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Data: 30/12/2020 - Anno: 26 - Numero: 2 - Pagina: 26 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

Didattica A Distanza (DAD)

Letture: 771               AUTORE: Marina Gervasi (Altri articoli dell'autore)        

Da quasi un anno la nostra vita, il mondo del lavoro, le relazioni sociali sono stati sconvolti
da un terribile killer: il Covid-19 che, come le terribili pesti delle epoche trascorse, ha falcidiato
milioni di persone in tutto il mondo.
L’intera popolazione mondiale sembra essere tornata indietro di tanti secoli poiché, gli uomini,
pur avendo fatto passi da giganti nella ricerca e nelle conquiste scientifiche, si sono ritrovati inermi
e soprattutto senza antidoti difronte al dilagare improvviso di un contagio altamente mortale.
Si sono cercati rimedi per arginare il diffondersi del virus: indossare mascherine, stare distanti,
limitare i contatti umani, stare in isolamento o in quarantena, chiudere teatri, cinema, scuole, luoghi
in cui, facilmente, più persone stanno assieme, vicine ed ove facilmente si diffonde il contagio.
Allo scoppio della pandemia fra i primi provvedimenti si è proceduto alla chiusura delle scuole
e ciò ha suscitato, negli studenti un certo entusiasmo, come per una vacanza improvvisa. Ancora
non ben chiara la pericolosità del virus, i ragazzi hanno creduto di poter godere di un periodo di
libertà inaspettata senza assilli di compiti, lezioni, interrogazioni.
È chiaro che le cose non potevano andare cosi; non si poteva interrompere con leggerezza,
pur in così grave momento, il processo educativo e di istruzione di milioni di allievi. Si é pensato,
allora, di ricorrere alla DAD, acronimo per Didattica A Distanza, cioè, collegati ai p.c. gli allievi
hanno dovuto seguire le lezioni tenute dai loro insegnanti.
Non tutto, però, è stato facile; per molti allevi e docenti è stato un grosso problema. Alcuni non
avevano il p.c. o altri strumenti adeguati; spesso ci sono state difficoltà nei collegamenti. Molti
ragazzi hanno fatto fatica a concentrarsi, distraendosi facilmente; dovevano essere supportati dalle
famiglie e non sempre ciò è stato possibile. Insomma la DAD si è rivelata per molti caotica e
disordinata e i risultati conseguiti, sul piano dell’apprendimento, poco soddisfacenti. È stata una
risposta all’emergenza sul breve periodo ma a lungo andare non è più sostenibile. Il decreto del
Governo, che a causa di una nuova ondata del virus, ha sancito la seconda chiusura delle scuole,
ha determinato la reazione di molti allevi delle scuole secondarie che rivendicano il loro diritto di
rientrare a scuola. Sono contro la DAD, vogliono tornare in classe, invitano i politici ad affrontare
e risolvere gli annosi problemi della scuola: sovraffollamento delle classi, mancanza di docenti,
sistemi di trasporto inadeguati, didattica anche nei musei o nei parchi.
Con grande senso di responsabilità studenti di varie città d’Italia hanno manifestato e chiedono
di poter tornare in classe poiché questa scuola, senza scuola, può avere conseguenze negative, non
solo sulla loro preparazione ma anche sulla loro tenuta psicologica.
Si discute di ripresa del commercio, del problema del turismo, apertura di bar e ristoranti: ma
perché la scuola è sempre l’ultimo dei problemi? È necessario, invece, dare priorità alla scuola,
puntare alla creazione di scuole di eccellenza perché, al di fuori della famiglia, i ragazzi hanno
bisogno di una seconda comunità, in cui possono costruirsi come persone e comprendere se stessi.
Stare lontani dalla scuola ha fatto loro comprendere come sia bello trascorrere ore, quasi
magiche, in un’aula dove tra una lezione e l’altra, si ride, ci si confronta, si provano gioie e
delusioni: si apprende tanto e si forma la personalità di ciascuno di loro.


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