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Data: 31/12/2002 - Anno: 8 - Numero: 4 - Pagina: 26 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

“U STRUMBU”

Letture: 1211               AUTORE: Mario Ruggero Gallelli (Altri articoli dell'autore)        

Gran parte degli strumenti utilizzati dai ragazzi per divertirsi avevano alle spalle una storia.
Alcuni venivano realizzati dagli stessi e la trafila, per la ricerca dei materiali, accresceva di molto il desiderio di possederlo. Per altri, di realizzazione più complessa, ci si doveva affidare a persone esperte, ed allora i…”mastru è prontu ?” “no! torna domàna!” si sprecavano. Ciò accadeva quasi sempre a chi sognava di possedere “u strumbu”.
La sua modellatura non era facile e pertanto ci si doveva rivolgere all’abilità di uno dei tanti falegnami operanti nel borgo di Badolato.
Lo strumento, a forma di cono, con la base leggermente bombata, di diametro 7/8 cm, veniva abilmente tornito, rigorosamente, a mano, con raspa e carta vetrata, incavando poi il suo perimetro con cerchi a intervalli brevi e regolari, che partivano dal culmine fino a circa 2 cm dalla punta.
Qui veniva inchiodata “n’attàccia”(una bulletta) del tipo applicato dagli “scarpàri” (calzolai) ai tacchi degli scarponi, che, per la sua bombatura rigata, si differenziava da quelle usate per la pianta che erano di forma quadrata, appiattite, lisce e smussate ai quattro lati.
Per l’applicazione al gioco necessitava fornirsi di una cordicella spessa tanto quanto erano profondi gli incavi realizzati lungo la circonferenza “do strumbu”.
Si avvolgeva la cordicella intorno, partendo dalla punta verso l’alto, tenendo la parte finale di essa attorcigliata fra le dita della mano con la quale veniva effettuato il lancio.
Questo avveniva tenendo “u strumbu” con la parte concava rivolta verso il basso, e, prima che esso toccasse terra, con scaltrezza, si dava uno strappo all’indietro; la brusca azione permetteva allo strumento, già caricato di effetto rotatorio, di capovolgersi e toccare terra con la punta in giù iniziando i vorticosi giri a mo’ di trottola.
Il tempo di durata era oggetto di scommessa e a volte di litigio fra i ragazzi che, però, superavano prontamente tali controversie, tanto era l’entusiasmo e l’orgoglio di possedere “u strumbu”.



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