Data: 31/03/2006 - Anno: 12 - Numero: 1 - Pagina: 1 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Assunta Larocca (Altri articoli dell'autore)
Muti e spesso ignorati testimoni della nostra civiltà passata, sono i ruderi dei mulini ad acqua che intravediamo lungo i torrenti del nostro paese. Della loro struttura rimane, in quasi tutti, solo la condotta (caditoria o sajtta), che sorgeva a monte dei mulini e attraverso la quale l’acqua raggiungeva la ruota idraulica. Il resto è stato distrutto dalle alluvioni degli anni cinquanta. Proprietari di questi opifici erano le famiglie più ricche del paese. La gestione era affidata a gente umile, spesso contadini, che svolgevano questo lavoro in aggiunta a quello dei campi. Ciascun mulino era conosciuto, indifferentemente, col nome del proprietario, del gestore o della località in cui sorgeva. La foto accanto rappresenta “u mulinèhr!u” (piccolo mulino) chiamato anche “mulìnu da porcarìa”, nome dato alla località in cui era ubicato in quanto nelle vicinanze sorgeva una vasca di raccolta e di decantazione dello scarico fognario del paese, ossia un rudimentale depuratore. Di proprietà del Barone Paparo fu gestito negli ultimi anni da Andrea Rudi detto “Miculìhr!u.” |