Data: 30/04/2014 - Anno: 20 - Numero: 1 - Pagina: 36 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Tra le rubriche di questo periodico c’era nel passato (dicembre 1996 – aprile 2000) anche “Musica e Musicanti”, curata da Pasquale Rudi. Un lavoro interessante che “La Radice” ha offerto ai suoi lettori e conserva per i posteri. A distanza di 14 anni dall’ultimo articolo sull’argomento, si è pensato di aggiungere un importante tassello a quanto narrato nel passato: la storia (si fa per dire) della Banda musicale, attiva in Badolato per circa un decennio. Per fare ciò, in mancanza di ogni documento al riguardo -a parte un paio di fotografie- abbiamo dovuto come sempre fare ricorso ad alcuni amici, in qualche modo diretti e interessati testimoni. Abbiamo sentito anche l’amico veterinario Vincenzo Gallelli, sempre lieto, sino a quando è stato tra noi, a fornirci notizie di ogni genere sul passato di Badolato. Abbiamo contattato l’amico professore Mimì Rudi, che oggi vive a Milano, e nei primi anni Quaranta suonava nella Banda il tamburino. Tante notizie ce le ha fornite Totò Codispoti che, ancora ragazzo, del complesso bandistico ha fatto parte. Quattro intere pagine di quaderno ce le ha mandate con una mail Peppino Peronace, uno dei primi musicanti badolatesi che oggi vive negli Stati Uniti d’America. Tutti gli amici contattati concordano nel dichiarare che la Banda è stata una creatura di Giuseppe Criniti (Peppi u Grecu, Badolato 25.3.1889 – U.S.A. 5.8.1983), il quale, tornando dagli Stati Uniti d’America, dove era emigrato, e dove poi è tornato ed è ora sepolto, ha pensato di andare a Napoli e comprare, a sue spese, gli strumenti musicali per creare una Banda a Badolato. Per saperne di più abbiamo sentito per telefono Pasquale e Benito Criniti, figli di Peppi u Grecu, anche loro residenti in America, i quali si limitano a confermare l’acquisto degli strumenti ad opera del proprio genitore. Era l’anno 1934. L’amico Peppino Peronace (cl. 1922) ricorda ancora i nomi di alcuni musicanti e gli strumenti che suonavano: Nicola Menniti (Mulinàru) e Agostino Ristagno: Basso // Pietro Pacetta (Provulàru), Rosario Paparo (Ncipèrdu) e Ciccio Peronace (Calibàrdi): Bombardino // Giacomo Andreacchio (Pintu), Totò Gesualdo (ovviamente, non lo storico, che doveva ancora nascere) e Domenico Paparo (Ncipèrdu): Clarino // Francesco Gallelli (Ccicchèhr1u): Cassa // Peppino Gallelli (Ccicchèhru): Tamburo // Enrico Gagliano e Peppino Papaleo: Saxofono // Antonio Bressi (Cavulàru) e Giorgio Repice: Tromba // Gigi Loiero (Piuri): Trombone Tenore // Domenico Fiorenza (Notarèhr1u): Piatti. Nel 1936 la Banda era già cresciuta e, ovviamente, in parte modificata. Ecco ancora il ricordo di Peppino Peronace: Francesco Andreanò, Francesco Battaglia, Antonio Marafioti e Peppino Peronace: Clarino // Raffaele Cossari (Còccara) e Andrea Talotta: Saxofono // Antonio Cossari (Purdìhr1u): Tamburo // Francesco Carella: Tromba // Antonio Battaglia (Cacamòhr1u): Pistonino // Antonio Parretta (’e Margarìta): Corno francese // Domenico Papaleo (Brundu): Piatti. Alcuni dei musicanti erano poco più che bambini, e comunque minorenni, come lo stesso Peronace (si era maggiorenni a 21 anni): ci voleva, allora, com’era ovvio e giusto, il permesso dei genitori.
(Foto di Franco Leuzzi, nipote del musicante Francesco Spasari, Cicciu ’e Lesi, il secondo bandista da sinistra in primo piano).
