Data: 30/09/2006 - Anno: 12 - Numero: 3 - Pagina: 32 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Ernesto Menniti (Altri articoli dell'autore)
“Badolato, uno dei più caratteristici borghi medievali di tutta l’area meridionale è in vendita”. Con questa lapidaria frase, pubblicata sul quotidiano IL TEMPO di Roma il 07.10.1986, incominciava l’avventura di “Badolato paese in vendita”. Iniziativa senza precedenti scaturita da una trovata giornalistica ad effetto del dr. Domenico Lanciano allora bibliotecario del comune di Badolato. Trovata ad effetto sì ma con motivazioni e radici sociali culturali e politiche, ben più profonde. Difatti lo spopolamento del nostro capoluogo sembrava inarrestabile, a causa delle emorragie sempre più gravi dovute al ripetersi di ondate migratorie, dei nostri concittadini, che si sono succedute dai primi del secolo scorso fino ai giorni nostri, verso le lontane Americhe e il nord dell’ Europa e dell’ Italia. Non meno determinante è stato ed è il trasferimento di gran parte degli abitanti verso la costa, alla ricerca, peraltro legittima, di una sistemazione idonea per soddisfare quelle aspettative di una migliore qualità della vita per se e per la propria famiglia, che le favorevoli situazioni economiche, che in quel periodo si stavano sviluppando in Badolato Marina, potevano offrire. Questa era la situazione, all’epoca dei fatti, e tutto ciò era ben presente in ogni amministratore badolatese, ed in ognuno di loro c’era la determinata e ferma volontà politica di dare soluzione al problema. Paradossalmente si è scelta la strada che poteva sembrare quella della resa e dell’ abbandono, in definitiva la strada di “Badolato paese in vendita”, ma che il tempo ha sancito essere quella giusta. L’iniziativa voleva da un lato stimolare i cittadini a non lasciare il capoluogo, dall’altro invertire una tendenza e bloccare quel pericoloso degrado urbanistico, per preservare un patrimonio edilizio, quello del borgo, e con esso un patrimonio di cultura, di abitudini e di usanze, rivitalizando Badolato dal punto di vista culturale e sociale, lavorando per il ritorno della vita e della circolazione delle idee. La trovata di Mimmo Lanciano ci dava l’opportunità di dare una risposta al problema o quanto meno accendere una sia pur lieve speranza. Purtroppo l’iniziativa intrapresa ha scoperchiato quello che ancora non sapevamo essere un problema ben più grande di noi. Difatti di paesi che si spopolano in Italia e più complessivamente in tutta Europa, superavano e superano le ottomila (8000) unità, ed è facile intuire la preoccupazione sollevata nelle stanze del potere, preoccupazione e irritazione, con una successiva inevitabile violenta reazione da parte di quelle persone per le quali il problema doveva essere lettera morta. Difatti, fu a metà ottobre, a Padova, che scoppiò violentissima la polemica sulla soppressione o meno dei piccoli comuni. Nacque da un passaggio del discorso che il presidente del consiglio B. Craxi tenne ai circa trentamila tra sindaci ed amministratori comunali giunti nella città veneta per il congresso nazionale della loro associazione, l’ANCI. In Italia, disse in sostanza il presidente del consiglio, abbiamo troppi comuni, soprattutto quelli piccoli e piccolissimi non sono in grado di dare ai loro cittadini quei servizi sociali ai quali tutti hanno diritto, dovremo quindi ripensare la geografia numerica. Immediatamente le reazioni, il coro dei no venne subito dagli amminitratori comunali in blocco, è capibile, quindi, è comprensibile come il problema sollevato dagli amministratori badolatesi preoccupasse chi contava. Basti pensare che per condizionare l’opinione pubblica con gli emigrati badolatesi di Wetzikon è intervenuto personalmente l’ambasciatore italiano in Svizzera. Intervento fatto con il consolato per fare pressioni sull’associazione ARCE (Associazione Calabresi Emigrati) alla quale erano iscritti, nella sede di Wetzikon, numerosissimi badolatesi, tanto da rendere necessaria, per le dovute spiegazioni e chiarificazioni, una assemblea del sindaco con i badolatesi emigrati in Svizzera, nella stessa Wetzikon. Assemblea svoltasi a WetziKon il 22 febbraio 1987. Tutto questo portò, col passare del tempo, ad un affievolimento dell’iniziativa, anche perchè alle difficoltà appena menzionate, va aggiunta la pesante e gravissima incapacità e cecità politico-amministrativa degli amministratori che sono subentrati alla giunta di Ernesto Menniti, che non hanno saputo dare respiro vigore e continuità all’iniziativa “Badolato paese in vendita” con grave danno per la collettività. Nonostante tutto, e contro ogni ragionevole previsione, oggi si può stilare un bilancio, a mio parere positivo, in quanto è doveroso registrare: 1 - Visibilità di Badolato sui principali organi di stampa e televisivi, con un ritorno d’immagine notevole che ha coinvolto sia centinaia di migliaia di turisti, sia tutti i badolatesi; 2 - Impulso da parte dei badolatesi al recupero ed alla valorizzazione di ciò che inconsciamente ognuno aveva abbandonato e col riprendere in maniera quasi ossessiva le tradizioni e quanto poteva dare vita al borgo; 3 - Ritorno economico per quei cittadini possessori di case, nel centro storico, che vedono aumentare ogni giorno il valore della propria casa, in quanto la richiesta di case a Badolato borgo aumenta esponenzialmente; 4 - Sono fiorite iniziative economiche e commerciali con apertura di locali ricettivi non presenti prima e sono state prese innumerevoli iniziative culturali atte a dare risalto ed a valorizzare Badolato nel suo complesso sociale culturale artistico e politico, con mostre di pittura, concerti, convegni e presentazioni di libri prevalentemente di autori badolatesi. In altre parole a Badolato si respira un’aria diversa.
Ernesto Menniti * Sindaco di Badolato nel 1986 |