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UN’ALBA DA MIA MADRE Dal balcone della mia casa, 17 marzo attorno alle sei Vito Teti
Autore:     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/04/2021 - Anno: 27 - Numero: 1 - Pagina: 16 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

CONSIDERAZIONI RELIGIOSE E SCIENTIFICHE SULLE ORIGINI DELLE PANDEMIE

Letture: 678               AUTORE: Giulio De Loiro (Altri articoli dell'autore)        

La storia dell’umanità è stata sempre contrassegnata da improvvise e devastanti epidemie, ed esse
hanno trovato spazio nelle opere dei grandi autori della letteratura occidentale, a cominciare da Omero,
che inizia l’Iliade proprio con dei versi riferiti alla peste micidiale che ha colpito l’esercito greco,
impegnato nell’assedio di Troia.
Il riferimento di Omero è alla pestilenza scatenata dal dio Apollo, che ascolta le preghiere di un suo
sacerdote, a cui Agamennone, capo dell’esercito greco, ha sottratto la figlia per farne la sua concubina.
La spiegazione sull’origine di questa pestilenza da parte del cieco poeta di Cos è di natura religiosa,
perché Omero individua la causa scatenante del morbo nel rapimento di Agamennone di Criseide,
la figlia del sacerdote di Apollo e racconta che il dio, per punire questo grave sgarbo religioso, castigò
il re di Argo con un’epidemia che decimò l’esercito greco.
Alla fine, davanti al triste spettacolo di centinaia di morti e anche dietro consiglio degli indovini,
Agamennone si piegò alla volontà di Apollo e restituì Criseide al padre, sostituendola con Briseide,
l’amata schiava di Achille.
Ovviamente tale soluzione determinò un forte contrasto con il figlio di Teti, che manifestò la
sua collera nei confronti di Agamennone, riducendo il proprio impegno nei combattimenti contro i
Troiani. Ma per il capo della spedizione militare greca, l’ira di Achille era preferibile a quella del dio
Apollo.
Nel passato, anche dopo Omero, é prevalsa la tendenza ad individuare l’origine delle pandemie
nella vendetta delle divinità nei confronti delle popolazioni per la loro tracotanza e il dispregio di ogni
regola del vivere civile. E però, su una sponda opposta e per noi sicuramente più credibile, si sono posti
anche medici e scienziati, che hanno cercato di spiegare le diverse forme di epidemia come eventi
ciclici ricorrenti, dovuti all’azione contagiosa di virus sconosciuti.
Si tratta di un doppio binario, quello religioso e scientifico, che ha costantemente spiegato le origini
delle diverse pestilenze che hanno segnato la millenaria storia dell’uomo.
Sicuramente l’episodio raccontato da Omero rappresenta la prima descrizione sull’origine “divina”
di una pandemia, la prima, ma non la sola. Infatti, qualche secolo dopo, si trova un’altra spiegazione
divina per tale triste e sconvolgente fenomeno: il riferimento è alla peste che colpisce la città di
Tebe e che trova spazio nella famosa tragedia di Sofocle intitolata “Edipo re”. In essa il tragediografo
ateniese riferisce in modo chiaro che sono stati gli dei dell’Olimpo a scatenare la pestilenza contro gli abitanti di Tebe, in quanto colpevoli di aver accolto nella città e acclamato come loro re Edipo, un
uomo che aveva infranto la legge degli dei, perché, pur senza saperlo, aveva ucciso il padre Laio e
aveva sposato la madre Giocasta.
Da qui la collera degli dei nei confronti di tutti i tebani, e ciò a dimostrazione che la vendetta divina
colpiva tutti indistintamente, anche se a sbagliare era stato il solo Edipo.
Talvolta, sempre nel mondo greco, alla spiegazione divina sull’origine delle pestilenze veniva
spesso mescolata anche la superstizione. È quanto accade al tempo della peste di Atene del 429 a.
C., una terribile epidemia che uccise lo stesso Pericle e che trovò grande spazio ne “La guerra del
Peloponneso” di Tucidide.
A tal punto, però, con lo storico ateniese, circa la spiegazione dell’origine della peste, si determina
una vera e propria svolta, nel senso che Tucidide fu forse il primo a capire che la peste che aveva
colpito la capitale dell’Attica non era riconducibile all’ira degli dei, ma proveniva dall’Etiopia e che
era giunta ad Atene, diffondendosi attraverso il contagio per vie naturali.
A riguardo delle ipotesi che circolavano sulla causa della peste di Atene, Tucidide, come unica
concessione fuori dalla ragione, fa riferimento solo alla voce, secondo la quale tutto era iniziato con
“l’avvelenamento dei pozzi messo in atto dagli Spartani, nemici di Atene ed impegnati nella guerra
del Peloponneso”.
Sulla scia dello storico ateniese si ritrova, ma in una forma completamente nuova, e direi rivoluzionaria,
la posizione di Ipparco, medico e geografo di grosso spessore scientifico, il quale ha rivoluzionato
il vecchio concetto della medicina associata alla teurgia e alla filosofia, fissando per questa
disciplina conoscenze e tecniche nuove che poi migliorarono anche l’operato dei medici.
Ippocrate, avendo peraltro vissuto, così come Tucidide, a ridosso della peste di Atene, scrisse che
in essa non c’era niente di sacro riconducibile agli dei, in quanto la peste trovava la sua spiegazione
nella “struttura naturale e cause razionali”, che sono proprie di ogni malattia e che altre spiegazioni
