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Data: 31/03/2005 - Anno: 11 - Numero: 1 - Pagina: 14 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

' A turrìcci '

Letture: 1436               AUTORE: Mario Ruggero Gallelli (Altri articoli dell'autore)        

Come in natura esiste un equilibrio biologico e ambientale necessario a fornire al genere umano la possibilità di sopravvivere, così nel quotidiano l’uomo assume comportamenti atti a bilanciare squilibri che altrimenti potrebbero fastidiosamente evidenziarsi.
Giocare ‘a turricci’, ad esempio, era un ottimo rimedio inventato dai ragazzi di un tempo per combattere il freddo pungente dell’inverno che avrebbe ‘ncroccato’ (paralizzato), altrimenti, mani e piedi. Esigenza legata, quindi, alle condizioni atmosferiche, nata dalla necessità di recuperare quel calore che giochi più sedentari non sarebbero stati in grado di fornire.
Il gioco, semplice nella sua dinamica, ma efficace allo scopo, iniziava raggruppando un indefinito numero di partecipanti. Questi, dopo la necessaria identificazione, ‘iettavanu ahr!u toccu’: si stabiliva così chi doveva iniziare a rincorrere il gruppo che al grido di ‘turricciccì muntagna…’ cominciava a correre in ordine sparso.
Ogni concorrente cercava di non essere toccato dall’unico inseguitore. Se però ciò avveniva, il malcapitato doveva automaticamente prendere il suo posto e proseguire la caccia ai compagni finché non fosse riuscito a sua volta a catturare un altro dei partecipanti.
Questo giro vizioso esaudiva prima di tutto il desiderio di divertirsi, poi la voglia di riscaldarsi accostandosi alla madre di tutte le fonti di calore, il moto, e in ultimo, ma non per importanza, impediva l’obesità infantile che oggi tanto fa paura.


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