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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/12/2020 - Anno: 26 - Numero: 2 - Pagina: 22 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

SOGNO E TALENTO

Letture: 681               AUTORE: Cecè Serrao (Altri articoli dell'autore)        

SOGNO E TALENTO
Vito Cristofaro - Direttore d’Orchestra, da Soverato a Oldenburg (Germania)
In un caldo pomeriggio d’agosto, in Soverato, ho avuto un incontro con Vito Cristofaro, dal viso
espressivo e vivace che ispira fiducia, figlio di un operaio delle ferrovie, ora in pensione. Il ragazzo che
aveva il sogno di diventare come Giuseppe Verdi.
Da cinque anni, e più, 1° Direttore, nonché vice Direttore Musicale Generale, al Teatro di Stato
di Oldenburg, Bassa Sassonia - Germania, ridente città indipendente, di oltre 160 mila abitanti, dove
attualmente vive col figlio e la moglie, dopo essere stato, per quattro anni, maestro collaboratore e
direttore al Teatro di Innsbruck (Austria).
Ha girato un po’ il mondo il nostro giovane conterraneo, che si è laureato Direttore d’Orchestra,
con il massimo dei voti nel 2009, nella prestigiosa Universität für Musik und darstellende Kunst di
Vienna, nella quale hanno studiato maestri famosi, fra i quali Claudio Abbado, considerato il maestro
che ha cambiato la musica. È stato questo il capodanno di una avventura fortemente cercata. Ma ancora
prima della laurea, il nostro giovane ha fatto il girovago per il mondo. Ha suonato al Festival di Spoleto
(Italia), negli Stati Uniti e nel Canada, e dopo la laurea in Corea, Giappone, Inghilterra e Australia. Un
giovane talentuoso, caparbio e determinato a realizzare il proprio sogno nella musica. Con la famiglia
sempre al suo fianco, che sempre ha creduto in lui, fin dal primo momento che Vito ha espresso il
suo desiderio per la musica. L’incontenibile emozione di quando il primo pianoforte entrò nella sua
casa, come nuovo membro della famiglia, e poi il violino, col quale suonava melodie, con lo sguardo,
non aldilà della siepe, ma aldilà dell’orizzonte dell’azzurro mare, che da casa sua, in Soverato, poteva
ammirare e perdersi nell’infinito sulle onde di quelle note da lui vibrate.
Ora, Vito, almeno una volta l’anno, fa ritorno alla sua casa natia e quella distesa di mare gli riporta in
mente i primi passi del suo studio della musica. I giorni in cui andava a Catanzaro a studiare pianoforte,
ogni santo giorno, col caldo d’estate e il freddo d’inverno. Quel tragitto che gli sembrava un’eternità.
Ha studiato e si è diplomato presso l’Istituto Tecnico Commerciale (Soverato), ma la sua passione era
sempre la musica. Oggi è ancora grato a quel maestro di musica della scuola locale, presso la quale ha
studiato, per il consiglio datogli di studiare, oltre al pianoforte, il violino. Lui che mai ne aveva visto
uno, se non in televisione, e che avrebbe
preferito di gran lunga la tromba, ma
che invece ebbe modo di conoscere uno
strumento da lui considerato, a dir poco,
meraviglioso, che lo aiutò nello studio di
direttore d’orchestra. Sono le esperienze
e le influenze, che incontriamo sul nostro
cammino, che possono lasciare i segni e
cambiare la vita.
Ha conseguito il diploma, col massimo
dei voti e lode, sia in pianoforte (1997) che
violino (1998), presso il Conservatorio
“Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia,
dove si recava solo per dare gli esami da
privatista. Diversi sono stati i suoi maestri
insegnanti di pianoforte e violino, come
diverse sono state le città dove ha studiato:
Catanzaro, Napoli e Roma, prima del
diploma e successivamente, dopo il diploma,
a Firenze, per direzione d’orchestra, e di
nuovo a Roma, per composizione.
Il caso volle che Vito, in Soverato, abbia conosciuto una ragazza austriaca in vacanza, motivo per
cui, in diverse occasioni, ebbe modo di recarsi a Vienna. Quando si dice le circostanze della vita!
Matura in lui, ancor di più, la convinzione di voler studiare da direttore d’orchestra, figura della quale
si era appassionato tanto per una forma di fascino che gli procurava, pure perché, avendo suonato
come violinista, in diverse orchestre (Cosenza, Roma, Spoleto), aveva notato come le sinfonie, le
opere potessero cambiare in base a chi fosse a dirigerle. Si persuase, quindi, che sarebbe stato bello e
gratificante poter esprimere le proprie idee musicali dinanzi ad un’orchestra.
Si è laureato, come già detto, in quella Università di Vienna, dove ogni anno sono dieci quelli che
vengono ammessi, fra un centinaio di partecipanti provenienti d’ogni parte del mondo. E Vito è stato uno
di questi dieci. Un bel traguardo! Ha diretto, in occasione della laurea, l’Orchestra della Radio Austriaca
senza timore, con naturalezza con papà Domenico e mamma Natalina che erano là, ad ammirare il loro
figliolo, che, oltre ai suoi meriti, deve qualcosa, per la sua formazione, a tutte le persone incontrate, nel
tragitto di quel sogno che gli ha reso la vita interessante. Perché i sogni sono una cosa meravigliosa.
Sono uno dei motivi, che permettono di andare avanti in questo mondo, nonostante le difficoltà. Sono
quelli che danno una motivazione per continuare a sperare, a lottare per ciò che si vuol raggiungere.
Purtroppo, con rammarico, dobbiamo constatare che la millenaria arte teatrale, in tutte le sue forme,
qui da noi, vive momenti difficili, sacrificata e trascurata a favore di altri più immediati interessi di
dubbio valore.
Questa è una storia, che potrebbe essere quella di un qualsiasi altro ragazzo di dieci anni, di quel
Sud del sud, che investe il suo tempo e le proprie energie, passo dopo passo, con sacrificio e dedizione,
cosciente della strada non facile, ma possibile. D’un ragazzo consapevole che la perseveranza può
far sì che l’infantile sogno, al risveglio, possa essere visto tramutato in realtà. Che è, poi, la vera
vittoria personale e della famiglia, orgogliosi gli amici e non solo (noi fra questi). E se da una parte c’è
contentezza che molti dei nostri giovani realizzano le loro aspirazioni, andando in giro per il mondo,
dall’altra c’è l’amara consapevolezza che, per farlo, devono abbandonare la loro terra natia e i loro
affetti più cari. Davvero strano questo nostro Paese Italia, che prima li forma (con dispendio di energie
e risorse) e poi li lascia andare via, senza neanche accorgersene, partenze dovute, sempre più spesso,
non per loro scelta.
Questa storia dovrebbe insegnare che credere in sé stessi ed in quello che si sta per fare è la chiave
giusta; che è sì importante affermarsi, qualunque sia il posto, ma senza mai perdere le proprie radici.
Cosa che ha fatto il nostro giovane Vito, un sognatore che non ha mollato, il ragazzo che sognava di
diventare come Giuseppe Verdi.
Chi crede nei sogni non sarà mai perdente!


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