Data: 31/08/2015 - Anno: 21 - Numero: 2 - Pagina: 33 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Vita Calabrese OMISSIS Riceviamo e pubblichiamo |
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(Nel ringraziare l’amico Silvestro Bressi che ci ha mandato da Catanzaro quest’altra pagina di storia di casa nostra, riteniamo opportuno aggiungere per i nostri lettori poche notizie utili alla migliore comprensione del pezzo giornalistico che segue. Intanto che l’8 settembre del 1905 c’è stato in Calabria un brutto terremoto che ha fatto incalcolabili danni; che Stefanaconi è un piccolo paese nei pressi di Vibo Valentia, che veniva detta allora Monteleone; che Domenico Paparo (1870 - 1931), l’autore della lettera a Vita Calabrese, era fratello del barone Raffaele Paparo, quindi zio di Mario Paparo, ultimo barone di questa Famiglia. Nessun commento allo scritto: il lettore attento saprà certamente cogliere quanto esprimono le chiare e decise parole del barone, detto in Badolato ndon Domìnacu.) Anno I N. 7. Catanzaro, 8 dicembre 1907 C.C. con la POSTA. Vita Calabrese OMISSIS Riceviamo e pubblichiamo: Badolato, 5 dicembre 1907. Ill.mo Sig. Direttore. Faccio appello alla sua ben nota cortesia perché si compiaccia inserire questa mia dichiarazione a proposito di quanto fu pubblicato dalla Commissione d’inchiesta per la Calabria. Salvatomi miracolosamente nella fatale notte dell’8 settembre, da Stefanaconi, dove mi trovavo, ritornai in famiglia a Badolato, mia residenza abituale. Fu mio primo pensiero mandare a quel Sindaco cav. Carullo una somma in danaro e vari quintali di pane perché fossero distribuiti ai più bisognosi. Mentre io ero a Badolato il detto Sindaco mi informò che il genio militare era pronto a riattare cinque o sei casette coloniche ad un sol piano, di mia proprietà, oppure a darmi una somma perché pensassi io alle riparazioni. Ma, per ragioni facili a comprendersi, rifiutai l’una e l’altra proposta. In seguito al mio rifiuto il Genio militare, senza punto interpellarmi, si occupò della riparazione di 4 casette, scegliendo le meno danneggiate e modificando anche il numero dei vani che da 4 fu portato a 5, lasciando diroccate le altre ch si presentavano più difficili alla riattazione. Lo stesso Genio militare con atto arbitrario, del resto giustificato, data la necessità di mettere al riparo coloro che non avevano altra dimora, e senza mia autorizzazione, diede in uso gratuito le casette riparate a 5 famiglie di contadini che vi dimorarono per oltre un anno, né io mai pretesi nulla. Dal che si vede che non fu un favore fatto a me, ma semplicemente le riparazioni furono fatte per dare alloggio più sicuro e duraturo e certamente meno costoso delle baracche; e aggiungo anzi che furono fatte assai male con lo stesso materiale diruto, tanto che fra breve dovrò farle demolire e ricostruire. Niente cottimi quindi, né riparazione per mio conto, ché anzi debbo dirle che gli stessi giorni appunto per riedificare la casa nella quale io dimoro quando mi reco a Stefanaconi, sottoscrissi un contratto con l’appaltatore signor Geremia Parisi di Monteleone per una spesa di L. 15000. Ciò per quanto mi riguarda, e che la Commissione d’inchiesta avrebbe avuto il dovere di constatare prima di lanciare accuse dirette contro la mia riputazione. La ringrazio, e gliene resto obbligato. Dev.mo suo Domenico Paparo |