Data: 31/03/2003 - Anno: 9 - Numero: 1 - Pagina: 7 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Ulderico Nisticò (Altri articoli dell'autore)
Tutte le voragini del mondo, gli anfratti, le grotte, gli spechi e gli antichi edifici nascondono i loro tesori, si sa, e quasi sempre ammantati di mito, di demoniaco, di tragedia, di terrore. È un archetipo della mente umana, quasi un ritorno al mistero della prenascita, è un viaggio arcano nell’interno della terra come metafora del viaggio platonico e agostiniano “nel più interno dell’uomo”. E anche il tesoro di ori e gioielli è in fondo solo un simbolo del tesoro più prezioso: la conoscenza. Più banalmente, si sarà trattato anche di quei tesoretti di monete che gli antichi nascondevano in caso di invasioni e altri pericoli, e che nessuno poté recuperare. Un deposito di 14 monete greche è stato trovato in agro soveratese, e chissà quanti altri nei secoli e dovunque, che non presero la via di un Museo! Chi volesse esplorare, a suo rischio, le viscere del mondo senza allontanarsi troppo e dover cercare, che so, l’oro del Reno, basta che vada, in Marina di Satriano lungo l’Ancinale, alla Torre Ancinala o Ravaschiera (probabilmente c’erano due torri diverse, ma ne è rimasta una sola con tutti e due i nomi). Ai piedi del possente torrione si trova una masseria fortificata rettangolare. Da uno degli angoli, il coraggioso cercatore guarderà esattamente al centro, e, rilevatolo, scaverà in profondo. Se troverà il gruzzolo, è suo e tanti auguri. Se no, morirà entro un mese. Provare per credere. Solo un po’ meno pericoloso è darsi alla ricerca del bottino dei briganti a Petrizzi, che tuttavia è protetto da fiamme e serpenti velenosi. Era il frutto di rapine e delitti, e in queste attività c’è sempre di mezzo anche il diavolo. Fu per invocare l’aiuto di Satana che i predoni rapirono e uccisero una ragazza del paese, vittima innocente di crudele rito. A magia si risponde con la magia. Occorrono un cane e un gatto perfettamente o neri o bianchi, e una fanciulla vergine. Non dovrebbe essere poi così difficile procurarsi tali materie prime dell’incantesimo, ma finora la faccenda non mai è andata per il verso giusto (onny soit qui mal y pense), e chiunque si è accostato alla grotta è stato assalito dai serpenti e avvolto dalle fiamme. Il denaro brigantesco è ancora lì, aspettando chi, dopo accurata disamina del pelame del gatto e del cane e quant’altro, si accerti che l’occorrente è proprio quello previsto, e vada a prendersi quel ben del diavolo. A San Vito, sotto la Pietra di Santa Nàjjara, sono celati la chioccia e i pulcini d’oro. Si trovano però anche a Soverato, in mezzo ai ruderi del paese antico, a far compagnia alla campana d’oro. Quando Soverato venne devastata dai Turchi (noi sappiamo che era il 1594), gli infedeli si impadronirono della preziosa campana, e la portarono via verso il mare. Ma non poterono godersela, ma cadde nel fiume Beltrame, che la inghiottì. Nessuno l’ha più ritrovata, solo che ogni anno, la Notte di Natale, se ne sente un rintocco: in quel momento gli animali hanno il permesso di parlare. Anche a Serra San Bruno, a Santa Maria, sta nascosto un deposito di preziosi, esattamente dove guardano gli occhi del santo dalla sua chiesa. Non so se qualcuno ha provato mai a scavare, però si dice che gli occhi guardino, da dove ci si mette, in tutte le direzioni. C’è mai stato qualcuno così fortunato da scoprire i tesori nascosti? Una credenza popolare parla del faglietta, il folletto, che aiuta in tali ricerche. Ma queste creature eteree sono molto capricciose, e a volte “portano”, a volte “pigliano”. Sarà per questo che, di tanto in tanto, sparisce qualcosa da casa, la cerchiamo invano, e ricompare un mese, due mesi dopo? Per ritrovare le cose perdute, si deve invocare sant’Antonio. C’è poi chi trova direttamente denaro in qualche cantuccio, di solito piccole cifre, ma ogni giorno. E siccome i folletti non sono falsari, se portano denaro a qualcuno, è segno che a qualcun altro l’hanno rubato: una strana forma di redistribuzione del reddito e mobilità sociale a cura degli spiriti, visto che così raramente e male se ne preoccupano gli economisti e i politici. Il volgo profano, quando una famiglia cambia improvvisamente condizione, commenta così: “O trovatura, o incornatura”: affermazione tutt’altro che campata in aria, almeno per una parte. Ma c’è anche cosa che sparisce e non torna più: niente niente è con queste rapine astrali che i folletti e il diavolo mettono assieme i tesori? Quando uno guadagna, in questo mondo, c’è sempre qualcun altro che perde. Questa è, a conoscenza di chi scrive, la situazione tesori in queste plaghe. Se i nostri pazienti lettori conoscono qualche altra favola del genere, si facciano avanti, e presto avremo una mappa completa delle ricchezze celate dal nostro territorio, e magari la Calabria con i tesori di sotto terra assurgerà a quella regione “sviluppata” che con le attività di sopra non riesce mai a diventare. O, con la classe politica che abbiamo, riusciremo a sperperare anche i doni del demonio come già facciamo da sempre con quelli del Signore. |