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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/08/2021 - Anno: 27 - Numero: 2 - Pagina: 39 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA FIAMMA OLIMPICA A BADOLATO MARINA NEL 1960

Letture: 869               AUTORE: Luisa Caporale (Altri articoli dell'autore)        

Giornata storica quella del 19 agosto 1960, per Badolato giornata mai vissuta prima e
sicuramente unica.
La Fiamma, accesa dall’attrice greca Aleka Katseli nello specchio parabolico concavo che
concentra i raggi del sole nel tempio di Zeus, è partita da Olimpia il 12 agosto del 1960 ed è
sbarcata a Siracusa alle ore 20.30 del 18 agosto 1960 dall’Amerigo Vespucci dopo 5 giorni di
navigazione a vele spiegate. Consegnata solennemente a Concetto Lo Bello, arbitro di calcio, che
inizia il percorso siciliano con una staffetta di tedofori lungo la costa della Magna Grecia, giunge
nella nostra Marina attorno alle ore 19.00 del 19 agosto 1960.
Che giornata gloriosa, storica, festosa per la nostra neonata Marina! La Fiamma della XVII
Olimpiade, con meta ROMA, si ferma nel nostro paese, scelto come “Frazione”1 dal Comitato
Provinciale del CONI in collegamento con la Sezione Fiamma Olimpica del C.I.O. (Comitato
Internazionale Olimpico).
C’è un fermento immaginabile, una preparazione frenetica fin dal primo annuncio, avvenuto un
anno prima, da parte della Prefettura che invitava l’allora sindaco sig. Nicola Criniti a espletare gli
adempimenti prescritti per la buona riuscita dell’evento che sarebbe rimasto scolpito nella memoria
dei partecipanti per tutta la vita.
Tra gli adempimenti immediati c’era la preparazione di giovani tra i 18 e i 23 anni, presi anche
dai paesi vicini, da allenare per il trasporto della fiaccola. I migliori maratoneti sarebbero stati i
tedofori della nostra zona (alla provincia di Catanzaro erano stati assegnati 118 tedofori e 119
frazioni).
L’evento era troppo importante per non cogliere al volo l’impegno richiesto. Occorreva
muoversi subito. Il Sindaco si rivolse al giovane studente universitario Pepé Caporale che per il
suo impegno in parrocchia e nei Comitati civici aveva larga conoscenza della gioventù anche nei
paesi vicini. La partecipazione dei giovani fu lusinghiera. Il Caporale, coadiuvato dall’entusiasta
Pietrino Squillacioti, organizzò, appena pronti gli elenchi, gli allenamenti, dapprima sulla nazionale
S.S. 106 quindi sulla provinciale verso Badolato superiore con delle gare intermedie per valutare
i migliori e portarli alle selezioni provinciali. Dovevano essere capaci di percorrere 1500 metri in
5 minuti e 15 secondi, secondo le regole date. Su quella particolare fase, tanto importante quanto
partecipata e frenetica, abbiamo raccolto alcune interviste che non riportiamo causa lo spazio. Tra
l’altro abbiamo registrato il rammarico che nell’elenco dei tedofori della provincia di Catanzaro non è compreso neanche un Badolatese: forse nessuno è stato così bravo da venire selezionato. Un
grande dispiacere, dopo tanto entusiastico dinamismo.
La preparazione al grande evento non si esauriva, ovviamente, nella preparazione dei ragazzi.
Da parte della Prefettura spesso arrivavano altre comunicazioni per i preparativi minuziosi da
dover eseguire durante l’anno, preparativi divenuti quasi febbrili nel mese precedente l’evento: in
luglio, infatti, un’apposita squadra di collaboratori della “Sezione Fiamma Olimpica” passò per la
Statale jonica per l’identificazione e la segnatura a mezzo di vernice delle “Frazioni” elencate nella
tabella di marcia. Successivamente una ridotta colonna delle Forze Armate provvide a portare in
opera i contrassegni indicatori delle “Frazioni”, consistenti in tabelle di cartone plastificato di 40 x
60 centimetri, portanti l’emblema dei Giochi e il numero indicante la Frazione.
La nostra popolazione, per la maggior parte dedita all’agricoltura, che partiva la mattina e
rientrava la sera, ancora non si era accorta dell’evento che stava per coinvolgerla: la TV era a
portata di pochi e la radio non era ancora tanto divulgata nel nostro Centro e i giornali erano nelle
mani dei politicanti o dei “letterati”, magari portati sotto il braccio per snob, ma essa, notando
dei cambiamenti e lo strano movimento di Militari, si incuriosì cosicché anch’essa incominciò a
rendersi conto che qualcosa di importante stava per accadere.
Negli ultimi giorni anche la neo-piazza
antistante la chiesa venne abbellita in lungo
e in largo con bandierine e con lanterne di
carta, in particolare il “podio”, (ossia il bordo
della piazza sovrastante la Nazionale) dove
ci sarebbe stata l’accensione e il cambio
dei tedofori, mentre per il paese manifestini
annunciatori dell’evento erano affissi ovunque
