C’è un fermento immaginabile, una preparazione frenetica fin dal primo annuncio, avvenuto un anno prima, da parte della Prefettura che invitava l’allora sindaco sig. Nicola Criniti a espletare gli adempimenti prescritti per la buona riuscita dell’evento che sarebbe rimasto scolpito nella memoria dei partecipanti per tutta la vita. Tra gli adempimenti immediati c’era la preparazione di giovani tra i 18 e i 23 anni, presi anche dai paesi vicini, da allenare per il trasporto della fiaccola. I migliori maratoneti sarebbero stati i tedofori della nostra zona (alla provincia di Catanzaro erano stati assegnati 118 tedofori e 119 frazioni). L’evento era troppo importante per non cogliere al volo l’impegno richiesto. Occorreva muoversi subito. Il Sindaco si rivolse al giovane studente universitario Pepé Caporale che per il suo impegno in parrocchia e nei Comitati civici aveva larga conoscenza della gioventù anche nei paesi vicini. La partecipazione dei giovani fu lusinghiera. Il Caporale, coadiuvato dall’entusiasta Pietrino Squillacioti, organizzò, appena pronti gli elenchi, gli allenamenti, dapprima sulla nazionale S.S. 106 quindi sulla provinciale verso Badolato superiore con delle gare intermedie per valutare i migliori e portarli alle selezioni provinciali. Dovevano essere capaci di percorrere 1500 metri in 5 minuti e 15 secondi, secondo le regole date. Su quella particolare fase, tanto importante quanto partecipata e frenetica, abbiamo raccolto alcune interviste che non riportiamo causa lo spazio. Tra l’altro abbiamo registrato il rammarico che nell’elenco dei tedofori della provincia di Catanzaro non è compreso neanche un Badolatese: forse nessuno è stato così bravo da venire selezionato. Un grande dispiacere, dopo tanto entusiastico dinamismo. La preparazione al grande evento non si esauriva, ovviamente, nella preparazione dei ragazzi. Da parte della Prefettura spesso arrivavano altre comunicazioni per i preparativi minuziosi da dover eseguire durante l’anno, preparativi divenuti quasi febbrili nel mese precedente l’evento: in luglio, infatti, un’apposita squadra di collaboratori della “Sezione Fiamma Olimpica” passò per la Statale jonica per l’identificazione e la segnatura a mezzo di vernice delle “Frazioni” elencate nella tabella di marcia. Successivamente una ridotta colonna delle Forze Armate provvide a portare in opera i contrassegni indicatori delle “Frazioni”, consistenti in tabelle di cartone plastificato di 40 x 60 centimetri, portanti l’emblema dei Giochi e il numero indicante la Frazione. La nostra popolazione, per la maggior parte dedita all’agricoltura, che partiva la mattina e rientrava la sera, ancora non si era accorta dell’evento che stava per coinvolgerla: la TV era a portata di pochi e la radio non era ancora tanto divulgata nel nostro Centro e i giornali erano nelle mani dei politicanti o dei “letterati”, magari portati sotto il braccio per snob, ma essa, notando dei cambiamenti e lo strano movimento di Militari, si incuriosì cosicché anch’essa incominciò a rendersi conto che qualcosa di importante stava per accadere. Negli ultimi giorni anche la neo-piazza antistante la chiesa venne abbellita in lungo e in largo con bandierine e con lanterne di carta, in particolare il “podio”, (ossia il bordo della piazza sovrastante la Nazionale) dove ci sarebbe stata l’accensione e il cambio dei tedofori, mentre per il paese manifestini annunciatori dell’evento erano affissi ovunque per le strade. L’amico dott. Domenico Lanciano, per gli amici Mimmo, che aveva allora dieci anni, ricorda che per l’occasione l’Enel illuminò per la prima volta i lampioni dei pesanti pali di cemento lungo le strade della marina fino ad allora al buio. Ed ecco il giorno fatidico. La folla fin dal primo pomeriggio si avvia