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Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/12/2023 - Anno: 29 - Numero: 3 - Pagina: 42 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

IL “PROFILO MORALE” nelle parole di un padre d’altri tempi

Letture: 664               AUTORE: Francesco Carnuccio (Altri articoli dell'autore)        

(L’amico Ciccio Carnuccio, nato a Badolato nel 1938, è vissuto in gran parte a Crotone
(dal 1960), dove ancora risiede da medico ortopedico in pensione.
Nelle sue “Le memorie di un medico”, memorie molto circostanziate per l’ottima memoria
e soprattutto per l’afflato umano che le pervade, risaltano egregiamente condizioni situazioni
e luoghi, e sono tratteggiati minuziosamente i professori dell’Istituto Salesiano di Soverato
che hanno contribuito notevolmente alla sua formazione. Lo spazio maggiore, però, è riser
vato alle sue sorelle, e ancor più a sua madre e a suo padre, il cantoniere, poi capo, Pasquale
Carnuccio -classe 1908-, protagonista e formatore di alto profilo morale, anche con l’esem
pio. Leggiamo insieme lo stralcio che ci siamo permessi di operare, ringraziando l’amico
medico per il qualificato gradito contatto.).
Fin dai primi anni di studio pensavo che l’impegno nella conoscenza e nella cultura fossero
indispensabili per fare di me un uomo e soprattutto per essere libero. Mio padre stesso intuì in
epoca arretrata che la migliore dote da dare ai figli fosse la cultura. “Devi studiare altrimenti
non sei nessuno”: diceva. Egli era buono, ma privo di dottrina e se ne faceva un cruccio per
non aver potuto studiare; aveva le basi elementari e da ragazzo apprese qualcosa di più da pa
dre Bonaventura, un francescano minore a cui serviva la Messa. La bontà e l’onestà erano le
altre cose che mi raccomandava e per me ne fu l’esempio.
Mi viene in mente al riguardo quanto scriveva Giuseppe Giusti nel suo “Epistolario” nella
lettera a Giovannino Piacentini fanciullo: “Altri comincerebbero per raccomandarti lo studio
e io comincio dal raccomandarti la bontà e ti prego di custodirtela nel cuore come un tesoro
senza prezzo”; poi proseguiva: “senza uomini dotti il mondo potrebbe andare avanti benis
simo, credilo pure, senza uomini buoni ogni cosa sarebbe sovvertita”. Intendendo, però, per
“dotti” quelli che usano la dottrina come vana ostentazione di erudizione, un orpello, una vana
suppellettile che poco serve all’uso nella vita; la vera dottrina è quella finalizzata alla forma
zione dell’individuo sul piano intellettuale e morale ed è diretta all’acquisizione della consa
pevolezza del ruolo che ad ognuno compete nella società. La cultura ti consente di formarti e
di trovare un lavoro. Il lavoro ti libera dal primo condizionamento, che è la sottomissione o
peggio ancora la schiavitù. Lavoro e libertà: i due fari della mia vita.
La mia libertà fu vissuta anche nell’accezione più ampia del significato morale: aiutare chi
soffre era già insito nella mia professione, ma proprio per questo ho rafforzato ancora di più
il mio impegno. Nel mio percorso di vita cercai di vedere sempre quella parte di buono che ci
fosse nell’altro, convinto che la diffidenza e il pregiudizio alimentano la discriminazione e non
incoraggiano alla socialità.


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