per le strade.
L’amico dott. Domenico Lanciano, per gli
amici Mimmo, che aveva allora dieci anni,
ricorda che per l’occasione l’Enel illuminò
per la prima volta i lampioni dei pesanti pali
di cemento lungo le strade della marina fino
ad allora al buio.
Ed ecco il giorno fatidico.
La folla fin dal primo pomeriggio si avvia
verso la piazza, dove si stanno ritoccando gli
ultimi preparativi per accogliere la fiaccola tanto
attesa; verso sera la si vede accalcarsi nei posti
anche più impensati: sui marciapiedi, lungo la
Statale 106, sui balconi, sulle logge sovrastanti
e perfino sulle terrazzine della Pretura o alle
finestre per attendere ansiosi la fiamma che,
già si sa, è approdata a Guardavalle alle 18:22,
dove Francesco Jachino, ultimo tedoforo del
Reggino, consegna al primo dei sindaci del
Catanzarese, Signor Giuseppe Garito, la torcia
che accende la fiaccola del primo tedoforo
della nostra provincia, tale Luigi Gallo.
Le autorità civili e religiose anche loro cercano un posticino presso il podio, dove tutti si sentono
in diritto di avvicinarsi. L’attesa sembra non aver fine, il sole è già tramontato, le ombre della sera
avanzano. Sono le 19:00 si sente da lontano il rombo dei motociclisti, si vedono arrivare le macchine
dei carabinieri, la strada si anima di autovetture che accompagnano la Fiamma, ecco… finalmente
spunta la fiaccola che il tedoforo ansante e orgoglioso porta svettante con mano ferma, più in alto
della sua testa; uno scroscio di battimani rompe quegli attimi infiniti; si ferma un istante davanti
alla piazza; sale in tutta fretta i gradini per raggiungere la “Frazione” dove è atteso dal Sindaco,
Sig. Nicola Criniti, mentre il Caporale dal microfono fa da cronista; la statale nel frattempo è
attraversata da altre macchine della pubblica sicurezza; mentre alcuni mezzi della Fiat si affollano
sulla strada, transennata dai vigili urbani, per raccogliere i tedofori o per sostituirli con uno dei 300
militari che sono a bordo, allenati apposta, in caso di astensione o di infortunio da parte di qualche
corridore. Ed ecco la cerimonia tanto attesa. Il Sindaco dice due parole di circostanza quindi con
la fiaccola ricevuta accende quella del tedoforo successivo il quale, in divisa (maglietta in lana
bianca con distintivo dei Giochi e mutandine donate dalla Snia Viscosa, e scarpette da ginnasta)
attende con ansia e trepidazione, sotto la piazza, divenuta un podio olimpico, conscio della grande
responsabilità che sta per assumersi: mille e cinquecento metri in cinque minuti e quindici secondi
dalla partenza, per poi consegnare ad un altro quell’attimo di gloria che ricorderà per tutta la vita.
Una precisazione quale risposta ad eventuale domanda di qualche lettore. abituato a desiderare
di più di quello che legge. Ecco la domanda: “Come mai per un evento così importante e unico
come il percorso della Fiamma Olimpica si scelse un percorso impensabile, e cioè la Costa Ionica
della nostra Penisola, così dimenticata e così spesso bistrattata?” La scelta non fu né facile né
casuale, dietro tutto ciò ci fu un travagliato pensamento di ricerca. Inizialmente il CIO pensava a un
percorso fuori dell’Italia su terraferma, dalla Grecia fino a Trieste, ma risultava troppo lungo; poi
a un percorso misto: terra e mare, con destinazione Brindisi, alla fine però sapientemente si optò
per una via che avesse anche una valenza storico-culturale in linea con lo spirito dei giochi, cioè
far attraversare dalla Fiamma le città della Magna Grecia per raggiungere Roma, ossia: Olimpia,
Siracusa, Taranto, Napoli, Castelgandolfo. Aggiungiamoci, volendo, anche Locri, Kaulon,
Squillace,… Così si spiega perché la Fiamma nel 1960 abbia percorso la Costa Jonica. Una scelta
molto saggia e per noi molto importante, se dopo 60 anni siamo ancora qui a ricordare.
A chiusura, quasi a voler compensare la mancata lettura di neanche un tedoforo badolatese, si
riportano i nomi dei giovani della nostra zona che hanno avuto il piacere e l’orgoglio di portare in
alto, marciando, la millenaria Fiamma di Olimpia.

238) GALLO Luigi
239) AMATRUDA Leopoldo
240) GALENO Pasquale
241) ANDRICCIOLA Giovanni
242) PISANI Arturo
243) COLLOCA Ernesto
244) VILLELLA Gianfranco
245) CARERI Antonio
246) DATTOLI Domenico
247) DEMASI Vincenzo
248) BARBIERI Matteo
249) GILIBERTO Vittorio
250) MOSCHELLA Antonio
251) MAZZITELLI Francesco
252) BARBUTO Giuseppe
253) SCOPACASA Francesco
254) CIANCIO Antonio
255) APICELLA Fausto (Soverato)
256) PULTRONE Giuseppe
257) CAMINITI Antonio
258) PALAZZO Martino
259) DE VITA Elio
260) ALTAMONTE Fortunato
261) COSENTINO Francesco
262) SOLANO Giuseppe
263) RUSSO Vincenzo
264) SPITALE Santo







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