Data: 30/09/2005 - Anno: 11 - Numero: 3 - Pagina: 27 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
I RACCONTI VERI DI NICOLINA CARNUCCIO |
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AUTORE: Domenico Lanciano (Altri articoli dell'autore)
Com’era la vita nelle nostre marine joniche quando ancora non c’erano le Marine?... Ce lo sta raccontando da qualche tempo dalle pagine de “La Radice” Nicolina Carnuccio, insegnante in pensione, originaria di Badolato ma residente da decenni a Belvedere Spinello in provincia di Crotone. Per parecchi anni la Carnuccio (figlia del cantoniere Pasquale) ha abitato con la famiglia la casa dell’Anas sulla strada nazionale ed ha, quindi, vissuto l’infanzia e la prima giovinezza nella marina di Badolato quando ancora non era Badolato Marina… al pari di pochi altri figli di famiglie che possiamo considerare “pioniere” in zone ancora malariche e inospitali, come già ci ha mirabilmente e in parte narrato nel 2004 il capostazione Antonio Loprete nei suoi “Ricordi Badolatesi”. Recentemente Nicolina Carnuccio ha raccolto questi suoi racconti e li ha pubblicati nel libro “Quando eravamo bambini io e i miei fratelli” (Calabria Letteraria Editrice - Rubbettino - Soveria Mannelli). Con 38 brevi narrazioni, la nostra Autrice riesce non soltanto a descrivere fatti, personaggi e situazioni di cinquanta-sessanta anni fa, ma ha la capacità di farci emozionare come se stessimo seguendo le scene di un film verista, delicato quanto emblematico di questo estremo sud italiano, dopo il passaggio della seconda guerra mondiale anche dalle nostre contrade. Inoltre, la Carnuccio ci dà una notevole e preziosa lezione di scrittura per l’efficacia e la nitidezza del suo stile… tant’è che le auguriamo di scrivere e di pubblicare sempre più. Racconti veri, dunque, questi della Carnuccio, che fanno rivivere atmosfere e valori a chi ha avuto una qualche attinenza con quelle stesse realtà contadine ed operaie delle marine assolate e desertiche, dove si muovevano le timide e spaesate avanguardie di quelle masse che, con gli anni, sarebbero discese lungo la strada jonica e la ferrovia, abbandonando gli antichi borghi che per secoli e secoli avevano, bene o male, accolto, nutrito e difeso le nostre popolazioni. Sarebbe questo di Nicolina Carnuccio un testo da far studiare nelle nostre scuole, pure per far capire alle presenti e future generazioni come si svolgeva la vita in queste nostre marine, prima dell’arrivo dei “montanari”, e prima del turismo anonimo. Guarderemmo con più significato e affetto questi luoghi che custodiscono storie e valori cui attingere ancora per nutrire la nostra anima e la nostra memoria. |