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Data: 30/06/2006 - Anno: 12 - Numero: 2 - Pagina: 44 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

DDIU MU NI LIBBARA DE PEZZENTI ARRICCUTI E DE RICCHI APPEZZANTUTI

Letture: 1238               AUTORE: Giovanna Durante (Altri articoli dell'autore)        

Tutto ciò che cambia bruscamente la vita, sia in negativo che in positivo, crea un trauma da cui scaturiscono atteggiamenti umani imprevedibili. A maggior ragione se l’inaspettato mutamento avviene senza meriti o demeriti particolari. E' il caso del ricco caduto in miseria e del povero divenuto ricco a cui si riferisce il nostro proverbio.
La ricchezza improvvisa, se non riesce a fare impazzire il fortunato (perchè sempre di fortuna si tratta), quasi certamente lo pone in una situazione psicologica particolare che lo induce al contrasto con sè e con gli altri. Generalmente chi passa dalla povertà alla ricchezza cerca di dimenticare quel mondo che si lascia alle spalle e rifugge da tutto ciò che gli ricorda la sua precedente condizione; spesso la nuova situazione lo porta all’arroganza e alla superbia e lo induce a voler dimenticare coloro con cui ha condiviso per anni la povertà. C’è chi arriva persino a convincersi gratuitamente di aver acquistato per propri meriti ciò che invece è chiaramente frutto di un evento fortuito.
Ben altra è la posizione del ricco caduto in miseria o, come si suol dire “mbascia fortùna”. Egli vive di ricordi, chiuso nel suo mondo che vorrebbe far rivivere ad ogni costo; non potrà mai accettare la sua nuova ed imprevista condizione sociale, ma solo subirla. A parte le ristrettezze economiche con le quali deve fare i conti, egli è continuamente tormentato dal pensiero della ricchezza sprecata, degli averi persi. Non accetta la compagnia dei ricchi con i quali non può più competere, ma neanche l’amicizia dei poveri dai quali è sempre stato distante. A tutti vorrebbe nascondere l’attuale suo stato di indigenza, ma finisce solo per diventare intrattabile e ridicolo.
Spesso avviene che il ricco impoverito, nell’incapacità di affrontare la scomoda situazione presente, si autoemargini e venga compatito da coloro che gli stanno vicini e da cui egli si allontana con atteggiamento altero.
Questo personaggio mi ricorda un vecchio film interpretato dal celebre Totò in cui il protagonista era proprio un nobile e ricco decaduto che cercava in ogni modo di nascondere l’attuale povertà, ostentando pateticamente un tenore di vita da nobile.
Non è certo facile intrecciare rapporti con personaggi di questo tipo, anzi è bene starne alla larga: “Dio ci liberi -dice il nostro proverbio- dai pezzenti arricchiti e dai ricchi impoveriti”.



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