Data: 30/11/1994 - Anno: 1 - Numero: 2 - Pagina: 14 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Pasquale Frascà (Altri articoli dell'autore)
"Stocca e jungia" è il nome badolatese dell' equiseto o coda cavallina, erbetta ritenuta insignificante che cresce spontanea anche da noi, prediligendo i terreni umidi, gli argini dei ruscelli e degli "acquari" per l'irrigazione.
L'asino, appena intravede "a stocca e jungia', per abbuffarsene lascia persino la gramigna, di cui pure è molto ghiotto. Il suo istinto non sbaglia: l'umile piantina ha delle proprietà tanto notevoli quanto poco conosciute: purifica il sangue, pulisce la stomaco, il fegato e i reni. La sua principale proprietà è di arrestare le emorragie e di curare l'ulcera gastrica. ottima per gli anemici.
I nostri contadini con la polpa facevano un cataplasma che applicavano sulle ferite dopo averle lavate con l'acqua ottenuta dalla stessa pianta.
All'occorrenza si consiglia: far bollire in un litro d'acqua circa 100 grammi di "stocca e jungia" per circa 5 minuti; lasciare in infusione, e poi filtrare; addolcire con miele e bere il liquido ottenuto in 5 somministrazioni nell'arco della giornata.
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