erano dettate da “maghi, ciarlatani ed impostori”, che di solito attingevano al divino e alle superstizioni
per la loro sprovvedutezza e ignoranza.
La posizione di Ippocrate fu importante e rappresentò un vero e proprio spartiacque circa la spiegazione
delle origini delle epidemie, perché, come ha di recente spiegato l’epidemiologo Charles
Edward Winslow, “se la malattia viene postulata come un evento causato dagli dei o demoni, il progresso
scientifico non avrebbe senso e non sarebbe spiegabile”.
Per tale ragione si può affermare che con Ippocrate, nella spiegazione delle cause delle epidemie,
inizia un’altra storia, con un percorso del tutto nuovo, nel quale sarà sempre la scienza a fare luce
sulle cause vere delle pandemie e saranno i medici e gli scienziati a proporre possibili soluzioni che
potranno alleviare e bloccare gli effetti devastanti di ogni forma di pestilenza.
Pur tuttavia, è bene dire che la posizione di Ippocrate non mette definitivamente a tacere quanti
legavano il sorgere e la diffusione delle pandemie a cause diverse e non scientifiche. Infatti, per
la peste di Giustiniano riferibile al 541 d. C., la responsabilità dello scoppio della pestilenza fu addebitata
allo stesso Imperatore bizantino, che con una condotta deplorevole ricca di misfatti aveva
determinato la collera degli dei, che per vendetta avevano scatenato una terribile pestilenza che aveva
portato morte e dolore in tutto l’impero.
Va detto, però, che anche su questa stessa epidemia a fare chiarezza successivamente sarà la scienza
e lo farà con lo scienziato Snowden, il quale, ricostruendo i luoghi di diffusione del morbo, ha
individuato l’origine del male nel delta del Nilo e che da lì successivamente “si propagò in diciotto
ondate successive nell’impero per un periodo di duecento anni fino al 755, quando scomparve definitivamente
e misteriosamente così come era arrivata”. Durante l’epoca della cristianità occidentale,
riemerge con forza la linea religiosa. Infatti, quando una grave pestilenza colpisce nel 590 Roma, dato
che la città viene miracolosamente salvata e, secondo la credenza dei fedeli, per l’intervento dell’Arcangelo
Michele, è generale la convinzione che il tutto, l’origine della peste e la salvezza di Roma, ha
un legame divino e trova in Dio ogni spiegazione.
Né in questo nostro percorso non si può non fare riferimento alla cosiddetta “morte nera”, che dal
1300 al 1700 fu determinata dalla peste bubbonica, che in tutta Europa ha mietuto centinaia di migliaia
di vittime ed ha avuto effetti devastanti sulla vita sociale ed economica di molti paesi, influenzando
profondamente la religione e la cultura popolare e dando origine a nuove forme di devozione e di
culto dei Santi.
Settore quest’ultimo particolarmente interessante, in quanto la peste bubbonica diede luogo a profusione
a sermoni religiosi, il cui tema centrale era la “teodicea”, vale a dire “la difesa della benevolenza
di Dio onnipotente davanti al male e al dolore”.
La “teodicea” in effetti rappresenta la testimonianza più chiara di una religiosità esagerata, che sul
fronte opposto, però, determina in alcuni pensatori la spaventosa conclusione della mancata esistenza
di Dio, in quanto responsabile della morte e del dolore di tanti popoli incolpevoli.
Una testimonianza della contrapposizione di queste teorie viene offerta dalla città di Milano, che
fu colpita nel 1600 dalla peste descritta dal Manzoni ne “I promessi sposi” e che vede protagonista il
Cardinale Carlo Borromeo.
L’alto prelato, preoccupato per la diffusione della peste bubbonica, promuove in tutta la diocesi
delle processioni con migliaia di flagellanti, con la speranza che esse avrebbero potuto sollecitare la
misericordia divina con un intervento miracoloso e salvifico.
Ma quella del Cardinale fu una speranza che svanì nel giro di pochi giorni, in quanto il risultato di
quelle processioni dei fedeli finì per moltiplicare il numero dei contagiati.
A tal punto, lo stesso Arcivescovo di Milano fece marcia indietro e si rese promotore di un preciso
contrordine. Infatti, si rivolse ai fedeli con queste parole: “Pregate, ma statevene a casa”.
Queste prese di posizioni tra loro contraddittorie si ripresentano in tutto l’arco temporale dell’arrivo
delle pesti, e spesso trovano spazio in grandi autori come Giovanni Boccaccio, Daniel Defoe,
Alessandro Manzoni, Albert Camuse e William Shakespeare.
Riguardo all’illustre tragediografo inglese del ’600, il giornalista Siegmund Ginzberg, nell’ultimo
suo libro “Racconti contagiosi”, edito da Feltrinelli, precisa che Shakespeare infilò 118 volte la peste
nelle sue tragedie e 14 volte il termine pestilenza.
Ed è una tendenza che è continuata a rimbalzare fino alla seconda metà del Novecento, in epoca di
guerra fredda, di fronte alla prospettiva di un possibile conflitto nucleare, fino ad avere eco nel film di
Ingmar Bergman del 1957 il “Il settimo sigillo ”.
Tutto ciò, a dimostrazione che l’inoltrarsi sulle ragioni del sorgere delle epidemie ha di fatto determinato
riflessioni religiose, filosofiche e scientifiche, che hanno contribuito ad animare un forte
dibattito culturale che è andato oltre le ragioni vere o presunte delle pandemie, che hanno segnato la
storia dell’umanità.


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