Data: 30/04/2008 - Anno: 14 - Numero: 1 - Pagina: 43 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Letture: 1239
AUTORE: Ulderico Nisticò (Altri articoli dell'autore)
(Sono sempre numerosi gli amici che ci partecipano loro poesie, e noi, quando disponiamo dello spazio necessario, le porgiamo alla lettura dei lettori: eccone alcune.)
L’IDENTIFICAZIONE
Noi identifichiamo il nostro che è simile a falco che vola fievole amore con tronchi di quercia, se appena non lo trattieni. come salda torre con pietre di fiume. Crollerà, volerà, sarà spezzato come falco e ulivo ed edificio Noi diamo radici all’amore il nostro amore improvviso tremulo che è come un giovane ulivo selvatico, che è assai più grande di noi e attorno gli poniamo ripari di canne, assai più piccolo del nostro cuore, perchè tutti i venti lo piegano. se non saremo ogni giorno vigili sarà il nostro amore come sogno di notte E noi anche leghiamo catene di cui rimane solo all’alba un’immagine e ceppi a questo amore riottoso e qualche dolcezza senza memoria. Ulderico Nisticò
MAMMA, FARFALLA CHE VOLA
Respiro seduta alla Singer, l’odore si mette a suonare di lana, leggendo di lino, spartiti di tweed colorati. su tela a ricamo. Rivedo Farfalla che vola la giovane madre e si sa trasformare. che torna di corsa `E9 ora alla culla Pittrice speciale del bimbo piangente; che il suon dell’Immea la sento cantare invita a danzare e dopo, mentre dipinge, disegna e colora seduta, magiche ali la vedo imbastire. che andranno a coprire Farfalla che vola le nuove farfalle e si sa trasformare. che dovranno volare. `E9 ora Farfalla che voli Pianista e ti sai trasformare, di grande richiamo: or pendono abiti sciolti che punto su punto, su quelle tue ali... Pino Durante UNA SERA DI MAGGIO
Al vespero che brilla hanno d’argento il manto gli eucalipti lungo tutto il viale: arpe d’incanto al vento. Mare azzurro lontano, malinconiche voci di campane per il cielo di perla; mormorio di ruscelli nelle piccole valli, un falcetto di luna dorato sopra i colli violetti. Così quella sera. Tutto era quiete intorno: una sera di maggio con il profumo intenso delle rose nell’aria E il volo delle rondini festose. Stendevan sulle siepi dello stesso sentiero l’ombra fresca gli altissimi eucalipti. Non l’hai mai ricordato? Una stretta di mano, un tremolio di lacrime negli occhi... un lungo abbraccio forte, appassionato, un addio per sempre. Qui dove più non vidi l’impronta del tuo piede sull’erba folta ora la nostalgia m’invade il cuore e la mia voce trema al ricordo dolcissimo del bacio che fu l’ultimo sì, ma il più caldo di quanti ne abbia avuti da te, nei giorni lieti. Quanto tempo è passato? Io poi vidi l’autunno avvolgere di nebbia gli eucalipti e le foglie ingiallite mulinate dal vento perdersi per i campi. Così come i miei sogni, come le mie illusioni: piogge di stelle radianti nelle notti incantate d’agosto con luminose scie di ricordi.
Quante candide nevi fecero sempre bello il mio paese, le campagne vicine, i miei monti lontani, i campanili alti delle chiese: care visioni di serenità allo sguardo pensoso. Quanti canti d’uccelli a primavera mi fu caro ascoltare, quante splendide albe, quanti tramonti dai colori intensi d’allora ho contemplato sempre pensando a te.
Nelle mie solitudini più tristi soltanto il tuo ricordo mi fu dolce conforto.
Ho raccolto in silenzio i fiori variopinti, i ranuncoli d’oro delle valli che mi ha offerto la terra negli aprili più belli.
Quante violette, quanti bianchi gigli lungo i sentieri per cui sono andato solitario e pensoso: m’inebriai di profumi, ma ho sentito il vuoto a me d’intorno.
Con quanta gioia avrei desiderato offrirti un serto delle tante rose del mio giardino!
Ma non ti ho più incontrata...
Stillarono di sangue le mie mani se le raccolsi all’alba: mi feriron le spine inconsciamente. Certo, da me lontana, i giorni che hai vissuto avranno già sbiadito i tuoi ricordi e per te non avrà più senso alcuno oggi un rimpianto, nè penserai ch’io possa aver nel cuore una spina pungente che fa male. |