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Data: 31/08/2021 - Anno: 27 - Numero: 2 - Pagina: 8 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA CALABRIA E LA SUA MUSICA POPOLARE

Letture: 703               AUTORE: Giuseppe Condò (Altri articoli dell'autore)        

La musica popolare calabrese ha radici lontane, nata tra gente votata a quelle attività agrestopastorali
che hanno caratterizzato per secoli la civiltà contadina.
Progressivamente questa musica, popolare e antica, si è andata nei secoli sempre più
affievolendo, fin quasi ad essere negata nei contesti della musica folk in Italia. Infatti soltanto una
voce calda e inconfondibile, accompagnata dalla sua chitarra, ha tenuto desta, per quasi mezzo
secolo, la musica folk in Calabria; tale voce è stata quella di un cantautore molto longevo: Otello
Profazio.(1) Conosciuto in tutto il mondo, questo nostro artista si ascolta ancora con interesse e
piacere per le sonorità e i ritmi che lo caratterizzano e per la capacità con cui riesce, oggi come
ieri, ad esprimere i moti e le istanze dell’animo calabrese.
Tuttavia, dopo un sì lungo lasso di tempo, la musica etnica calabrese necessitava di un
rinnovamento capace di polarizzare e attrarre un maggior numero di fruitori musicali, essendo la
musica elemento culturale di primo ordine per il progresso morale e civile di un popolo. Così,
nel 2009, nel profondo Sud e più precisamente nell’area della Locride, un fenomeno culturale e
musicale straordinario, portato avanti dal gruppo Taranproject, diretto da Mimmo Cavallaro(2),
ha riportato in auge la musica popolare calabrese.
In quel 2009 attraverso numerosi concerti, che si sono ripetuti poi, anche negli anni successivi,
tale gruppo musicale ha riscosso un successo travolgente, fino a suscitare un’autentica passione
collettiva. Memorabili infatti sono stati alcuni concerti a Caulonia, in occasione del Kaulonia
Tarantella Festival, nel nord Italia e all’estero, come quello nella Little Italy di Toronto, a
College Street, dove i musicisti del Taranproject hanno portato ai calabresi del Canada la loro
terra, portandosi, al ritorno, il loro cuore.
Chi scrive conosce quel quartiere di Toronto: a College Street, vero concentrato di tutte
le provincie di Calabria, i dialetti si intrecciano ancora con i fonemi originali che li hanno un
tempo caratterizzati, senza le commistioni più recenti, che inevitabilmente si sono avute qui
da noi, con la lingua italiana. Orbene, nelle antiche ballate rivisitate dai musicisti di Mimmo
Cavallaro, ritroviamo ancora i lemmi di quel dialetto antico, quasi dimenticato, che ci affascina
e ci commuove, perché appunto alle radici della nostra calabresità.
Le erre forti del reggino e le proverbiali aspirate di alcune nostre parole dialettali, ben si
fondano così con i nuovi e splendidi arrangiamenti musicali, ancellari ai tipici strumenti musicali
e popolari della Calabria, quali l’organetto, il tamburello, la chitarra battente, la pipita e la lira
calabrese. Singolare è la riscoperta di quest’ultimo strumento, detto anche “lira bizantina”: un
cordofano ad arco, tipico di tutti i territori dell’antico mondo bizantino d’Oriente e quindi anche
della Calabria, che a quel mondo appartenne, tra il VI e l’XI sec.
Questo strumento, diventato da noi del tutto obsoleto, soltanto nella prima metà degli anni 80
del secolo scorso è stato riabilitato, allorché gli ultimi costruttori e suonatori della lira calabrese
sono stati intercettati nell’area pedemontana della Locride e del Monte Poro, grazie alle
appassionate ricerche di alcuni studiosi e musicologi nostrani, i quali, accanto ad una intensa
attività concertistica, hanno riportato in auge i suoni e le suggestioni che tale strumento sa dare,
ora negli assolo, ora accompagnato dal tamburello, dalla pipita o dai “ciarameddari”, nelle
esibizioni delle tipiche tarantelle.
È infatti il gruppo catanzarese de I Re Niliu, capitanati da Ettore Castagna(3), quello che
riscoprirà tale strumento musicale ed inizierà in parallelo a risollevare le sorti della musica
folk calabrese, attraverso una continua e capillare ricerca “sul campo”, spaziando da un lembo
