Data: 31/12/2005 - Anno: 11 - Numero: 4 - Pagina: 14 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
L’amniocentesi: a chi consigliarla? |
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AUTORE: Giacomo Leuzzi (Altri articoli dell'autore)
L’amniocentesi è una tecnica invasiva di diagnosi prenatale che consiste nel prelevare, in genere tra la 16ª e la 18ª settimana di gravidanza, una piccola quantità di liquido amniotico, cioè di quel liquido che avvolge e protegge il feto. Nel liquido amniotico è possibile reperire delle cellule cutanee del nascituro. L’analisi dei cromosomi di tali cellule permette di diagnosticare precocemente il sesso e numerose anomalie cromosomiche congenite o acquisite (ma non tutte!) che comparirebbero alla nascita sotto forma di svariate malattie (mongolismo, ecc…). L’amniocentesi è semplice da eseguire ed è indolore, ma pur tuttavia presenta in una minima percentuale di casi (0.2%-0.5%) dei rischi per la madre e soprattutto per il feto (aborto, ecc…). Alla luce di tali seppur minimi rischi, essa trova indicazione nei seguenti casi: - tutte le pazienti in gravidanza di età superiore ai 35 anni; - gestanti che hanno già bambini affetti da anomalie cromosomiche; - presenza di anomalie cromosomiche in uno dei genitori; - presenza di Sindrome di Down (mongolismo) o di altre anomalie cromosomiche in un parente stretto di uno dei genitori; - indice di rischio elevato evidenziato dal bi-test o dal tri-test; - anomalie fetali riscontrate ecograficamente. è consigliabile, dopo l’amniocentesi, un periodo di riposo di 48 ore assieme ad idonea terapia medica. Il medico |