Data: 30/09/2007 - Anno: 13 - Numero: 3 - Pagina: 38 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Qualcuno ha definito la seconda guerra mondiale “un’ondata”, ovviamente devastatrice e mortifera, e questa nostra zona ionica con la vita che vi si conduceva in quegli anni tristi è stata descritta come “al margine” di quell’ondata. A ben considerare, però, tanto marginale la nostra Calabria non è stata rispetto al grande conflitto: non sono state poche le bombe piovute dall’alto sulle nostre città e sui nostri paesi; innumerevoli sono stati i mitragliamenti delle nostre strade ferrate e delle strade nei centri urbani, come, ad esempio, a Catanzaro e a Mileto; non poche le battaglie nei nostri mari, a cominciare da quella passata alla storia come “di Punta Stilo”. Alle migliaia di caduti sui campi di battaglia devono pertanto aggiungersi, nella drammatica conta dei morti, i tanti che hanno perso la vita in casa propria. Degli episodi bellici abbattutisi sulle nostre contrade forse non è mai stato scritto in modo completo, anche se spesso abbiamo avuto modo di ascoltare o di leggere di battaglie a colpi di cannone, di bombardamenti di aerei, di affondamenti di navi. Restringendo il campo bellico al solo territorio comunale di Badolato e paesi immediatamente confinanti, e al mare antistante, abbiamo già scritto in passato della battaglia navale di Punta Stilo del 9 luglio 1940 (La Radice, n° 3/1998, pagg. 33 e 34), del bombardamento aereo del Pantano del 17 luglio 1942 (La Radice, n° 2/1995, pag. 20), della battaglia (terrestre) di Badolato del 9 settembre 1943 (La Radice, N.U. del 30 novembre 1994, pag. 15). Ma sappiamo che altri episodi bellici restano da “recuperare”, qui da noi come altrove. Vogliamo adesso scrivere per i nostri lettori, e perché se ne conservi la memoria per le future generazioni, dell’abbattimento di un aereo nemico nel corso di una battaglia nei nostri cieli. Sono passati tanti anni da quando ho sentito per la prima volta di un aereo”caduto” a Gallipari, ma la notizia finiva lì. Per appurare quando, dove, come… ho ascoltato decine di persone, ovviamente anziani che durante la guerra non erano più bambini. E fin dall’inizio della ricerca ho sentito voci discordanti: alcuni parlavano di caduta e altri di abbattimento. E poi: abbattimento da parte di una nave italiana; no, da parte di un aereo; da parte della difesa costiera,. (È opportuno qui ricordare, per inciso, che la nostra costa, e non solo questa, era munita da un non disprezzabile sistema difensivo con postazioni di cannoni e di mitragliatrici. Dei tanti di questi bunker che c’erano nella marina di Badolato oggi se ne contano soltanto tre, che La Radice ha inserito nei siti del Museo comprensoriale del Territorio. Se mai tale Museo ci sarà. Ma questo è un altro discorso.) Un po’ tutti i miei intervistati mi parlavano di due piloti, olandesi, ma c’era chi parlava di aereo inglese e chi, invece, di aereo americano. Così come nessuno, quando chiedevo di ricordare la data, sapeva dirmi l’anno e tanto meno il mese e il giorno. Ma per tutti si trattava del periodo estivo, giacché loro, i miei interlocutori, erano nei campi circostanti per irrigare gli orti e per raccogliere i fichi. In molti sono accorsi al luogo della caduta, dal Ponticèhru, dal Laccu, da Vahrìna, da Cardàra… Qualcuno, precisando che l’aereo è caduto nel punto in cui il mare raggiunge la sabbia, tal che parte del velivolo è rimasto sott’acqua e parte allo scoperto, mi ha riferito d’aver visto i due piloti, di cui uno poi rivelatosi leggermente ferito, cercare di scappare a nuoto, verso il largo, ma sono stati raggiunti e costretti a venire a terra da soldati italiani arrivati a bordo di un idrovolante. Una volta a terra sono stati interrogati da tali soldati che conoscevano la lingua inglese. C’è, invece, chi mi ha raccontato che l’interrogatorio dei prigionieri è avvenuto nella Caserma della Guardia di Finanza di Badolato, dal brigadiere comandante che masticava un po’ d’inglese. Si ritiene, però, più attendibile la versione che i due siano stati trasferiti alla marina di Sant’Andrea Ionio dove, pare, c’era un non ben definito Comando militare dell’Esercito Italiano (A difesa della Calabria c’era il XXXI Corpo d’Armata il cui Comando aveva sede in Catanzaro). Tra i contadini accorsi, non certo con intenzioni bellicose e vendicative, ma per comprensibile curiosità ed apprensione, certo Raffaele Nisticò (’e Vartòlu) ha offerto ai due dei grappoli di uva, del tipo nigrèhra, ricorda ancora qualcuno. Da Badolato (non esisteva ancora Badolato Marina) è scesa una delegazione composta dal Podestà dell’epoca, da una Guardia municipale e da un gerarca fascista che, stando ad una testimonianza oculare ed auricolare, avrebbe esclamato appena giunto nei pressi: “Dove sono, che li prendo a schiaffi!” Tra la piccola folla accorsa sulla spiaggia anche don Armando Feudale, di Isca, che teneva per mano il figlioletto Antonio, futuro segretario comunale. Qualcuno ha preso furtivamente dall’aereo la pistola very e, forse senza avvedersene, fece partire un razzo per cui si vide un pauroso fuggi fuggi durante il