Data: 31/12/2013 - Anno: 19 - Numero: 3 - Pagina: 8 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
VERSI IN ONORE DI SANT'AGAZIO, PATRONO DI SQUILLACE E GUARDAVALLE. |
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AUTORE: Lorenzo Viscido (Altri articoli dell'autore)
Nei tre fogli cartacei iniziali del manoscritto greco Athen. B.N. 297, fogli le cui caratteristiche grafiche consentono di datare questo codice al secolo XIII1, si conserva un calendario in metro innografico redatto da un monaco di nome Arsenio. Lo schema seguito dall’autore è quello dei calendari in metro innografico di Cristoforo Mitileneo, poeta bizantino dell’XI secolo2. Ad ogni commemorazione, infatti, Arsenio dedica una composizione in versi o, meglio, un tropario (in alcuni casi anche due tropari). Diversamente da Cristoforo, tuttavia, egli non usa né la forma del canone (genere innografico bizantino) né quella degli sticheri (altro genere dell’innografia bizantina), ma utilizza come modello metrico-melodico (irmo) un tropario dedicato alla Theotokos da Cosma di Maiuma (secc. VII-VIII), ossia il primo dell’ultima ode del triodio per il Venerdì Santo3, cantato in tono II plagale (= modo gregoriano VI). Tra le varie commemorazioni contenute nei tre fogli del summenzionato manoscritto ce n’è una relativa al martire Agazio, decapitato a Bisanzio (l’odierna Istanbul) l’8 maggio del 303 per essersi dichiarato adepto del cristianesimo e da secoli patrono di Squillace e Guardavalle, due amene cittadine del litorale ionico calabrese. Ecco qui di seguito, infatti, i versi in suo onore, modellati, ovviamente, sul tropario di Cosma di Maiuma e finora inediti, versi dei quali in tal sede pubblico soltanto una mia traduzione in prosa per evitare di dilungarmi in dettagli filologici da cui non potrei discostarmi nel commento al testo greco: “Una spada tagliente tronca il capo dell’inclito martire, il prode Agazio, e lo avvia ad una vita senza fine affinché egli chieda al Signore che salda in eterno rimanga la fede” (f. 3v). C’è un chiaro riferimento al martirio del Santo, che per secoli ha costituito la fonte di non pochi inni composti sia per lodare il coraggio con cui egli sopportò tutte le pene inflittegli (compresa la morte) a causa della propria fede in Cristo, sia per esaltare il candore spirituale di quel martire, il quale, appunto, come si legge, ad es., in un manoscritto sinaitico dell’XI secolo (Sin. gr. 617, f. 15r), trascorse gli anni della sua vita con akakía, ovvero senza malizia e, quindi, con purezza d’animo. In greco, del resto, il suo nome è Akákios, che deriva dal termine akakía ed equivale all’italiano Innocenzo. |