Data: 31/12/2013 - Anno: 19 - Numero: 3 - Pagina: 33 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Direzione (Altri articoli dell'autore)
Impossibilitati, ormai, a dare spazio in questa rubrica alle numerose comunicazioni che ci pervengono e per telefono e via computer, ci limitiamo a dire soltanto -a parte opportune eccezioni- della corrispondenza che riceviamo tramite il servizio postale. Padre Marco Innocenti ci scrive ancora dall’Etiopia, per mandare con anticipo i suoi auguri di Natale (la lettera è pervenuta il 4 ottobre 2013), in quanto la Provincia Etiopica dei Missionari Comboniani gli ha concesso di fare il dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Pertanto, in procinto di lasciare ad altri la cura dei suoi Gumuz, ci scrive: “Non dimentichiamoci di loro e dell’opera dei missionari comboniani che continuano quello che ho contribuito a fondare e ad iniziare tra i gumuz: c’è bisogno di portare avanti ciò che già c’è e di raggiungere sempre più gente in posti nuovi con l’istruzione, la sanità e l’evangelizzazione. Perciò sarebbe bello che continuiate a sostenere le missioni cattoliche tra i gumuz… anche durante la mia assenza (temporanea) dall’Etiopia… Spero di potervi rivedere e pian piano riabbracciare tutti in Italia…”
Dall’Argentina ci scrive l’attenta nostra lettrice Teresina Gallelli, figlia del compianto Salvatore, da tutti noi e da sempre conosciuto come Ardìnu (Aldino), scomparso nel gennaio del 2011. La sua lettera trabocca di grande affetto per il padre, e da figlia vuole “rendere testimonianza alla sua figura di uomo nobile, affabile e tenace, dedito al lavoro, legato alla famiglia, rispettoso delle tradizioni, orgoglioso delle sue radici e fedele nelle sue convinzioni… personalità semplice, ma di temperamento forte ed energico… Nei miei ricordi lo rivedo con il suo modo tremendamente passionale raccontare episodi della sua gioventù, delle sofferenze passate, e soprattutto le lotte in un periodo tumultuoso del paese, manifestando subito una passione politica che lo ha portato a essere testimone attivo di rivendicazioni e conquiste sociali del paese, assieme ai suoi compagni di percorso della sua generazione dei quali ci restano pochi.” L’amica Teresina continua la narrazione della vita del padre emigrante, come tanti altri badolatesi, in cerca lavoro e di fortuna, per garantire alla famiglia un futuro migliore, con sacrifici e sofferenze ma senza mai rinunciare alla propria dignità di persona libera e pensante.
A noi, che Ardìnu l’abbiamo conosciuto, con cui abbiamo a lungo conversato in occasione di due suoi viaggi a Badolato, che abbiamo ascoltato dalla sua voce episodi e notizie interessanti della nostra storia di cui è stato in parte protagonista e vittima, viene in mente d’aver sentito dire che, da emigrato in terra d’America, a sera, dopo cena, soleva uscire da casa dicendo alla moglie che andava a fare due passi per le vie di Badolato. Quanto basta -se non fosse sufficiente altro- per comprendere la sensibilità e l’amaritudine di chi è costretto ad abbandonare la propria terra. * * * Ed ecco un’altra bella lettera che gratifica noi tutti ed in particolare il nostro Franco Muià che sta profondendo impegno professionale e tanta passione nell’intento di dare un nome a tutte le fotografie delle 93 lastre ritrovate in Badolato Superiore (La Radice, n° 1/2013, pag. 24): Amici carissimi, non molto tempo fa sfogliando il periodico La Radice, ho avuto una bellissima sorpresa: ho visto una mia foto (La Radice, n° 2/2013, pag 27, in basso a destra- ndd) -avevo soltanto nove mesi- che era andata smarrita e la cercavo da anni. Nel vederla non credevo ai miei occhi, che grande emozione, che regalo bellissimo! Per cui desidero ringraziare di cuore il signore Franco Muià per avermi fatto questo bellissimo regalo. E ringrazio immensamente il Direttore Professore Vincenzo Squillacioti e tutti voi collaboratori del periodico che fate tanto lavoro gratuito per mandare a noi emigrati sparsi per il mondo un pezzo del nostro paese. Ogni volta che ricevo il periodico mi affretto a leggerlo perché è molto informativo con tante tradizioni, ricordi del passato e notizie del presente, e con nostalgia mi porta agli anni della mia gioventù trascorsi nel mio bel paese natio che non dimentico mai. Mi auguro che possiate mandarcelo per molti anni ancora. Grazie e affettuosi saluti a tutti. Vittoria Squillacioti (Kenilworth, N.J. - U.S.A.)
nella foto Gublak (Etiopia) - Padre Marco (al centro) e il suo sostituto Padre Juan (a sinistra) * * * |