Le prove, ogni sera o quasi, dalle ore 20 alle ore 23, avvenivano a casa di Domen i co De Ro si, in Piazza Fosso. La Banda suonava in quasi tutte le processioni religiose di Badolato e in occasione d i a lc un i funerali. Talvolta andava anche in trasferta, a Santa Caterina (per la Sagra), a Isca (per San Marziale), a Pietracupa (per Sant’Antonio). Compenso? “Zero. - scrive Peronace- Per noi la Musica era un divertimento”. Il repertorio? Certamente non molto vasto, anche a (Foto Archivio Squillacioti) dedurre da una frase, un po’ scherzosa e un po’ ironica, che circolava spesso sulla bocca di tante persone: “Musica, maestru. E chi sonàmu? A stessa.” Verso la fine degli anni Trenta, per mancanza di musicanti la Banda ha finito di esistere: il maestro se n’è andato e Giuseppe Criniti pretese indietro gli strumenti. Ma il commerciante Domenico De Rosi e Giuseppe Carnuccio (Cajìnu) hanno comprato altri strumenti, hanno chiamato un altro maestro e la Banda “è resuscitata”. Ma ebbe vita difficile, perché Vincenzo Carnuccio (Cajìnu) comprò altri strumenti e formò un’altra Banda, con alcuni musicanti che scelsero di farne parte. Tra le due Bande nacquero fin dall’inizio malumori e liti che non cessarono neanche con l’intervento dell’avvocato Vincenzo Gallelli (poi notaio), chiamato a far da mediatore. Le Bande furono quindi sciolte d’autorità per motivi di ordine pubblico. A far risorgere la Banda ancora una volta ci pensò Antonio Battaglia (Cacamòhr1u) mettendosi a fare l’organizzatore e il maestro di un ridotto numero di musicanti che avevano deciso di continuare ancora a suonare. Era il 1941. Sono state preziose le notizie forniteci da Totò Codispoti, il quale ha cominciato dichiarandoci che la passione per la Musica e per la Banda è nata in lui dal quotidiano contatto con suo zio Raffaele Cossari, che suonava il Saxofono. Nel 1941, a soli undici anni, è entrato a far parte del complesso come allievo, ma la sua avventura musicale è finita troppo presto perché nel 1942 la Banda si è sciolta. Da lui abbiamo appreso che il primo maestro è stato certo Angelini, al quale è subentrato il napoletano Vaccaro, detto piedi piatti, secondo ed ultimo maestro del complesso bandistico badolatese. Anche l’amico Totò ci parla di Giuseppe Criniti (u Grecu), e del figlio Pasquale, che è stato musicante fin dalla prima ora. E ricorda anche lui che all’uscita di scena del maestro Vaccaro, che nel periodo migliore aveva diretto una Banda arrivata a 45 elementi, subentrò mastr’Antonio Battaglia, già bravo maestrino solista con la tromba, mentre Francesco Carella era stato maestro di disciplina. Grazie all’ottima memoria di Totò Codispoti siamo ora in grado di scrivere anche dell’organizzazione interna della Banda: Batteria: Agostino Ristagno (1° Basso), Domenico Fiorenza Notarèhr1u (Cassa), Pietro Pacetta (Bombardino principale), Nicolino Repice (Bombardino). Accompagnamento (Ripieno): Pietro Fiorenza Gahr1u, detto Tri Liri, Domenico Epifani Vihr1icàru, Pasquale Bressi Cacà, Giuseppe Lacroce. Saxofoni: Peppino Papaleo (Sax tenore, ruolo poi passato a Raffaele Cossari), Andrea Talotta (Contralto, ruolo poi passato a Peppino Saraco di Giorgio), Peppino Loiero (Baritono). Clarini – 1ª fila: Francesco Spasari, uno zio di Vincenzo Piperissa Longu, Antonio Varano Lennu, U Monachehr1u figlio del Rimìti della Sanità. Clarini - 2ª fila: Rosario Paparo Stortu, Emilio Spasari fratello di Tommaso e Peppino, Peppino Peronace, Pierino Mantella, Figlio di Mastro Mico Menniti u Breu, Nicola Battaglia ’e Ciccia. Ci sono stati, ovviamente, altri musicanti: noi ricordiamo, ad esempio, Pietro Campagna (Mammànu). Se i lettori ne ricordano altri sono pregati di comunicarci i loro nomi. Come è facile notare, i due elenchi di nomi, richiamati alla memoria da Peppino Peronace e da Totò Codispoti*, in parte si sovrappongono, in alcuni casi si integrano e in qualche caso discordano, cosa per noi di marginale importanza, perché non pretendiamo di scrivere la storia della Banda di Badolato e dei Musicanti badolatesi. Il nostro intento è quello di portare alla luce, e quindi alla conoscenza delle presenti e future generazioni, un importante segmento della vita operosa, dinamica e produttiva di Badolato nel corso del secolo ventesimo. Se ci siamo riusciti il merito va pure agli amici che abbiamo contattato e che sono stati prodighi di informazioni: ai nomi di cui si è scritto sopra va aggiunto quello dell’amico Raffaele Frascà per il supporto “anagrafico”.
(*) Il 15 aprile Totò Codispoti ci ha lasciati: ci mancherà tanto, come caro amico anzitutto, ma anche come valido collaboratore. |