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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/04/2014 - Anno: 20 - Numero: 1 - Pagina: 25 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

ANCORA STORIA SALVATA PER CASO (N° 4)

Letture: 1160               AUTORE: Franco Muià (Altri articoli dell'autore)        

Anni fa, trasferendomi a vivere a Badolato e avvicinandomi a La Radice, avevo iniziato con il leggere
i numeri arretrati della rivista dell’Associazione. Avevo così apprezzato, in un articolo del lontano
1996 nella rubrica “Il personaggio” a firma del professore Vincenzo Squillacioti, la storia e la
figura di Nicola Carnuccio, uno dei tanti emigrati badolatesi in Argentina. Ma il tempo passa e ci
dimentichiamo purtroppo facilmente di coloro che non abbiamo conosciuto di persona. Così a me è
successo in questo caso.
Nel numero scorso de La Radice, continuando a raccontare delle vecchie lastre fotografiche
recentemente ritrovate, abbiamo pubblicato altri due ritratti di badolatesi che non eravamo stati ancora
in grado di identificare. I volti delle persone raffigurate mi erano ormai diventati familiari, avendoli
tante volte guardati mentre lavoravo sulle immagini o le mostravo ad amici e conoscenti in paese
per riconoscere un volto e ascoltare una storia. Avevo quindi grande familiarità con i volti, e nel caso
specifico quello di un bambino fotografato accanto ad una donna, presumibilmente la madre. Come
presumibilmente la foto, risalente agli anni ’30 del secolo scorso, era stata realizzata perché necessaria
per emigrare. La fotografia allora era una tecnica non di massa, come è invece oggi, ma ancora
un procedimento abbastanza costoso e quindi molte volte limitato a indispensabili necessità, quale ad
esempio quella di un documento per l’espatrio.
Dopo la pubblicazione e la diffusione del numero scorso della nostra rivista ho ricevuto una email
dall’Argentina. In essa si riconosceva e dettagliava l’identità delle persone raffigurate, con il racconto
del bambino Nicola che si era imbarcato con la madre da Napoli per l’Argentina nel 1938, proprio
quattro giorni prima del suo nono compleanno. Il professore Squillacioti mi ha allora rammentato che
la storia del bambino era già stata scritta su La Radice, così ho potuto rileggerla
e ora, solo ora, posso dire che non la dimenticherò mai più. Ora ho potuto
riunire una storia, una bellissima storia, al volto di un bambino che già mi era
familiare, pur non avendolo mai conosciuto di persona. Ho potuto immaginarlo,
e quasi vederlo, arrivare da straniero in una terra che sarebbe diventata la
sua, e poi crescere ed affermarsi.
Grazie signora Francesca, vedova di Nicola Carnuccio, grazie per avermi
scritto e fatto finalmente conoscere suo marito.
Credo che queste vecchie lastre, queste fotografie scattate a Badolato negli
anni precedenti alla seconda guerra mondiale, ci stiano offrendo una grande
occasione. Quella di riparlare di uomini e di donne che fanno parte, ognuno
con la propria storia, della storia di questo paese. I ritratti che abbiamo ritrovato
sono tante tessere che piano piano si incastrano a trovare il proprio posto
nel quadro generale. Questo ci parla soprattutto di immigrazione, di quegli
anni che hanno segnato il volto del paese con l’abbandono anche di famiglie
intere, abbandono forzato perché costretti a cercare un futuro migliore in anni
di grande crisi. Tanti di questi volti sono di persone che fanno ora parte, oltre
che della storia di Badolato, anche della storia dell’Argentina, dell’Australia o
degli Stati Uniti d’America. È nostro dovere rinnovare la loro memoria, che
non è solo la loro individuale ma anche quella collettiva, del paese. Ed è necessario
farlo, perché i nostri progenitori sono le fondamenta del nostro presente,
e conoscendo queste fondamenta possiamo costruire il nostro futuro.
Negli ultimi tre numeri della nostra rivista abbiamo avuto ogni volta la fortuna
di riconoscere e rinnovare le storie di alcune persone. Dall’intera famiglia
in procinto di partire per l’Argentina al bambino appena nato e morto prima che
il padre ritornasse dalla guerra, dalla signora che dagli Stati Uniti si è riconosciuta
raffigurata all’età di pochi mesi fino all’ultimo caso del quale si è scritto qui
continua a sopra. In questo numero pubblichiamo altri tre ritratti di giovani dei quali non abbiamo ancora potuto
risalire al nome e alla storia. Proprio perché giovani non è facile identificarli, se non da parte di parenti
prossimi o magari, come è successo altre volte, da loro stessi. Ricordo che tutte le foto fino ad ora
recuperate, 108 in totale, sono a disposizione per chi le volesse vedere presso il mio studio in paese.
Molti dei raffigurati sono stati identificati ma altri ancora attendono un nome ed una storia.
Abbiamo buone ragioni per credere che ci siano ancora, conservate da privati, altre scatolette di
lastre fotografiche simili a quelle già ritrovate. Vorremmo che La Radice potesse acquisire questi
ritratti, anche se solo in copia, per unirli agli altri che già abbiamo, e continuare le nostre ricerche.
Ricordiamo che la nostra associazione ricerca non solo fotografie, ma anche documenti e ogni altro
materiale di interesse storico, anche del passato recente, incluse le testimonianze di fatti e di persone.
Più nello specifico, cerchiamo documentazione inerente all’emigrazione: copie di vecchi passaporti
vidimati per l’espatrio, di lettere, di antiche disposizioni testamentarie o di ogni altro documento
che possa, insieme alle fotografie, essere utile a far conoscere questa parte fondamentale della
nostra storia. Un documento di famiglia chiuso in un cassetto ha un valore limitato al privato; una
copia dello stesso, messa insieme ad altri provenienti da fonti diverse, può acquisire un valore pubblico
fondamentale. Una storia completa dell’emigrazione del nostro paese non è ancora stata scritta,
potrebbe nascere con il vostro contributo.

(La passione e l’impegno, oltre che la competenza professionale, con cui l’amico Franco Muià si sta dedicando a
questa importante ricerca, non solo ci commuove ma ci conforta, ci gratifica e ci colma di grande soddisfazione per i
risultati che si stanno ottenendo. Il caso sopra trattato, poi, ci riporta prepotentemente alla bella e indimenticabile figura
di Nicola Carnuccio, affettuoso amico personale e tanto vicino a La Radice; un uomo che, arrivando bambino in
terra straniera, ha lottato e penato, sino alla laurea in Medicina e alla Docenza universitaria in Cardiologia. Noi
siamo lieti, del lavoro di Franco, della Storia che porta alla luce, e dei ricordi che vengono stimolati .- La Direzione)

ANCORA STORIA SALVATA PER CASO (N° 4) - Franco Muià
ANCORA STORIA SALVATA PER CASO (N° 4) - Franco Muià
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