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Data: 31/12/2017 - Anno: 23 - Numero: 3 - Pagina: 27 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

ULISSE IN ITALIA SICILIA E CALABRIA NEGLI OCCHI DI OMERO

Letture: 1415               AUTORE: Salvatore Mongiardo (Altri articoli dell'autore)        

Armin Wolf
ULISSE IN ITALIA SICILIA E CALABRIA NEGLI OCCHI DI OMERO
(Ecco una lettera, dell’amico Salvatore Mongiardo,
alla quale vogliamo dare uno spazio tutto suo
perché, oltre che messaggio di affetto e di stima verso
l’amico professore tedesco Armin Wolf, è un atto
di fede, è un grido di gioia, è un invito a sperare. Ed
è anche la consapevolezza di un uomo della validità
delle sue lunghe e laboriose ricerche, e della correttezza
del percorso seguito da tanti lustri. La pubblichiamo
con piacere, la lettera che segue, anche perché
a noi è stato dato di conoscere il professore Wolf,
e di sentirlo più di una volta a Squillace mentre a
centinaia di persone illustrava appassionatamente le
sue teorie sul lungo e travagliato viaggio di Ulisse,
e parlava di un libro che avrebbe ultimato, in lingua
tedesca, e poi -sperava- in lingua italiana. Dopo tanti
anni, ci siamo. Siamo lieti anche di questo.)

Caro Armin,
ho appena finito di leggere il tuo libro con estrema attenzione e sono in preda a turbamento
e gioia come raramente mi capita. La mia mente torna al nostro primo incontro nel lontano 1966,
quando tu eri venuto dalla Germania a Copanello per una conferenza. Il nostro incontro fu fugace, ma in
me lasciò un segno indelebile quanto disse in quell’occasione quel docente di storia, un romano se non
erro, del quale né tu né io ricordiamo più il nome. All’inizio della conferenza, quel professore parlò dei
sissizi che re Italo teneva nelle terre attorno a Squillace, i banchetti comunitari che avvenivano dopo la
raccolta del grano diviso ugualmente in spirito di amicizia.
Tu allora tornasti in Germania per iniziare la tua carriera di professore universitario, e anch’io tornai
in Germania, dove mi trovavo da un anno, a studiare diritto internazionale. Passarono da allora più di
trenta anni e, ai primi del 2000, l’amico Vito Maida mi condusse a Squillace, dove un professore tedesco,
che poi eri tu, aveva comprato casa ai piedi del castello. Fu così che t’incontrai di nuovo e conobbi tua
moglie Inge. Nel frattempo avevo scritto il mio Ritorno in Calabria, nel quale avevo ripreso il tema dei
sissizi e della nascita dell’Italia, avvenuta, lo scrive Aristotele, nel territorio tra Squillace e Lamezia.
Tu invece avevi già pubblicato il tuo libro in tedesco, e solo adesso apprendo della partecipazione di
tuo fratello Hans-Helmut alle ricerche sui viaggi di Ulisse. Ricordo un nostro incontro nella tua casa di
Squillace a parlare e a guardare il mare lontano e i campi con gli ulivi, mentre tu, girato verso Tiriolo,
non riuscivi a staccare gli occhi da quella terra dove Ulisse era stato ospite di Alcinoo.
Il nostro comune interesse si accese più forte quando, nel 2016, abbiamo presentato la Nuova Scuola
Pitagorica a Crotone, evento al quale tu e Inge avete voluto essere presenti. Tu avevi portato con te una
copia del tuo libro in tedesco come se volessi passare a noi il testimone per la riscoperta dell’Italia e
della Magna Grecia, che fu figlia dell’Italia e di Pitagora.
Ho seguito la ricostruzione dei viaggi di Ulisse che tu hai fatto con precisione tedesca controllando
i venti, le maree, i promontori, le isole, i fiumi, la durata dei viaggi, fino all’approdo finale di Ulisse a
Scheria, la Terra dei Feaci, quella che dava frutti tutto l’anno, la prima Italia.
Ebbene, mi sono emozionato e sentito partecipe a quell’avventura soprattutto nella tua descrizione
e ricostruzione di Ulisse quando attraversa lo Stretto di Messina, ricacciato verso nord dalla rema
montante, di cui io non sapevo nulla, anche se avevo attraversato lo Stretto diecine di volte andando
all’Università di Messina.
Caro Armin, a giugno 2017 abbiamo festeggiato a Crotone per la prima volta la nascita dell’Italia, e
nel 2018 la festeggeremo alla Roccelletta di Squillace, probabilmente a giugno, nella stessa terra dove
vissero i primi Itali. Io spero che per l’occasione tu potrai essere con noi, anche per vederti riconosciuti
i grandi meriti per il tuo lavoro durato decenni.
Ora non posso non pensare che in Italia approdarono e trovarono pace sia il vincitore di Troia,
Ulisse, sia il suo mortale nemico, Enea. E gli infiniti tentativi di Ulisse tra tempeste, scogli, mostri,
sirene, ciclopi per approdare in Italia, sono il simbolo di un’umanità che per millenni ha tribolato alla
disperata ricerca di una patria amica che accolga in vita e morte.
La tua scoperta della Terra dei Feaci come Prima Italia si ricollega perfettamente alla mia recente
scoperta dell’ETICA PITAGORICA basata sui cinque principi di: 1. Libertà; 2. Amicizia; 3. Comunità
di vita e di beni; 4. Dignità della donna; 5. Pane, cioè vegetarismo. Quei principi erano le regole di vita
degli Itali, che Pitagora comprese ed elevò a modello etico universale, immutabile e indiscutibile come
le regole della matematica.
L’ultimo capitolo del tuo libro enumera i tentativi di un’enormità di autori antichi e moderni che
hanno cercato di ricostruire i viaggi di Ulisse, da Esiodo ed Erodoto fino a te, portandolo di qua e di là
per i mari e i continenti, fino all’India, al Polo Nord, alle Americhe, all’Africa. Essi possono sembrare
tentativi maldestri o infantili, ma, secondo me, indicano invece il bisogno dell’umanità di identificarsi
con Ulisse alla ricerca di una patria senza violenza, una casa comune di tutti i viventi. Quella patria che
Omero annuncia, è l’Italia patria etica universale, un’Italia non nuova né antica, ma semplicemente
calda, materna ed eterna, che noi proponiamo a tutti per uscire dallo smarrimento e dal clima di violenza
inaccettabile che sovrasta il mondo.
Un magnifico destino, caro Armin, ci ha unito per essere banditori della nuova civiltà, quella che io
chiamo Civiltà Sissiziale, cioè conviviale, buona e non competitiva.
Dalla Calabria e dal profondo del cuore ti ringrazio, Armin, a nome di tutta l’umanità e mi congratulo
anche con l’editore Massimo Tigani Sava per l’audacia nel lanciare quest’opera e anche per la sua
bellissima prefazione che condivido dalla prima all’ultima parola.
Un forte abbraccio e a presto!

Salvatore Mongiardo
28 novembre 2017


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