verso la piazza, dove si stanno ritoccando gli ultimi preparativi per accogliere la fiaccola tanto attesa; verso sera la si vede accalcarsi nei posti anche più impensati: sui marciapiedi, lungo la Statale 106, sui balconi, sulle logge sovrastanti e perfino sulle terrazzine della Pretura o alle finestre per attendere ansiosi la fiamma che, già si sa, è approdata a Guardavalle alle 18:22, dove Francesco Jachino, ultimo tedoforo del Reggino, consegna al primo dei sindaci del Catanzarese, Signor Giuseppe Garito, la torcia che accende la fiaccola del primo tedoforo della nostra provincia, tale Luigi Gallo. Le autorità civili e religiose anche loro cercano un posticino presso il podio, dove tutti si sentono in diritto di avvicinarsi. L’attesa sembra non aver fine, il sole è già tramontato, le ombre della sera avanzano. Sono le 19:00 si sente da lontano il rombo dei motociclisti, si vedono arrivare le macchine dei carabinieri, la strada si anima di autovetture che accompagnano la Fiamma, ecco… finalmente spunta la fiaccola che il tedoforo ansante e orgoglioso porta svettante con mano ferma, più in alto della sua testa; uno scroscio di battimani rompe quegli attimi infiniti; si ferma un istante davanti alla piazza; sale in tutta fretta i gradini per raggiungere la “Frazione” dove è atteso dal Sindaco, Sig. Nicola Criniti, mentre il Caporale dal microfono fa da cronista; la statale nel frattempo è attraversata da altre macchine della pubblica sicurezza; mentre alcuni mezzi della Fiat si affollano sulla strada, transennata dai vigili urbani, per raccogliere i tedofori o per sostituirli con uno dei 300 militari che sono a bordo, allenati apposta, in caso di astensione o di infortunio da parte di qualche corridore. Ed ecco la cerimonia tanto attesa. Il Sindaco dice due parole di circostanza quindi con la fiaccola ricevuta accende quella del tedoforo successivo il quale, in divisa (maglietta in lana bianca con distintivo dei Giochi e mutandine donate dalla Snia Viscosa, e scarpette da ginnasta) attende con ansia e trepidazione, sotto la piazza, divenuta un podio olimpico, conscio della grande responsabilità che sta per assumersi: mille e cinquecento metri in cinque minuti e quindici secondi dalla partenza, per poi consegnare ad un altro quell’attimo di gloria che ricorderà per tutta la vita. Una precisazione quale risposta ad eventuale domanda di qualche lettore. abituato a desiderare di più di quello che legge. Ecco la domanda: “Come mai per un evento così importante e unico come il percorso della Fiamma Olimpica si scelse un percorso impensabile, e cioè la Costa Ionica della nostra Penisola, così dimenticata e così spesso bistrattata?” La scelta non fu né facile né casuale, dietro tutto ciò ci fu un travagliato pensamento di ricerca. Inizialmente il CIO pensava a un percorso fuori dell’Italia su terraferma, dalla Grecia fino a Trieste, ma risultava troppo lungo; poi a un percorso misto: terra e mare, con destinazione Brindisi, alla fine però sapientemente si optò per una via che avesse anche una valenza storico-culturale in linea con lo spirito dei giochi, cioè far attraversare dalla Fiamma le città della Magna Grecia per raggiungere Roma, ossia: Olimpia, Siracusa, Taranto, Napoli, Castelgandolfo. Aggiungiamoci, volendo, anche Locri, Kaulon, Squillace,… Così si spiega perché la Fiamma nel 1960 abbia percorso la Costa Jonica. Una scelta molto saggia e per noi molto importante, se dopo 60 anni siamo ancora qui a ricordare. A chiusura, quasi a voler compensare la mancata lettura di neanche un tedoforo badolatese, si riportano i nomi dei giovani della nostra zona che hanno avuto il piacere e l’orgoglio di portare in alto, marciando, la millenaria Fiamma di Olimpia.
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