Data: 31/03/2007 - Anno: 13 - Numero: 1 - Pagina: 23 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
L’Italia s’avvia a grandi passi a conquistare il record delle negazioni, di cui tante già in via di consolidamento, ai danni -ovviamente- di quell’80% del popolo destinato a soggiacere alla potenza e alla prepotenza di quel 20% che da qui a non molto avrà l’esclusiva del potere, economico ma anche politico, diretto ed indiretto. Non è qui il caso di fare l’elenco delle negazioni, anche perché sarebbe piuttosto lungo, ma vogliamo ricordare, prima fra tutte, la negazione al diritto al lavoro, per i giovani specialmente e soprattutto in questo nostro Sud. Non mancano i soldi, lo sappiamo tutti, ma si trovano per lo più nelle tasche dei ricchi, con un continuo travaso, dal pubblico al privato che sfugge a ogni controllo. E poi c’è chi predica che bisogna andare in pensione sempre più tardi, che bisogna fare più figli, che i giovani non devono stare attaccati alla gonnella di mamma e alla giacca di papà. Ma come fanno i giovani a metter su famiglia, a metter su casa, ad allevare dignitosamente i figli? Con quali soldi? Con quale lavoro? Con quello malpagato di chi li sfrutta, sotto gli occhi indifferenti se non complici di chi è profumatamente pagato per evitare che ciò avvenga? Con il lavoro che dura tre mesi? O con quello che non c’è? Riteniamo tali prediche non frutto di stupidità, ma di malafede, tanto più esecrabile quanto più alte sono le cattedre da cui provengono. Potremmo continuare dicendo della negazione alla giustizia, alla sicurezza, alla salute. Ecco, va sempre più consolidandosi lo scippo del diritto alla salute. Non diciamo di malasanità, perché là dove il male si verifica le motivazioni ci sono, e di vario genere. Diciamo semplicemente che non è tollerabile che per una ecografia mammaria bisogna pagare un ticket di 45 euro, con l’aggiunta di 10 euro per la ricetta in alcune regioni d’Italia… se il reddito familiare supera 11.372 euro l’anno, cioè 948 euro il mese. La medicina preventiva è una semplice espressione linguistica. Anche se ogni tanto si organizzano campagne di “prevenzione” con lo screening gratuito, con progetti a dir poco discutibili sul piano della comunicazione, della spesa, ecc. è una vergogna! Ci sono medicinali a pagamento il cui costo non è affatto accessibile a chi vive di stipendio o di salario o di pensione da fame: abbiamo calcolato che una sola compressa di un certo farmaco costa € 0,78 (£ 1.516). E siamo ancora lontani da alcuni costi impossibili per tantissima gente. Un posto letto in ospedale, qui da noi, ma talvolta anche nelle europee Bologna e Milano, è spesso un’utopia se non si percorrono tortuosi canali. E accade sempre più spesso che il posto non c’è proprio, e in caso d’urgenza bisogna correre ad altri ospedali, non sempre vicini e attrezzati, e lungo il viaggio il malato muore. I tempi di attesa per una risonanza magnetica sono biblici, e spesso anche per accertamenti meno impegnativi. Un O.C.T. prenotato il 6 marzo è stato fissato per il 4 luglio. Ciò nonostante dai palazzi del potere, italiani ed europei, si continuano a minacciare, unico rimedio per salvare lo Stato, tagli ai fondi per la spesa pubblica: scuola, pensione, sanità. Nel frattempo, però, anche i soldi dello Stato, cioè della gente, si spendono a palate, si donano a palate, si sperperano a palate. Con stuoli infiniti di ministri, sottosegretari, manager, presidenti, direttori, dirigenti, assessori, consiglieri, consulenti… e sguatteri vari, di cui un esercito prende “più paghe per il lesso”, magari con progetti, moderna astuzia, da realizzare ovunque e comunque, con cospicue percentuali per proponenti, dirigenti, estensori, relatori… Abbiamo assistito ad un convegno, nel quadro di un progetto di educazione sanitaria che ne prevedeva quattro, in cui i partecipanti erano cinque, compresa la persona “progettista” che ha tenuto la relazione. Può andare avanti?! Pare proprio di sì! ma la corda un giorno si spezzerà. è inevitabile. Ce lo insegna la Storia. |