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Data: 30/06/2005 - Anno: 11 - Numero: 2 - Pagina: 19 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

UN INVITO: NON FARSI IBERNARE

Letture: 1267               AUTORE: Francesco Leto (Altri articoli dell'autore)        

(Tra i tanti problemi della Calabria, e particolarmente della nostra zona ionica, quelli della S.S. 106 e della linea ferroviaria, per fermarci solo a due. Problemi che �La Radice� ha più volte trattato, in modo deciso e vibrante, attraverso il periodico e mediante altre forme di operatività e di intervento. E non siamo mai stati soli, per la verità, anche se abbiamo sempre avuto la sensazione di condurre una lotta contro i mulini a vento. Perchè negli anni si radica anche la ferma convinzione che ai signori che ci governano, a qualsiasi livello o tipo di gestione del potere, non interessa la 106 e i morti che annualmente si contano sul suo tracciato; non interessa la ferrovia ionica che costituisce pubblico servizio destinato unicamente a gente seria onesta e laboriosa, perchè quelli che contano vivono altrove e viaggiano altrimenti; non interessa lo sviluppo di un territorio che � una palla al piede, specialmente per chi si è arricchito alle sue spalle. I loro obiettivi sono di tutt�altro genere, realizzabili comunque, senza Badolato e senza i Badolatesi, senza la Calabria ionica e senza i Calabresi. I quali, invece, e comunque, continuano a votarli, ad eleggerli, a deputarli.
Oggi siamo lieti di registrare sull'argomento una voce insolita, badolatese ma che viene da lontano: una e-mail del giovane Francesco Leto, che riportiamo integralmente perchè merita la massima attenzione, da parte di tutti.)

Giovedì 26 maggio 2005

Cari concittadini, (lettera inviata al GilBotulino, CGB, Il quotidiano, La Radice, etc.)

Da lontano leggo le notizie dell'impegno, a mio avviso smisurato, che Franco Nisticò costantemente mette nel denunciare lo stato di abbandono delle nostre infrastrutture necessarie per i trasporti come la statale 106, la nostra stazione e ferrovia divenuta ormai un ramo secco.
Ricordo quante volte ho preso io quel treno che in un lunghissimo viaggio ci portava a Milano, dove andavamo a studiare e lavorare pieni di speranze, durante i �nostri� anni ottanta.
Era un momento in cui forse Badolato era più vivo e spumeggiante di adesso, anni in cui ricordo la stagione estiva, o altri periodi di vacanza, come periodi in cui si tornava a casa con voglia di esserci e partecipare, proporre, scambiare le esperienze vissute lontano. Già, partecipare, e forse oggi fare di più, sollevarsi, ribellarsi, forse anche con rabbia. Ecco cosa occorrerebbe fare, secondo me, contro lo stato di vegetazione e torpore che rischia di invischiare tutti, e che poi lascia spazio al degrado, alla rinuncia, alla arrendevolezza sociale.
Non posso pertanto fare a meno anche io di sostenere Franco Nisticò, a prescindere da interessi politici, scrivendo da lontano invitando anche la cittadinanza a fare altrettanto, a sollevare la propria voce, a non lasciarsi ibernare e andare in coma affinchè il nostro comprensorio possa prima di tutto tornare a vivere e poi svilupparsi.
In tanti altri posti, vedi anche la recente cronaca nazionale, di fronte a soprusi o problemi la popolazione si solleva, si associa e diventa forte, non si lascia mettere a dormire, non ci si sottomette, si informa e supera l'ignoranza con la cultura, il rispetto e la solidarietà. E allora i cittadini di Badolato non devono essere secondi a nessuno.


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