all’altro della Regione. Il nome del gruppo, i Re Niliu, si ispira alla triste fiaba calabrese,
ambientata a Tiriolo, di un re di cera, appunto il re Niliu, che muore
senza poter godere delle sue ricchezze, per cui sarà la band da cui
prende il nome, quella che gli potrà dare una simbolica rivincita.
Ben presto il gruppo di ricerca musicale di Ettore Castagna,
andando alla ricerca delle radici e della storia della musica popolare
calabrese, soprattutto nelle aree interne del versante ionico del
reggino, incontra gli ultimi musicisti e tornitori della lira, quali
Antonino Megale a Bagaladi e Giuseppe Fragomeni(4), detto Peppi
u Funarra, nella frazione Mirto di Siderno.
Si assiste dunque, dopo decenni di oblio, ad un vero e proprio
rifiorire della musica popolare nella nostra regione con la fondazione
di scuole di musica per la lira e di danza per la tarantella, nonché di
numerosi nuovi gruppi musicali.
L’impatto delle loro composizioni, ora melodiche e venate da
un filo di malinconia, ora possenti e travolgenti nei ritmi sincopati
delle tarantelle, hanno portato fette sempre più larghe di pubblico
a riempiere con i concerti le piazze delle numerose feste di paese
della Calabria, soprattutto nelle notti d’estate, quando più numerosi
sono i turisti italiani e non, e i nostri emigranti, che ritornano da
ogni parte del mondo. La musica etnica e popolare diviene così elemento di aggregazione sociale, di elevazione
dello spirito e di orgoglio identitario, contribuendo non poco alla scoperta e alla comprensione
delle nostre radici culturali.
E sebbene durante i concerti il dialetto calabrese risulti per molti di ardua comprensione,
tuttavia, lo stesso, mostrando una sorprendente musicalità, conquista ed entusiasma gli
ascoltatori, rendendoli parte attiva dello spettacolo a cui assistono, spingendoli ad esibirsi essi
stessi in canti e balli coinvolgenti. NOTE
(1) OTELLO PROFAZIO. Nasce a Rende. Attivo e molto conosciuto in Calabria e Sicilia, è considerato
uno dei cantanti dialettali più importanti d’Italia. Con la sua attività concertistica si è esibito in tutto il
mondo. Ospite in numerose trasmissioni radiofoniche e televisive fin dagli anni ’60, ha curato per 15 anni
la rubrica settimanale Profeziate su La Gazzetta del Sud . È l’unico cantante del genere folcloristico ad aver
vinto il disco d’oro per aver venduto oltre un milione di copie dell’album Qua si campa d’aria.
(2) DOMENICO CAVALLARO. Nasce a Caulonia. Già affermatosi tra gli artisti del Taranta Power di
Eugenio Bennato, è, nel 2009, il fondatore, con Cosimo Papandrea, del gruppo TaranProject. Il repertorio
comprende canti della tradizione popolare calabrese rielaborati e confezionati in chiave moderna. Il gruppo,
all’apice del successo, si scioglie alla fine del 2015 continuando l’attività artistica con formazioni diverse.
(3) ETTORE CASTAGNA. Nasce a Catanzaro ma vive a Bergamo. Si occupa di antropologia culturale e
ricerca da oltre quarant’anni. Nel corso del tempo la sua riflessione antropologica si è dapprima articolata
sulla ricerca della musica etnico-acustica con alcuni gruppi, tra i quali il più importante è il Re Niliu,
attivo fin dal 1979. Poi l’approdo alla letteratura. Tra le sue ultime pubblicazioni citiamo Tredici gol dalla
bandierina (Rubbettino 2018) e Del sangue e del vino (Rubbettino 2016), nella collana “Che ci faccio
qui” diretta da Vito Teti.
(4) GIUSEPPE FRAGOMENI, detto U Funarra (Mirto di Siderno 1923-1997), è stato un musicista
italiano suonatore e costruttore di lira calabrese. È stato l’ultimo testimone della cultura musicale ed artigiana della lira calabrese (tra Siderno, Gioiosa Jonica, Canolo Nuovo ed Agnana). Per la costruzione
dello strumento Fragomeni lavorava e scavava pezzi unici di legno di olivara, a mano, con delle sgorbie,
spiegando le tecniche di questa costruzione ad Ettore Castagna. Molto bella è la rievocazione umana ed
artistica che quest’ultimo fa in morte di Peppi i campu Funarra, divenuto negli anni amico e componente
del gruppo etnico-musicale de I Niliu (www.Ettore Castagna. Fragomeni PDF).
Giuseppe Condò


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