Data: 30/04/2014 - Anno: 20 - Numero: 1 - Pagina: 28 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Pietro Gallelli (Badolato, 1918 – 1995) era figlio di Salvatore, soprannominato Rofanèhr1u. Come la stragrande maggioranza dei Badolatesi, il nostro contadino, nato da famiglia contadina, ha fatto il contadino sino a quando non decise di emigrare anche lui, e fu in Germania per circa quindici anni. Quando ancora in Badolato la carne, caprina soprattutto, era alimento raro al desco della gente comune, numerosi giovani contadini solevano procurarsi dei bocconi “prelibati” intrappolando nei campi dei ben pasciuti topi che, però -è opportuno precisare- si alimentavano soltanto di radici, di ghiande e di frutti vari. Un’attività che vedeva impegnati decine e centinaia di giovani specialmente in prossimità delle feste principali, Pasqua e Natale. Parecchi si recavano in bicicletta -allora moderno mezzo di comunicazione, e non alla portata di tuttisino a Montauro, dove trovavano benevola e forse interessata ospitalità nella casa-fattoria del borghese badolatese don Peppino Nisticò. Era una gara a chi portava a casa per le feste il maggior numero di tondeggianti roditori. Il bottino più ricco era quasi sempre quello di Pietro Gallelli, che meritò sul campo il cambio di soprannome, da Rofanèhr1u a Pilùsu, dal pelo dei tanti piccoli mammiferi che riusciva a portare a casa per arricchire la tavola delle feste comandate. C’è anche chi ci racconta, però, che “Pilùsu” era già il soprannome aggiunto di Salvatore Gallelli (padre di Pietro), in quanto uomo dal corpo piuttosto villoso. |