Data: 31/03/2003 - Anno: 9 - Numero: 1 - Pagina: 37 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Abbiamo scritto qualche volta che nel nostro dialetto non esiste il termine “antico” se non per indicare “gli Antichi”, i progenitori, d’un passato piuttosto remoto. Tutto l’altro “antico”, case, mobili, vestiti, carte, ecc., veniva liquidato con il termine “vecchio”, e, come tale da buttare ahri timpi. Da ciò la scomparsa, mediante piccone, acqua, fuoco ed altro, della maggior parte delle testimonianze del nostro passato. Un po’ ovunque, e quindi anche da noi. Ciò che non è stato barattato con secchi di plastica o con mobiletti di truciolato, prendendo la via di Napoli o di Bari, è stati quasi sistematicamente distrutto in loco. Così il cosiddetto castello, che all’inizio del XX secolo era ancora una chiara testimonianza del sistema feudale in Badolato. Ed è di ieri (1979) la scomparsa , mediante ruspa, della collinetta che conservava ancora le fondamenta del castello, e non solo. Così l’archivio comunale, che un nostro sindaco -mi viene detto da persone ben informate- ha fatto trasportare alla cartiera di Davoli (quando c’era) per farne… carta igienica. Non sarà vero?! È vero, comunque, che l’archivio del Comune di Badolato riempiva una grande grotta sottostante il municipio, l’ex mattatoio: da alcuni anni quella grotta è completamente vuota, e non c’è traccia, in nessun locale, dei quintali di documenti che non potevano non esistere, almeno dal secolo XVI in poi. È scomparsa -e più d’uno in Badolato sa come- la grande e forse importante biblioteca del Convento francescano di S. Maria degli Angeli, risalente, come ognun sa, al 1603. Persino numerosi registri delle quattro secolari parrocchie del vecchio borgo, sono introvabili. Chi scrive è riuscito a salvare parecchio, ma non tutto. Per non dire delle migliaia di libri e delle tantissime carte che erano conservate in case di privati, borghesi, non contadini! Potremmo citare decine di casi, e di nomi, di cui siamo venuti a conoscenza a causa del lavoro necessario per far vivere questo periodico. Ma non lo facciamo, anche perché abbiamo il dovere di non farlo. E non diciamo di oggetti vari, sacri e profani, scomparsi! Perché venduti. Perché rubati. Perché rotti. Perché bruciati. Perché buttati, anche nelle discariche pubbliche. Pensiamo a quadri, a Crocefissi, a Varette, a frantoi, a mulini a carri, ad aratri, a mangani, a telai a misure di cereali, a utensili, a libri, a lettere, a carte .varie. No si vuole accusare nessuno, da queste colonne, anche perché la responsabilità è, probabilmente un po’ di tutti: di chi ha operato in modo errato, di chi non ha educato, di chi non ha impedito, di chi non ha saputo prevenire. La miopia non è esclusiva di alcuni! Un Museo, però, o qualche cosa del genere, avrebbe certamente arginato questo sfacelo. E quelli che avrebbero dovuto pensare a un Museo, in Badolato, hanno nome e cognome. E sono sicuramente responsabili! Chi scrive, in particolare, ha dato spesso indicazioni e suggerimenti, anche pubblicamente. Sopravvive ancora, curiosa eccezione, l’archivio scolastico, le cui prime carte, veramente interessanti, risalgono al 1875: sono state sottratte all’incuria, alle blatte, ai topi negli anni Sessanta dello scorso secolo. Ed è di questi giorni l’uso che ne sta facendo un giovine badolatese nella preparazione di una tesi di laurea. Ci sono segnali, però, che quest’unico archivio non durerà a lungo: l’opera di annientamento pare sia già cominciata, sotto i nostri occhi. Che fare, allora?! Solo geremiadi? No! Noi lanciamo un appello, forte e chiaro: NON BUTTATE PIÙ NIENTE, SENZA AVER PRIMA PENSATO SERIAMENTE A QUEL CHE FATE! Se proprio volete avere un pensiero in meno, parlatene con qualcuno che, pensandola diversamente da voi, potrebbe salvare tra le cartacce un documento, una data, un nome, sottraendoli alla pattumiera, al fuoco della discarica. Non ci illudiamo, salvando un documento, di evitare la guerra, ma potremmo contribuire a recuperare una briciola del nostro passato. |