Data: 31/03/2003 - Anno: 9 - Numero: 1 - Pagina: 43 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Claudio Martinotti (Altri articoli dell'autore)
Lo spazio solitamente dedicato a questa rubrica questa volta viene riservato a una sola “lettera”, che non avremmo voluto ricevere, nel senso che avremmo desiderato che non si fossero mai verificate le condizioni che hanno determinato questo messaggio. Che non avremmo voluto pubblicare, perché abbiamo scelto di scrivere sempre in positivo. Ma non siamo tanto ingenui da non vedere che il negativo esiste, e che il non parlarne o scriverne non è sufficiente perché non esista. Scelte sì, ma struzzo no. Questo messaggio, pervenutoci via e-mail, ci riguarda particolarmente da vicino perché chi lo firma, l’amico Claudio Martinotti, è a noi legato da affettuosa amicizia e da reciproca stima. Sentiamo, pertanto, di doverlo proporre all’attenzione degli amici lettori, esprimendo l’augurio e la speranza che giunga il momento della pace, nel cuore di ogni uomo, in ogni famiglia, in ogni paese, su tutto il pianeta. Incapaci d’altro, non rimane che sperare.
RINUNCIARE ALLA LOTTA PER LA LEGALITÀ VUOL DIRE MORIRE LENTAMENTE
Certo che rispetto agli anni in cui mi limitavo a leggere LA RADICE e comunicare saltuariamente con il suo direttore, Vincenzo Squillacioti, ed anche più recentemente nell’estate del 2001 quando sono venuto a Badolato una decina di giorni in agosto, il luogo sembra irriconoscibile, decisamente degenerato e degradato. E dire che dopo la visita stavo orientando amici ed investimenti verso Badolato, ma ho dovuto desistere ai primi segnali che la zona non corrispondeva esattamente a quell’oasi di pace e naturalità che appariva. Se c’è un modo aberrante per decretare la fine di una località, credo che lo stiano applicando con successo. E dire che ci sono delle personalità squisite, straordinarie, di notevole valore e talento, ed avete un’associazione culturale come ce ne sono poche in Italia… l’unica speranza forse si potrebbe riporre nelle capacità investigative degli inquirenti e nella capacità di presidiare il territorio, ma ne dubito. Un’altra soluzione potrebbe derivare da un vero e proprio sollevamento popolare, un’onda di rigetto totale verso questo spregevole modo di intimidire e di impedire le libertà politiche e sociali. Forse più praticabile, ma non bastano i proclami e le dichiarazioni di intenti, occorre scendere in strada, tutti quanti, mobilitarsi, tutti quanti… rinunciare in questo caso significa morire lentamente. |