Data: 31/12/2016 - Anno: 22 - Numero: 3 - Pagina: 52 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
IL PANE DELLE SETTE MARIE |
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AUTORE: Pietro Cossari (Altri articoli dell'autore)
Sul fatto che il pane sia un cibo sacro che non deve mai essere sprecato credo si possa registrare un consenso unanime giacché quest’alimento ha sfamato e tuttora continua a nutrire la specie umana. Dalle generazioni precedenti abbiamo appreso le tecniche per impastarlo, infornarlo e renderlo di nuovo appetibile dopo il suo naturale indurimento. Le bruschette e le zuppe costituiscono gli esempi più noti e diretti delle sue trasformazioni. Il pancotto, poi, che prima della diffusione dei prodotti industriali per l’infanzia, ha contribuito con successo allo svezzamento dei bambini, è stato in passato e ancora oggi lo è, un piatto nutrizionale di grande virtù. Pur essendo, infatti, catalogato come un piatto povero prodotto dalla cultura contadina per sopperire a varie situazioni di necessità, il pancotto, realizzato con pezzi di pane raffermo bolliti in acqua o in brodo e conditi, possiede nobili origini anzitutto perché non c’è niente di più dignitoso del pane stesso e anche perché affonda le sue radici nella tradizione italiana ricca di miti e credenze che ne hanno altresì favorita la fama. In ogni regione, infatti, questo piatto è conosciuto e cucinato con gli ingredienti tipici del posto. In Calabria, il pane è cotto in un brodo preparato con acqua, pomodori, prezzemolo, aglio, sedano, peperoncino e foglie di alloro. Il composto è poi passato raggiungendo una consistenza cremosa dal sapore gradevole e con alte proprietà energetiche. Non a caso molti bambini badolatesi, specialmente quelli inappetenti, sono stati cresciuti con il pancotto mentre ai neonati per calmare le loro coliche era somministrato arricchito di salvia. Persino le puerpere, reputando che stimolasse la produzione di latte, ne mangiavano in grandi quantità. A riguardo si può citare una credenza, sino a poco tempo fa molto radicata a Badolato e ormai poco praticata: quella del pane delle sette Marie. In sintesi, la partoriente, per fare scendere il latte, doveva andare in sette case in ognuna delle quali c’era una donna di nome Maria per chiederle una fetta di pane. Le sette Marie, generalmente, accondiscendevano alla richiesta, talvolta avanzata da persone terze qualora la puerpera interessata, soprattutto se versava in condizioni d’indigenza, avesse potuto suscitare qualche dubbio sullo scopo reale della petizione. Rientrata a casa con le sue sette fette di pane, la puerpera iniziava a pregare invocando l’aiuto di Sant’Anna, madre della Madonna e patrona delle partorienti. Continuava a pregare anche mentre sbriciolava il pane, durante la preparazione del pancotto e ogniqualvolta mangiava una mollica presa da una di quelle fette di pane ottenute dalle sette Marie che probabilmente, rappresentavano le sette donne più menzionate nel Vangelo: • Maria Santissima, la madre di Gesù; • Maria di Magdala, (la Maddalena) apostola degli apostoli, la prima ad aver visto Gesù risorto; • Maria, moglie di Cleofa fratello di San Giuseppe e quindi, cognata della Madonna; • Maria di Betania, sorella di Marta e del Lazzaro resuscitato da Gesù; • Maria, la ricca vedova proprietaria della casa di Gerusalemme dove si svolse l’Ultima Cena e dove poi si riunirono gli apostoli, madre di quel Marco che, avvolto in un lenzuolo, seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani e che sfuggì nudo ai soldati lasciando il lenzuolo nelle loro mani, divenendo in seguito, dopo essere stato battezzato da San Pietro, il suo stenografo e l’autore di uno dei Vangeli canonici; • Maria la peccatrice che piangendo, baciò i piedi di Gesù ungendoli con olio profumato e asciugandoli con i suoi capelli; • Maria Salome, moglie di Zebedeo e madre dei due pescatori Giacomo e Giovanni diventati apostoli di Gesù. L’intercessione di Sant’Anna e delle sette Marie, secondo quanto riferito dalle persone anziane, sortiva sempre gli effetti sperati con la copiosa comparsa del latte nella postulante che in ossequio alla grazia ricevuta, non smetteva mai di pregare e di esprimere riconoscenza. |