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Data: 31/08/2015 - Anno: 21 - Numero: 2 - Pagina: 31 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA TELEVISIONE A BADOLATO

Letture: 330               AUTORE: Mario Ruggero Gallelli (Altri articoli dell'autore)        

Era appena iniziata la seconda metà del secolo scorso, gli effetti devastanti della seconda
guerra mondiale erano ancora tutti vivi nella mente e nella vita quotidiana delle persone. Da
Badolato, come da tutto il sud Italia, intere famiglie partivano in cerca di fortuna e con essa di
un po’ di serenità. Chi restava viveva le sue giornate tra il duro lavoro dei campi e gli affetti
familiari. Le attività erano ristrette nel raggio territoriale percorribile rigorosamente a piedi:
viaggio - lavoro - viaggio. A sera, specialmente d’estate, la ruga era il luogo dove le persone
mettevano a confronto le loro esperienze giornaliere, dove si attingevano notizie che talvolta
rasentavano il pettegolezzo.
Presto le abitudini cambiarono: stava entrando in molte famiglie e nei luoghi pubblici la
radio, precedentemente usata solo da poche persone benestanti (e di riflesso da qualche curioso
delle case vicine), per seguire i bollettini di guerra e “Radio Londra”. I bar, le sezioni dei partiti
o le case degli amici diventavano punto di incontro per ascoltare le trasmissioni serali. A poco
a poco nuovi interessi si affacciarono nella vita di tutti: le prime previsioni del tempo con
“Che tempo fa”, guida del comportamento nei campi dei nostri contadini; il triplice bip che
annunciava l’ora esatta e consentiva a tutti di sintonizzare le lancette degli orologi a corda; la
caratteristica sigla che preannunciava l’inizio di “Radio sera”, “u cumunicatu”, con le notizie
dall’Italia e dall’Estero.
Gli anni passavano, la tecnologia avanzava, qualcuno aveva sentito per radio di una
magica scatola, la televisione, che permetteva non solo di sentire le notizie, ma anche di
vedere chi le annunciava. E poi, di guardare spettacoli, film e tanto altro: una vera rivoluzione.
Così è stato.
Nel 1954, infatti, con le prime trasmissioni, quell’enorme cubo ha incantato tutti. La
sua diffusione sul territorio nazionale è stata lenta ma inesorabile. Qualche anno più tardi,
era il 1956, ha fatto il suo ingresso trionfale a Badolato rendendo locale d’avanguardia il
bar Ristagno, ubicato in corso Umberto primo, numero 176, gestito da mastro Agostino e
dal figlio Domenico, già punto di notevole affluenza di pubblico prima dell’alluvione del
1951, per l’intelligente gestione di don Andrea Saraco, ottimo pasticcere e gelataio. È lì
che, in una sala affollata e carica di fumo, con i bambini seduti rigorosamente a terra e i
grandi in parte sulle sedie e in parte in piedi, gratis si seguiva la prima diretta tv: una partita
di calcio giocata dal Milan e dalla Juventus. L’entusiasmo era alle stelle. Le sere a seguire
lo spettacolo continuava ma previa consumazione di una bibita, un caffè, un gelato o altro.
Come si può facilmente intuire lo spettacolo era precluso ai più, ai bambini in particolar
modo non restava che accucciarsi sui gradini davanti alle porte d’ingresso della sottostante via
Roma per ascoltare almeno la voce di Nicolò Carosio con le sue indimenticabili telecronache
delle partite di calcio.
Presto, però, queste preclusioni finirono, da quando, nel 1957, il direttivo della Democrazia
Cristiana prima, quello del Partito Comunista poi, e a seguire l’Azione Cattolica e i Coltivatori
Diretti decisero di dotarsi ognuno di un televisore.
In una piccola stanza di corso Umberto primo al numero 200, sede della DC, con il
contributo modesto di 10 lire, dalle 17 in poi si poteva seguire la “Tv dei ragazzi”, “Rin-Tin-
Tin”, “Lessie”, “La nonna del Corsaro Nero”, ecc. Si riprendeva alle ore 20, altre 10 lire, e
poi “Il segnale orario”, “Le previsioni del tempo”, “Il telegiornale”, “Carosello” e per finire le
trasmissioni serali che chiudevano il palinsesto.
La presenza di questo magico strumento, anche d’informazione, ha aiutato non poco
a combattere l’analfabetismo delle classi più deboli e ha insegnato la lingua italiana a chi
conosceva solamente il dialetto. Proprio la sezione dei Coltivatori Diretti organizzava incontri
per seguire la trasmissione “Non è mai troppo tardi”, del maestro Albero Manzi, coadiuvato in
loco dal ragioniere Pietro Carnuccio, che traduceva in dialetto e spiegava gli insegnamenti del
conduttore. Molti impararono così ad apporre la loro firma.
Non tutti però frequentavano questa singolare scuola per adulti promossa dai Coltivatori
Diretti, di area moderata. Il paese era diviso politicamente in blocchi rigidi e ognuno frequentava
il locale espressione della propria appartenenza, non favorendo perciò quell’avvicinamento
culturale necessario per la crescita di una società.
Un discorso a parte va fatto per la Comunità della Frazione Marina, numerosa dopo
l’alluvione del 1951. Il completamento della chiesa dei Santi Angeli Custodi e la sua apertura
al culto nel 1956 sviluppò una forte dinamicità fra gli abitanti. Un ruolo importante va
riconosciuto a padre Silvano Lanaro, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali il quale capì
che all’interno delle attività dell’oratorio la televisione poteva funzionare da collante, favorire
il frantumarsi di quei blocchi rigidi che per molti anni erano esistiti nel Borgo. Accomunò
tante menti diverse fra loro: realizzazione piena della missione pubblica con la quale la scatola
magica è nata.
Ci chiediamo se oggi la Tv persegue ancora l’obiettivo inziale. Gli interessi economici e
politici hanno stravolto e condizionato le trasmissioni indirizzando le nostre scelte non sempre,
ci permettiamo di dire, al meglio.


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