Data: 31/12/2008 - Anno: 14 - Numero: 3 - Pagina: 13 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Ulderico Nisticò (Altri articoli dell'autore)
Dopo la sconfitta di Pirro (271 aC), tutta l’Italia Meridionale venne sottoposta a Roma, però a vario titolo: le città greche rimasero autonome, i Bruzi divennero federati, e gli uni e le altre parteciparono alla Prima guerra punica a fianco di Roma. Nel 218, i precari equilibri del Mediterraneo e il potere dell’Urbe vennero messi in discussione dalla Seconda guerra punica. Annibale, dalla Spagna, condusse l’esercito oltre le Alpi, e sconfisse ripetutamente i Romani, fino al grande trionfo di Canne (216). I Bruzi, i Lucani e alcune altre popolazioni italiche defezionarono da Roma; nelle città greche si riaccesero le contese politiche, gli aristocratici a favore dei Romani, la plebe con i Cartaginesi. Il Bruzio si schierò con Annibale, dopo l’eroica resistenza di Petelia, mentre ai Romani rimase saldamente Reggio. Il condottiero punico stabilì qui le sue retrovie e i depositi di rifornimenti e armi. Padrone del Meridione, e mentre i Romani non lo affrontavano più in campo aperto, egli non era in grado di attaccare le città, e tanto meno Roma; e così, per dirla con Polibio “anestrèpheto”, si aggirava, ma sempre di più senza meta. Intanto Fabio recuperava Taranto, Marcello Siracusa, e i Romani sconfiggevano Filippo V di Macedonia alleato di Annibale, mentre Scipione conquistava la Spagna. Invincibile e incapace di vincere, Annibale si ridusse nel Bruzio, e stabilì il suo accampamento “nel territorio di Crotone”, dove per secoli sorgerà una città di Castra Hannibalis. Li attese aiuti, ma nel 207 suo fratello Asdrubale venne sconfitto e ucciso al Metauro. Scipione, tornato in Italia, impose la linea del contrattacco in Africa, e radunò una flotta e un esercito in Sicilia. Nel 209, il presidio romano di Reggio si mosse contro Caulonia, ma Annibale venne al contrattacco. Nel 208, Locri, pentita e delusa dei Cartaginesi, inviò messi a Scipione, chiedendo un soccorso per ribellarsi. Mentre una flotta sotto il comando di L. Cincio Alimento si avvicinava alla città, il presidio romano di Taranto inviò una spedizione terrestre. Annibale tese un agguato sotto il colle di Petelia, e uccise duemila uomini; altri vennero fatti prigionieri; il resto fuggì disordinatamente. Cincio con la flotta assediò Locri, ma Annibale, da Crotone, accorse lungo la costa. Il presidio cartaginese di Locri, comandato da Magone, compì una sortita, e i Romani, stretti tra Magone e Annibale, dovettero ritirarsi sulle navi. Tre anni dopo l’insuccesso di Locri, nel 205, Scipione ritentò l’impresa, grazie ad alcuni fuorusciti che erano a Reggio. Questi, tornati a Locri con un inganno, permisero l’ingresso delle truppe di Pleminio, mentre i Cartaginesi si ritiravano sull’acropoli: potrebbe essere Gerace? Annibale, indomito, venne ancora in soccorso dei suoi, e stava per battere i Romani, quando il popolo locrese, ormai apertamente ostile ai Cartaginesi, uscì in armi, e lo convinse ad abbandonare la città. Nel 204, il console Sempronio Tuditano attaccò Annibale nel territorio di Crotone, ma, in una battaglia disordinata a reparti separati, subì la perdita di milleduecento uomini. Chiesto aiuto al proconsole P. Licinio, rinnovò la battaglia con migliore tattica, e inflisse ad Annibale una sconfitta, con perdita di quattromila uomini, costringendolo a tornare a Crotone. Sempronio riprese Clampezia, mentre Cosenza e Pandosia vennero a patti. I combattenti bruzi rimasero con Annibale, ma le città di Consentia Aufugum Bergae Baesidiae Ocriculum Lymphaeum Argentanum Clampetia multique alii ignobiles populi, passarono dalla parte del console Cneo Servilio. Secondo lo storico perduto Valerio Anziate, richiamato da Livio con molti dubbi, si sarebbe svolta nel territorio di Crotone una battaglia tra Servilio e Annibale con cinquemila caduti, e di esito incerto. Mentre Scipione minaccia Cartagine, Annibale non è più sicuro nemmeno nel suo ridotto ionico. I Bruzi, narra Appiano, defezionano, e mandano messi a Roma. I rapporti tra gli alleati si guastano, e il presidio bruzio di Petelia appare infido. Lo stesso Annibale lo assale, e consegna la città ai Numidi. Così fa di Turi e Crotone e altre. E quali sono, tali “altre città”? Le fonti annibaliche citano solo, sullo Ionio, Reggio, Locri, Caulonia, Crotone, Petelia, Turi; ma sappiamo dell’esistenza, sia pure in tempi diversi, di Cremissa (Cirò M.), Siberene (S. Severina), Scillezio (Roccelletta di Borgia), Poliporto (Soverato), Sanagasi di Isca Ionio; e Macalla, Crotalla, da individuare. Scipione, ai messi cartaginesi che gli chiedevano pace, impose il ritiro di Annibale dall’Italia. Il governo punico inviò ad Annibale non l’ordine, ma la preghiera che tornasse a difendere la patria. Egli, ora maledicendo se stesso per non aver puntato su Roma dopo Canne, ora i suoi avversari interni a Cartagine che non lo avevano aiutato, tuttavia si dispose a partire. Già da tempo aveva allestito una flotta con l’abbondante legname della Sila, e questa stava ormeggiata al largo. Dove? Secondo Polibio, non c’era un vero porto lungo lo Ionio; ma ogni baia poteva essere approdo e rifugio per piccole squadre in attesa di radunarsi: le attuali Soverato, Catanzaro Lido, Cropani, Isola; e le foci dei fiumi, che Plinio chiama navigabili, potevano offrire riparo a delle imbarcazioni. Quando Scipione, sbarcato in Africa, impose il suo richiamo, Annibale, ormai chiuso nel suo campo, e intento a scrivere le sue memorie in bronzo nel tempio di Era Lacinia, imbarcò i superstiti su navi che aveva predisposte da tempo. Prima ordinò il saccheggio delle città, e alcune subirono violenze e rapine, altre si difesero con le armi; infine massacrò gli Italici che si rifiutavano di seguirlo; e lasciò per sempre l’Italia, per essere sconfitto a Zama. I Bruzi saranno ridotti in una sorta di schiavitù pubblica; le città greche, o quel che rimaneva, resteranno autonome. Annibale fu dunque anche qui da noi con i suoi mercenari libici, numidi, spagnoli, e gli ausiliari galli e liguri, e gli alleati bruzi, tre volte, lungo lo Ionio. Fu per questi nostri paesi l’ultimo evento di guerra prima delle incursioni dei Saraceni, mille anni dopo. |