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Data: 31/03/2007 - Anno: 13 - Numero: 1 - Pagina: 44 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

“L’APPARèCCHJU”

Letture: 1115               AUTORE: Mario Ruggero Gallelli (Altri articoli dell'autore)        

Nei precedenti numeri abbiamo visto come la realizzazione di molti giochi sia stata motivata dal susseguirsi delle stagioni, dall’arrivo di feste o da particolari eventi atmosferici che favorivano o meno la messa in pratica di questo o quel gioco.
Non abbiamo ancora preso in esame il fattore logistico e se la posizione del Borgo poteva oppure no dare lo stimolo a inventare situazioni di divertimento consone allo stato dei luoghi.
Affacciarsi do muru do Pilèri,’e Raxi, d’Addàmmu, do Castèhru, o do Fossu infatti, non poteva che suscitare nell’immaginario di noi ragazzi una suggestiva sensazione di libertà.
Quando poi si ammiravano le rondini giù per le valli, che con i loro mille giri a sghembo sfioravano il viso, allora la voglia di misurarsi con loro assaliva tutti noi prepotentemente.
La messa in pratica di uno strumento di gioco come “l’apparècchju” era il punto di partenza di una illusoria competizione.
Costruito rigorosamente con fogli di carta provenienti da fornitori privilegiati quali i quaderni di scuola, questi venivano magistralmente piegati e ripiegati fino alla perfetta sua realizzazione.
Si creava così “l’apparècchju”, pronto per il lancio.
La gara con le rondini partiva da uno dei tanti punti strategici, proseguiva giù per la vallata, ma ci si rendeva subito conto che la competizione diventava assurda, perché “all’apparecchiu”, a differenza delle rondini mancava una meta sicura. Il più delle volte infatti scendeva a picco, altre volte si spingeva più lontano, di rado lo si vedeva planare a metà petta’e l’àngeli oppure a Sant’Ulìa: quello era un gran momento. Una profonda soddisfazione mista ad orgoglio assaliva il protagonista dell’impresa e la sua gioia rimaneva viva per molti giorni, l’ammirazione che gli amici gli tributavano nelle strade e fra i banchi di scuola rendeva meno pesante anche il castigo, certamente subito, per aver sacrificato molte pagine di quaderno.


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