Data: 30/04/2021 - Anno: 27 - Numero: 1 - Pagina: 19 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Marina Gervasi (Altri articoli dell'autore)
Il 25 marzo, giorno in cui si ritiene sia iniziato il viaggio di Dante nell’oltretomba, raccontato nella Divina Commedia, è stato scelto come data simbolica del Dantedì il giorno da dedicare al sommo poeta nella ricorrenza dei settecento anni dalla sua morte. Secondo Niccolò Tommaseo: “leggere Dante è un dovere; rileggerlo un bisogno; gustarlo un gran segno di genio” che ci permette di comprendere l’immensità straordinaria della sua anima. Nei suoi versi affondano le radici della nostra civiltà e, con la sua opera ha creato un mondo con l’intento di erigere un ordine in cui il mondo e l’esistenza umana siano tali quali devono essere davanti a Dio. Ancora oggi i suoi versi ci insegnano verità, virtù e bellezza; la sua creatività è lo splendore assoluto per la varietà di temi, di sentimenti e insegnamenti che ci ha lasciato. Fra i tanti, l’AMORE è il sentimento che più caratterizza e costituisce una problematica fondamentale presente in quasi tutte le sue opere. Nel Purgatorio egli afferma: …I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, ed a quel modo / ch’èi ditta dentro, vo significando. Nella Vita Nova, sua prima opera, egli affronta questo tema come appartenente alla corrente stilnovistica di cui fu il maggiore esponente. L’Amore non è inteso come un sentimento passionale ma casto, puro e che porta alla purificazione dell’anima avvicinando l’uomo a Dio; inoltre la donna e l’Amore sono i mezzi attraverso cui l’uomo riesce a conseguire il bene e la beatitudine eterna. Dante accetta e riprende motivi della lirica cortese e risente dell’influsso della ricerca filosofica del suo tempo rifacendosi alla teoria della metafisica della luce, principio dell’essere, dello splendore e della perfezione del creato. Amore dunque ma come rilevazione del bene, esaltazione della nobiltà dello spirito, come sentimento nobilissimo che porta alla progressiva purificazione spirituale e conseguente avvicinamento a Dio. L’Amore visto come passione, lo troviamo trattato mirabilmente nel V canto dell’Inferno. Qui Dante parla di coloro che furono in vita travolti dalla furia delle passioni. Il poeta narra di “donne antiche e cavalieri” che morirono per forza d’Amore. Fra tutte si evidenziano le figure di Paolo e Francesca il cui amore sconvolse Dante che si chiede come due creature di alto ceto sociale, non rozze ma dotate di fine educazione e di vasta cultura possano cadere vittime del peccato. Secondo gli Stilnovisti l’amore della donna rendeva l’uomo perfetto. Ma, in questo caso, Francesca non solo è già sposata ma l’amante è tutto preso dalla contemplazione di lei, della sua persona. Tutto ciò va contro la religione che vuol che l’unico amore vero ed assoluto sia Dio. Si può amare anche una creatura ma sempre secondo le leggi di Dio. Quindi sia Dante che gli altri Stilnovisti erano caduti nell’errore di innalzare una creatura terrena. Il peccato quindi non sta nel sentimento d’amore che è benedetto da Dio quando è puro ma nell’Amore-passione che porta all’esaltazione della “persona” cioè alla bellezza fisica che non fa più ragionare. Il tema dell’Amore continua ad essere tema di fondo e motivo imperativo per tutte le sue successive opere oltre a dargli forza per sopportare prove molto dure: esilio, morte di Beatrice etc… La sua opera principale, la DIVINA COMMEDIA, è tutta informata dal principio dinamico dell’Amore che viene estrinsecato attraverso lo stesso viaggio che ogni essere umano compie lungo il corso della vita. È l’Amore infatti che spinge l’uomo verso il Signore. Ogni essere ama la natura, la vita e attraverso le sue creature ama Dio. Anche Dante traviato dalle passioni politiche, dagli odi di parte si trovò smarrito e disperò di potersi salvare, ostacolato dalle tre fiere. Grazie all’aiuto di Virgilio ritornerà all’amore: amore verso la famiglia, la patria, se stessi e Dio. Il concetto dell’Amore non solo informa tutta la Commedia, ma ritorna spesso come giustificazione del vivere umano, del bene e del male del nostro operare: così spiegherà Dante, nel Purgatorio che l’amore è sempre presente nelle azioni dell’uomo come amore carità oppure come amore e odio: un odio che talvolta pone l’uomo contro se stesso e contro i beni della terra. La duplice faccia dell’amore, dunque, ha fondamento nei principi “del bene e del male”, ed è fonte delle nostre azioni, dalle più giuste alle più gravi. Così, su queste basi, ha inizio il “fatale andare” del poeta che si porrà come una continua discesa al centro della terra, passando attraverso tutto l’inferno; poi risalendo verso la montagna del purgatorio e poi fino all’empireo; un viaggio che, sotto il profilo spirituale, costituisce per Dante un continuo ascendere sino a giungere alla suprema visione di Dio. |