quale i due Feudale, padre e figlio, si sono inzaccherati nel laghetto detto “do làganu”, all’estrema foce del Gallipari, lato nord, nel territorio di Isca, quindi. Situazione che confermerebbe la versione che l’aereo sia caduto in territorio iscano, anche se ciò non giustificherebbe facilmente la presenza della delegazione “ufficiale” del Comune di Badolato. Si tratta, lo sappiamo, di notizie molto marginali: se ne scriviamo è soltanto per evidenziare la ricchezza dell’informazione orale, ed insieme la difficoltà di acquisire notizie certe, e quindi il rischio di scrivere inesattezze. Una curiosità ancora: qualcuno dei presenti si è messo a tagliare dall’aereo guarnizioni di caucciù. Per farne solette di scarpe? Avveniva di peggio, in quel periodo! A chiarirmi le idee, acquisendo i dati mancanti alle varie testimonianze orali, la lettura di alcune pagine di KR cronache di guerra, di Giulio Grilletta (Pellegrini Editore, Cosenza 2003). Alle pagine 211 e 212 si legge che nell’agosto del 1942 “Per l’Asse è di primaria importanza l’afflusso di armi, ricambi e carburanti verso il Nord Africa, dove sta per essere giocata la partita decisiva. La Gran Bretagna, dal canto suo, cerca con tutti i mezzi disponibili di rifornire Malta e di farla rinascere come roccaforte alleata nel centro del Mediterraneo… in agosto i Britannici decidono d’inviare a Malta un convoglio veloce di quattordici mercantili al quale viene dato il nome di Pedestal (Piedistallo). Il convoglio -ordina il primo ministro Winston Churchill- avrà priorità su qualsiasi altra necessità manifestatasi nelle acque sotto controllo e responsabilità della Royal Navy, dall’Artico all’Estremo Oriente… La battaglia che si svolge attorno alla metà del mese, è perciò detta di mezz’agosto…”. A pagina 212 si legge ancora: “Oggi 20 corrente, alle ore 11,00, un nostro convoglio in navigazione a 2 miglia a sud di Punta Stilo -comunica il Comando Difesa Territoriale di Palermo, informato dalla DICAT di Messina- è stato attaccato da dieci aerosiluranti britannici. In seguito a pronta reazione contraerea e all’intervento della caccia, un aerosilurante è stato abbattuto. I rimanenti velivoli nemici, di cui alcuni ritengonsi colpiti, sono stati costretti ad allontanarsi con rotta SE. Il convoglio non ha riportato danni e ha proseguito la navigazione con rotta NE. Un nostro Cant-Z 501 è stato costretto ad ammarare a Marina di Badolato (CZ). Il giorno dopo il Comando della 21ª Legione MACA, comunica da Catanzaro: ‘L’aereo silurante inglese, bimotore, abbattuto ieri lungo la costa calabro-jonica, è precipitato in fiamme sulla spiaggia nei pressi di Ponte Gallipari, a nord di Marina di Badolato. L’equipaggio, composto di un sergente e di un aviere, è stato fatto prigioniero dalla fanteria costiera. L’apparecchio nemico sembra sia stato colpito da un CantZ di scorta al convoglio.” Non siamo certi della fine che ha fatto il relitto dell’aereo inglese abbattuto e se l’aereo italiano costretto ad ammarare è stato recuperato da tecnici del nostro Ministero della Difesa, tutt’e due, pare, nei pressi del Gallipari, dove oggi c’è il porto di Badolato. Un nostro sub ci dice che accanto alla foce del fiume, lato sud, c’è ancora l’ala di un aereo: a quale dei due appartiene? Dalle tre foto fatteci avere non è dato individuare alcun indizio, non sono anzi da riprodurre. Probabilmente a quello abbattuto (vedi disegno della costa). Ci dice ancora, il nostro interlocutore, che negli anni Settanta una squadra di sub (civili, amici tra loro) è scesa nel mare antistante la foce del Gallipari ed ha recuperato, alla profondità di circa 15 metri, un motore di aereo, che, assicura, era nemico. E conclude asserendo che quel motore si trova oggi al Museo dell’Aeronautica Militare. (Stiamo verificando.) Dal canto nostro, scarsi come siamo di soldi e di persone disposte a rimboccarsi le maniche per darci una mano, e quindi nell’impossibilità di portare la nostra ricerca nelle Biblioteche calabresi per cercarvi articoli di giornale, e negli Archivi storici per cercarvi documenti, siamo soltanto in grado di aggiungere gli estremi di una deliberazione comunale che in qualche modo attiene l’argomento qui trattato: “Delibera N° 29 - Erogazione di spesa sui fondi a Calcolo di Bilancio di previsione dell’Esercizio finanziario 1943 – Pubblicato all’Albo Pretorio il 14.11.1944 - Senza opposizione - Regia Prefettura di Catanzaro N° 2411 Div. Rag. - Visto per l’esecutiva - Addì 3 Febbraio 1944 - Il Prefetto Marchese - Articolo 77. Spese per le truppe - Percipiente: Frustaglia Giuseppina (sposata Ciani, albergatrice in Corso Umberto I, ndd) - Oggetto della spesa: Per alloggio a 16 militari per 5 giorni venuti nel Comune per lo smontaggio di un aereo (a £ 4,50 al giorno per ciascun militare) - Ammontare del pagamento disposto £ 360,00”. Le nostre possibilità di scavo per ora finiscono qui. Se a qualcuno importasse saperne di più sa ormai da dove partire. Vincenzo Squillacioti (Si ringraziano per la collaborazione: Pepé Giglio, Gerardo Mannello, Marziale Mirarchi, Antonio Miriello, Armando Nisticò, Cosimo Piroso, Pietro Piroso, Pepé Parretta) |