Data: 30/06/2022 - Anno: 28 - Numero: 1 - Pagina: 17 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
SU ANTONIO TROPIANO SCULTORE |
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“Quel che mi è dato di capire a fine giornata, quando spengo le luci dello studio, è che le mie braccia sanno che fino al penultimo colpo di mazzuolo io sono uno scultore”. Mi piace iniziare a raccontare così, con le sue parole, l’arte di Antonio Tropiano. Una frase che racconta la sua identità di scultore in modo semplice e puro, come la sua anima e il suo modo di essere. Forse basterebbero queste poche parole per capire ogni sua opera, ma mi sono assunto l’impegno e l’onore di raccontare qualcosa di più su di lui e sulla sua arte. Ho conosciuto Antonio qualche tempo fa, a Roma prima, e successivamente in visita nel suo laboratorio in Calabria. Ricordo ancora la frase che ho citato quando lo salutai dopo uno dei nostri magici incontri: “Le persone capitano per caso nella nostra vita, ma non a caso…” (Alda Merini). Un pomeriggio di una calda estate, mi invita a gustare del cibo nella sua residenza, in uno dei luoghi più romantici e affascinanti della Calabria, per poi visitare il suo laboratorio e ammirare le sue opere. Una visita immersiva direi, a stretto contatto con le sue sculture e soprattutto con il suo racconto su ciascuna delle opere. Osservare le sculture, ascoltando le parole di chi le ha scolpite, è il massimo che si possa auspicare al visitatore. Non capita spesso di trovarsi in condizioni simili, ad ascoltare un uomo di immensa cultura letteraria e umanistica che ti incanta con le sue parole sempre profonde e ricche di riferimenti e citazioni. Tropiano ti provoca un desiderio insaziabile di apprendere, di ascoltare, di divorare con gli occhi e ammirare nello stesso tempo. Direi, per fare un paragone, che ci si sente proprio come in una tappa del viaggio di Ulisse nell’Odissea di Omero, quando affrontò il canto delle sirene. Proprio così viviamo le sue parole, come un sottile e persuasivo strumento di seduzione, espressione di un legame inscindibile tra amore per la cultura e persuasione per l’arte. Chi lo ascolta cede al dolce suono della voce di una sirena, la stessa che aveva incontrato Ulisse nel suo viaggio. Tutto diventa ora simbolo di un racconto, ora fascinoso e dilettevole sguardo verso le sue sculture. Nel percorso ti senti travolto da una tempesta di emozioni, colpito da metafore e bellezza, da definizioni poetiche e sculture che le rappresentano. Chi è Antonio Tropiano? Forse non basta descriverlo con le sue stesse parole. Magari basterebbe pure, ma sarà meglio raccontarlo a tutti, agli altri, a coloro i quali, facendo un percorso immersivo dentro le sue opere, potranno percepire quella tempesta insolita e unica che ho percepito io, grazie al suo racconto. Con la sua mostra al Marca di Catanzaro, ci ha dato questa opportunità. Minima Fragmenta è il titolo della mostra, nata dall’incontro con Rocco Guglielmo, direttore del Museo. Le sculture sono distribuite con una logica espositiva avvolgente, al centro di uno spazio che consente di viverle nella loro interezza, di osservarle da tutti i punti di vista, dall’alto, dal basso, girando attorno ad esse. Ogni minimo dettaglio ti conduce al “minimo frammento” che lo scultore ha intagliato su quel legno. I temi delle sculture di Antonio, conducono ad una rappresentazione plastica del suo universo creativo e linguistico. L’opera compiuta agli occhi di chi la osserva può essere un’opera incompiuta agli occhi dello scultore. Lui stesso definisce il suo “non finito” come un “non risolto”, “un qualcosa che non ha trovato la ragione per essere qualcos’altro”. Ecco perché ogni sua scultura va vissuta osservandola da ogni punto di vista, alla ricerca di ogni minimo dettaglio che consenta di coglierne il segreto, ciò che la caratterizza e la rende compiuta o incompiuta, nel gesto del penultimo colpo del mazzuolo. Antonio conosce la materia, cattura il tronco e sente il punto dove il superfluo cederà ai suoi colpi. La materia aspetta solo di essere scoperta, denudata, intuisce la direzione che lo scultore vuol farle prendere e asseconda i suoi assalti prima forti e poi delicati. Il talento sta proprio lì, nel rendere manifeste tutte quelle forme che a noi umani sono invisibili. Scolpire non è scavare la materia, ma ascoltare il respiro della vita in essa rilevato. Mi piace molto chiudere con una frase di Michelangelo Buonarroti: Tu vedi un blocco, pensa all’immagine: l’immagine è dentro basta soltanto spogliarla. Pasquale Piroso (Ringraziamo Pasquale Piroso, architetto badolatese che vive a Roma ma che opera pure in Badolato, per aver accettato, “con piacere e onore”, l’invito di scrivere della Mostra di scultura di Antonio Tropiano a Catanzaro: un pezzo pregevole, il suo, scritto con intelligenza e competenza. E confessiamo, al contempo, che siamo lieti anche noi di aver visitato la bella esposizione al Marca. Non potevamo mancare! La vista di quelle sculture lignee, e la vicinanza e il loro contatto, quasi, ci ha proiettato in un mondo dove l’indefinibile gaudio che si provava era al limite della sofferente incapacità di cogliere ciò che l’opera diceva dopo averla “spogliata”. Per fortuna a quel punto soccorreva il supporto dell’Autore, con la sua fondante narrazione della strana seppure avvincente avventura umana, della fantasiosa mitologia, della letteratura, dell’indagine psicoanalitica: ecco quindi venir fuori dal legno, chiara ed evidente, l’identità il senso ed il messaggio dell’opera dell’Artista. È il concetto che diventa forma, immagine, nitida e affascinante, anche per la maestria della mano che ha segato, scolpito, levigato. Grazie, maestro. - Ndd) |