Data: 30/04/2019 - Anno: 25 - Numero: 1 - Pagina: 42 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Nel 1983 non era stato ancora scritto che Badolato era in vendita; nessun barcone viaggiava traballante nel Mediterraneo verso Lampedusa; nessun Kurdo aveva messo piede in Italia. E nessuna delle attuali associazioni badolatesi era ancora nata. Forse soltanto la (Foto Antonella Squillacioti) – Da sinistra: Andrea Caminiti, Gianfilippo Pedote, Turi, Vincenzo Squillacioti, Totò Garretta (Pirri). FARRA. Nessuno stimolo, nessuna spinta quindi, per Turi Caminiti quando il 2 aprile del 1983, Sabato Santo per il mondo cattolico, ha spalancato le porte del suo catòju in via Lepanto a Badolato Superiore, per farci entrare chiunque fosse arrivato a sostare con lui, in pace e in allegria, a bere un bicchiere di vino, in un clima di vera e palpabile fratellanza. Perché Turi è fatto così! Idee ampie, profonde, e talvolta anche dure, tali da non essere da molti facilmente condivisibili, e neanche immaginabili, pur se sotto sotto fa talvolta capolino un utopico auspicio di realizzabilità. E anche aperto e molto comunicativo. È un segnale il suo catòju aperto una volta l’anno, nel pomeriggio, e a sera e a notte, e si vede chiaramente che la gente, tantissima gente, certamente alcune centinaia di persone, recepisce quel segnale e ne rimane contagiata. E sono lì, dentro e fuori, stipati anche nel vicolo, tanti che vengono e tanti che vanno anche per fare spazio ad altri; sono amici, conoscenti e sconosciuti, giovani e anziani, maschi e femmine, dotti e incolti: professionisti, cineasti, giornalisti, scrittori, studiosi, artigiani, operai, contadini; Siciliani, Pugliesi, Toscani e Lombardi; Svizzeri, Tedeschi, Norvegesi; Americani, Marocchini, Pachistani. “Più siamo e meglio stiamo, sembrava il motto del nostro amico che offriva ai convenuti il buon pane casareccio, i sottaceti, il formaggio locale, l’affettato di suino…”, così scriveva Giovanna Durante su “La Radice” del 30 aprile 2017, raccontando la serata al catòju di Turi. Noi ci siamo stati più volte, per il rapporto affettivo che c’è con Turi Caminiti, per il piacere di esserci, per non perdere l’opportunità di immergerci anche noi in un magico e quasi irreale angolo di questo mondo, arricchito dalla protagonistica presenza di Andrea, uno dei due figli di Turi, un giovine da interrogare e da ascoltare per conoscerlo, un giovine che, dopo aver tanto girato e deciso di avere una compagna, ha fatto una scelta di vita, ed è tornato a Badolato per allontanarsi da un mondo che privilegia profitto, consumo, arrivismo, teatralità |