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Data: 30/09/2003 - Anno: 9 - Numero: 3 - Pagina: 3 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA POESIA DI CASA NOSTRA

Letture: 1365               AUTORE: Achille Curcio (da Visioni del Sud) (Altri articoli dell'autore)        

(Di Achille Curcio, al quale il nostro grande critico letterario Antonio Piromalli ha dedicato ben quattro pagine in “La letteratura calabrese”, non possiamo dire altro che la sua poesia ha da tempo varcato i confini regionali, per la varietà e la robustezza dei contenuti, per la compostezza e l’eleganza dello stile, per il lirismo che la pervade.
Tra le tantissime possibilità che ci si sono presentate durante la ricerca tra le sue pubblicazioni, abbiamo scelto “Non m’arricordu”. Un pianto da millenni destinato a consumarsi invano, come spesso ogni anelito di giustizia, come ogni vangelo, come ogni eroismo. Così per sempre, forse.)

NON M’ARRICORDU

Non m’arricordu comu ti chiamavi, Quanta amarizza quandu poi tussavi
ma nte la chiazza e nte li vichi scuri ammalappena ti mentivi ’u scrivi!
mi venivi a lu cantu e sempa stavi Si votavanu tutti e t’ammucciavi
a mia vicinu. quasi scornusu.

Senza patra né mamma, mi parivi E tussasti pe misi e misi sani
nu puricinu stancu senza hjocca; virgognusu guardandu li cumpagni;
avìamu tutti i scarpi e tu currivi poi nivicau, sonaru li campani,
a pedi nudi. t’addormentasti.

Avìamu tutti pana e tu mangiavi Si tutti nui ti davamu cchjù pana
cicori crudi e junti de castagni; quandu alijasti e nci guardavi mutu,
avìamu ’u focu e tu ti caddijavi si ti porgiamu ncuna pezza ’e lana
sulu c’u hjatu. camperi ancora.

Quanta virgogna quandu mi spartìa Non m’arricordu comu ti chiamavi,
cu tia ncamatu na vuccata ’e pana, ma quandu fora nivica o lampija
virgogna chi d’o cora mi sagghjìa nto penzeri a na vota mi cumpari,
mbiscata ’a pena! vestutu d’oru.


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